Gli studenti italiani impareranno già dalle scuole medie i principi della finanza riprendendo il modello anglosassone dell’educazione finanziaria
“Oggi impariamo cosa sono lo spread e i tassi di interesse”. Non siamo in Italia ma in Inghilterra, dove da quest’anno scolastico i ragazzi delle medie troveranno tra le materie di studio anche lezioni di educazione finanziaria. Gli inglesi hanno capito che non basta più sapere bene la matematica. Conoscere i teoremi o le equazioni non è sufficiente. Oggi abbiamo bisogno di saper applicare alla vita quotidiana, equazioni e diagrammi.
I bambini impareranno a calcolare una rata
Partiranno dai bambini, insegnando loro a calcolare una rata o l’ammortamento di un prestito, a leggere lo stipendio e a comprendere gli elementi principali della finanza. Un’urgenza dettata dal fatto che i ragazzi non hanno le minime competenze per affrontare la vita lavorativa.
Un dibattito che potrebbe presto coinvolgere anche l’Italia dove tra i banchi della scuola primaria e secondaria si insegnano espressioni, equazioni e problemi facendo ben poco riferimento alla vita quotidiana dei giovani. Se chiedete ad un ragazzo di tredici anni cos’è lo spread o come funziona un piano pensionistico, non vi sapranno rispondere. La maggior parte dei giovani non sa leggere le pagine economiche dei giornali.
L’educazione finanziaria in Italia
Un’analisi che trova conferma nei risultati della recente indagine Pisa sull’educazione finanziaria condotta su circa 29.000 studenti in 13 Paesi ed economie dell’Ocse e in cinque Paesi ed economie partner (Colombia, Croazia, Lettonia, Federazione Russa, Shanghai-Cina) che rappresentano il 40% del Pil mondiale. Secondo il rapporto presentato in Francia, Italia e Slovenia, i risultati degli studenti alle prove di alfabetizzazione finanziaria sono relativamente bassi, in media, rispetto agli studenti di tutti i Paesi ed economie che partecipano all’indagine Pisa e che hanno raggiunto livelli simili di competenze in matematica e lettura.
Di conseguenza, sebbene le competenze di alfabetizzazione finanziaria siano correlate positivamente con le competenze in matematica e lettura, ottenere risultati alti in una delle materie fondamentali non indica necessariamente un buon livello di preparazione di educazione finanziaria.
A scuola di finanza
Le questioni finanziarie fanno parte della vita quotidiana per molti quindicenni che consumano già prodotti finanziari, quali i conti correnti bancari con accesso a sistemi di pagamento online. Chi ha figli o chi fa l’insegnante sa bene che i nostri ragazzi acquistano in rete (magari con la carta di credito del papà) musica, abbigliamento, oggettistica varia.
La scuola ha il compito di preparare questi giovani, soprattutto all’approssimarsi del termine della scuola dell’obbligo, a fare scelte finanziarie complesse e impegnative. Ancora una volta chi sta dietro una cattedra ha il dovere di assumere questo onere: l’alfabetizzazione finanziaria, che secondo l’indagine Pisa, è una competenza essenziale per la vita nelle società ed è una delle questioni prioritarie dell’agenda delle politiche globali.