«È una roba grossa. Ma credo sia pure opportuno sottolineare che la partita non è finita. Anzi, è appena iniziata». Francesco Cerruti, direttore generale di Italian Tech Alliance, esprime a StartupItalia lo scetticismo e la delusione rispetto alle novità contenute nella manovra 2025 che vanno a gravare sull’ecosistema delle startup: non soltanto la web tax al 3% indiscriminata per tutte le aziende che operano nel digitale, ma anche il balzo al 42% della tassa sulle plusvalenza da criptovalute e l’eliminazione del tetto alla detrazione fiscale per chi investe in startup. La questione, come sottolinea Cerruti, va però vista in prospettiva per capire il quadro complessivo.
Governo e startup, un 2024 in salita
«Il 2024 è iniziato con il ministro Urso che garantiva: l’anno sarebbe stato fondamentale per le policy sull’innovazione. Noi abbiamo lavorato molto, coinvolgendo tanti soggetti associativi. Siamo partiti dalle esigenze degli operatori per poi presentare un articolato normativo, definito lo Startup Act 2.0». Quel lavoro, come commenta Cerruti, ha portato al DDL Concorrenza, che il direttore di Italian Tech Alliance aveva descritto l’estate scorsa come la montagna che ha partorito il topolino.
Dall’estate all’autunno, tempo di manovra. «Dopo la presentazione della finanziaria abbiamo notato tre misure accomunate da un segnale che oserei definire politico. Siamo, è evidente, in un periodo delicato per la spesa pubblica, bisogna stringere la cinghia, recuperare cassa». Ma secondo Cerruti quelle poche misure rivolte al segmento rischiano di aver un effetto grave su startup, PMI e in generale aziende che operano sul digitale.
«In ordine sparso: c’è l’iper-tassazione sulle criptovalute. Poi all’articolo 2 16-ter si elimina di fatto il tetto alla detrazione fiscale sopra determinate soglie. A tal proposito è curiosa una cosa: questo è stato deciso nelle stesse ore in cui è stata approvata in Parlamento all’unanimità la proposta di legge Centemero che insiste proprio sulle detrazioni fiscali».
Web tax: perché mina la competitività?
In ogni intervista sul magazine incentrata sugli investimenti emerge la necessità di favorirli per fare crescere l’ecosistema e generare ricadute positive sulla competitività del Paese, così come sui posti di lavoro generati. «Noi – prosegue Cerruti – chiaramente ci stiamo adoperando per trovare una soluzione, ovvero prevedere tra le esclusioni al tetto anche gli investimenti in startup». E poi c’è la terza misura, quella che sta facendo discutere di più: la web tax al 3% per ogni azienda.
«La tassa era stata pensata per le Big Tech perché tecnicamente viene preso in considerazione il fatturato e non il reddito. Ma per una PMI che lavora in Italia è illogico che la percentuale debba essere presa dal fatturato e non dal reddito. C’è poi un altro elemento, il tema della competitività. Così si “agevola” a lasciare il Paese. Se una startup deve competere con quelle europee la battaglia è impari».
Secondo il direttore generale di Italian Tech Alliance in questo frangente l’ecosistema «sta facendo i conti con la realtà: è la manovra meno amica delle startup». Il tempo non manca per intervenire, per emendare e correggere il testo. «E dire che a livello europee i segnali sarebbero positivi, dal Rapporto Draghi alla nomina della Commissaria UE alle startup Ekaterina Zaharieva».
Nei mesi scorsi il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito l’importanza di proporre una manovra sostenibile. Quanto però stanno denunciando gli esperti riguarda errori da sistemare al più presto. «Non siamo alieni: ci rendiamo conto che la situazione è complessa. Non si possono chiedere troppi sforzi sulla spesa. Ma web tax senza soglia è inaccettabile. Per le detrazioni ci auguriamo che gli investimenti in startup facciano eccezione al tetto. È necessario aumentare gli incentivi per gli investimenti in innovazione. Perché sono investimenti sul benessere sociale ed economico del Paese».