Il progetto è stato presentato da Indire per risolvere l’isolamento dei 1400 istituti montani o situati nelle isole minori
I maestri e i professori più innovativi e moderni saranno quelli delle piccole scuole di montagna della Valle d’Aosta o quei docenti che vivono su un’isola con pochi alunni. Ben presto potranno fare lezione in videoconferenza, creando una rete tra scuole che punti ad una didattica condivisa. Il progetto è stato presentato nei giorni scorsi al Salone dell’Educazione di Genova da Indire, l’istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa che sta provando a dare una risposta concreta alle difficoltà di chi vive isolato. Stiamo parlando di 900 mila studenti che vanno a scuola in luoghi disagiati, lontani dalle metropoli, dai musei delle grandi città, dalle biblioteche.
In tutto sono 1400 gli istituti che si trovano in comuni montani e isole minori. Solo in Liguria sono oltre 26 mila gli studenti che frequentano i 32 plessi dei comuni in montagna. Luoghi dove vivono maestri e professori eroici che devono fronteggiare ogni giorno problemi legati al dimensionamento delle strutture; all’aumento delle pluriclassi; alla difficoltà di assegnazione dell’organico oltre all’elevato turn – over del personale docente. Uno dei guai più grandi è tra l’altro l’assenza di adeguate attrezzature informatiche e telematiche. Un punto che potrebbe segnare la svolta perché Indire ha sviluppato un’attività di ricerca sulla didattica a distanza che ha portato all’elaborazione di due modelli: la “didattica condivisa” e “l’ambiente di apprendimento allargato”.
La prima prevede l’uso quotidiano della videoconferenza tra due o più classi appartenenti a istituzioni scolastiche diverse: ciò significa che la lezione di scienze della maestra Teresa a Lampedusa, potrà essere seguita anche dai ragazzi di Marettimo. La lezione condivisa consentirà lo scambio di esperienze e garantirà tutti gli insegnamenti disciplinari. Nel secondo caso, in “un ambiente di apprendimento allargato”, una o più classi lavorano a un progetto disciplinare comune e organizzano incontri periodici tra docenti, studenti ed esperti che possono fare uso anche di videoconferenze. Soluzione innovative necessarie per assicurare l’accesso a un’istruzione di qualità a prescindere dalla collocazione geografica della scuola. Ma non solo.
Il progetto che va sotto il nome di “Piccole scuole crescono”, permette il superamento dell’isolamento dell’insegnante e la possibilità per scuole come quelle dell’Appennino toscano o della Liguria, di restare aperte. “In queste aree geografiche del paese – spiega Giusy Cannella, ricercatrice di Indire – è importante fare rete non solo tra scuole ma anche tra scuola e gli enti locali in modo tale che ciascuno per il proprio ruolo aiuti a trasformare l’isolamento da ostacolo in risorsa”. Un modello che potrebbe essere adottato non solo per colmare il vuoto e l’isolamento delle scuole che si trovano sui monti ma anche da quegli istituti “periferici” che si trovano nelle provincie e faticano ad avere la possibilità di aderire ad iniziative o manifestazioni che nascono nelle grandi città.