«Giancà, le notizie sono rotture di c…». È una delle frasi di Fortapasc, il film che racconta la vita del compianto giornalista napoletano, ucciso dalla camorra, Giancarlo Siani. Se è vero che, in un universo di informazione dominato dal clickbait, fare un’informazione corretta è un compito sempre più arduo, lo è ancora di più se il dovere di un giornalista è smascherare truffe finanziarie. Prima ancora che mietano troppe vittime.
Lo sa bene Giorgio Scura. Nato in Veneto, ma napoletano di adozione, nella città partenopea, ha lanciato Decripto, testata giornalistica che punta a sgomberare il campo da truffe e fake news che circolano quando si parla di blockchain, web 3, bitcoin, criptovalute e nft, con il supporto dell’incubatore Campania New Steel.
L’idea di Decripto
Quando Giorgio inizia a fare il giornalista usa la macchina da scrivere, sono gli anni in cui lavora a Il Mattino di Padova. Poi segue il passaggio al web: è lui ad occuparsi dell’apertura del sito di Leggo. La prima esperienza da startupper arriva con un portale di scrittura collettivo, Net1News che per poco non viene comprato da Lettera43. Segue un’esperienza a Londra, un anno sabbatico, terminato con la chiamata di Fanpage.
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E arriviamo ai giorni nostri quando sperimenta una nuova passione: il web3: «Non erano solo gli scam a minare la fiducia delle persone nell’universo di blockchain e criptovalute, ma anche un vuoto informativo. Per riempirlo, insieme ad altre quattro persone, abbiamo lanciato un sito che voleva essere di supporto a chi voleva investire, nei tanti progetti sani e intelligenti che popolano il comparto della blockchain. Con due obiettivi, aiutare gli utenti a vederci chiaro, a non lasciarsi abbindolare dalle tante truffe propagate attraverso il solito schema Ponzi, ma anche a conoscere le tante opportunità», racconta Giorgio a Startupitalia.
Con questa lente, Decripto segnala con costanza truffe e scam nel mondo crypto e blockchain, grazie al lavoro di una redazione composta oggi da 15 collaboratori analisti e 50 volontari per il monitoraggio, la raccolta dati e la moderazione della community. Facendo propria la filosofia di Falcone del seguire i soldi, il cosiddetto metodo follow the money. Così hanno tracciato un miliardo e mezzo di fondi illeciti sulla blockchain, ma è solo una delle inchieste svolte dalla redazione.
400mila euro da Smart&Start
Il decreto MICAR che dà un lasciapassare alle banche che vogliono entrare nel settore blockchain e crypto, rende sempre più indispensabile un’attività di monitoraggio, come quella svolta da Decripto. La startup fonda il suo modello di business sui servizi b2b, tra cui le analisi e la produzione di report per fondi sulla blockchain e le attività di due diligence sui progetti richieste da investitori, in un lavoro che mescola analisi on chain con in investigazione più aperta sul web. Tra i clienti, Telepass.
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Il team di giornalisti e analisti si sostiene grazie ai fondi raccolti con Smart&Start: 400mila euro che serviranno soprattutto a rafforzare la community e ad avviare una transizione che porterà il giornale a mutarsi una DAO: un’organizzazione decentralizzata nella quale i lettori potranno diventare finanziatori del progetto, acquistando una quota della startup:
«Il pay per click è il maggiore responsabile dell’abbassamento della qualità delle informazione. Per questo è una fonte di revenue che abbiamo escluso sin dal lancio di Decripto. Crediamo fortemente che il giornalismo possa ripartire solo costruendo delle community forti e coese e rendendole protagoniste all’interno del progetto editoriale», sottolinea Giorgio.
Il maggiore competitor? La diffidenza
Al termine della nostra intervista, Giorgio ci racconta chi è il maggior competitor della sua startup. Non Chainalaysis, uno dei maggiori player di analisi sulla blockchain con cui Decripto ha stretto già delle collaborazioni, ma il muro di diffidenza che c’è oggi sugli investimenti nel settore e la perdita di attenzione verso la blockchain. Proprio in un momento in cui l’opinione pubblica spinge fortemente sull’intelligenza artificiale:
«Eppure il web3 rappresenta la soluzione ai tanti interrogativi sul futuro del digitale. Mi riferisco, per esempio, al nodo privacy o ancora ai segni di invecchiamento dei social media centralizzati, che non ti permettono più di dialogare con le tue community, se non dietro pagamento. Il web 3 è una rivoluzione gigantesca che ci metterà un po’ di anni per affermarsi, ma nessun innovatore oggi può ignorare il fenomeno oggi e non sporcarsi le mani», conclude Giorgio.