«Facevo il designer ma ho sempre viaggiato tanto e mi sono reso conto, a un certo punto, che le richieste, da parte dei turisti, di deposito bagagli stavano crescendo molto – racconta Alessandro Seina, Ceo di Radical Storage, a StartupItalia – Così, nel 2017, è nata l’idea di mettere a terra una sorta di Airbnb per coloro che, di passaggio nelle città, avessero necessità di mettere in sicurezza le proprie valigie». Inizialmente si chiamava BagBnb, poi è diventata Radical Storage ed ha allargato il suo campo d’azione. Lo scorso ottobre questa scaleup nata a Roma da Alessandro, Giulio De Donato e Giacomo Piva, ha chiuso un round di finanziamento di Serie A da 7 milioni di dollari, di cui oltre 2 milioni raccolti tramite la piattaforma di equity crowdfunding di Mamacrowd. A guidare l’operazione sono stati CDP Venture Capital, tramite il Fondo Digital Transition, finanziato dall’UE tramite il NextGeneration EU e finalizzato alla digitalizzazione delle filiere e delle PMI, Azimut, tramite il fondo Azimut Eltif Venture Capital – ALIcrowd III, e Opes Italia Sicaf, fondo di investimento impact. Hanno partecipato anche Finint Investments, insieme al socio attuale Vertis, tramite i fondi Vertis Venture 2 Scaleup e Vertis Venture 4 Scaleup Lazio.
L’Airbnb dei bagagli
«Radical Storage, con un sistema di check-in e check-out contactless, permette ai viaggiatori di gestire in totale sicurezza dal deposito alla consegna fino al ritiro del bagaglio tramite l’app, disponibile su Google Play e Apple Store al costo di 5 euro (o dollari) al giorno – racconta Alessandro – Sulla nostra piattaforma, che in Italia conta più di 400 siti disponibili, il cliente cerca il punto più vicino alla propria posizione. Una volta prenotato, riceve un Qr Code che gli servirà per effettuare il check-in una volta che sarà giunto sul posto». Il sistema di riconoscimento del bagaglio funziona tramite la fotocamera, grazie alla quale l’utente fotografa il proprio trolley così da poter procedere, al checkout, con il riconoscimento. «Le attività commerciali incassano due euro per ogni bagaglio depositato – racconta il CEO di Radical Storage – Rappresentando, per alcuni, un’ulteriore fonte di reddito e anche nuovi potenziali clienti». L’idea, nata nel 2019, l’anno successivo aveva incassato un primo round di finanziamento da 2,5 milioni di euro sotto forma di aumento di capitale interamente coperto dai fondi VV2 e VV4, gestiti da Vertis. Poi è arrivata la pandemia, che ha comportato uno stop forzato, ma la crisi non ha frenato le ambizioni e i progetti dell’azienda, anche sotto l’aspetto occupazionale, e ne ha accelerato invece i processi, verso il cambio d’ambito e l’espansione dei servizi che offre Radical Storage.
Radical Storage in numeri
«A oggi abbiamo custodito circa 5 milioni di bagagli, la consapevolezza da parte dei turisti è cresciuta e abbiamo avviato una serie di accordi con ITA, Italo e Trenitalia – commenta il CEO di Radical Storage – Operiamo in più di 900 città in tutto il mondo: nelle più conosciute turistiche e vicino alle stazioni, non solo per i viaggiatori ma anche per chi, ad esempio si reca in una certa città per assistere a un evento come un concerto. Il nostro servizio è, infatti, pensato anche per i locals e abbiamo strutturato alcune partnership con le associazioni sportive perché vicino agli stadi, ad esempio, ci sono alcune restrizioni per gli oggetti ingombranti, pertanto vogliamo offrire questa opportunità anche a chi si imbatte in questo tipo di rischio». Ma che succede nel caso in cui il bagaglio venga smarrito? «Gli utenti che hanno smarrito il bagaglio lo segnalano, avanzano la denuncia e noi esaminiamo il caso e capiamo l’importo del rimborso – spiega Alessandro – Sinora, su 5 milioni di bagagli, i risarcimenti sono stati inferiori a 50 bagagli, circa lo 0.1%. Dai feedback degli utenti poi, se ci vengono segnalate anomalie nei confronti di un partner, le analizziamo attentamente e, se è il caso, lo rimuoviamo dalla piattaforma».
Un team fully remote
A lavorare in Radical Storage sono tra le 40 e le 50 persone, tutte in fully remote già prima della pandemia: «Siamo sparsi in tutto il mondo – racconta Alessandro – In Italia siamo circa 25, con sede a Roma. Noi cofounders siamo nati nella capitale e proprio grazie al fatto che abbiamo avuto la fortuna di vivere in una città come Roma siamo riusciti a validare e testare l’idea in tempi abbastanza rapidi e recandoci personalmente nelle sedi di potenziali partner». Il CTO, Giulio De Donato, è un amico di lunga data di Alessandro: «Andavamo al liceo insieme, ci conosciamo da più di 30 anni, poi abbiamo deciso di coinvolgere nel nostro progetto anche l’attuale CMO, Giacomo Piva (CMO), che prima lavorava in Terravision».
Che succede dopo il round?
Dopo la chiusura dell’ultimo round da 7 milioni di dollari, con Vertis che aveva già investito in questa realtà nel 2019, Alessandro racconta quali sono i progetti nel cassetto per il prossimo futuro: «Il nostro business è connesso a un marketplace dove uniamo gli spazi e le richieste dei turisti e non abbiamo bisogno di avere una sede fisica. Adesso guardiamo, da una parte, all’ampliamento del nostro network anche con accordi con aziende di logistica come GLS. Alla luce della raccolta di capitali conclusa, vogliamo accelerare la conversione di nuovi esercizi commerciali raggiungendo 30mila punti entro il 2027; aumentare l’acquisizione di utenti e rafforzare il brand; ottimizzare l’infrastruttura tecnologica introducendo nuove funzionalità, migliorare la gestione dei flussi di dati e diversificare le operazioni attraverso il lancio di nuove linee di business che sfruttano le sinergie con le attività commerciali».