L’operatore francese ha avanzato l’offerta per acquisire il 100% della filiale italiana di Vodafone: un’operazione complessa in un settore molto competitivo, a caccia di fusioni per far fronte agli ingenti investimenti
Iliad vuole acquisire Vodafone Italia. Quella che era una voce è diventata realtà dopo la conferma a Bloomberg di Thomas Reynaud, amministratore delegato di Iliad. Va detto che l’operazione si preannuncia complicata poiché soggetta all’approvazione dell’Antitrust, come successo alla stessa Iliad, entrata nel 2018 nel mercato italiano della telefonia mobile come quarto operatore dopo la fusione di Wind e 3 Italia. Una mossa che era in parte attesa, dopo le dichiarazioni di Benedetto Levi, numero uno di Iliad Italia, circa la volontà dell’azienda di Xavier Niel di valutare ogni ipotesi di partnership e acquisizioni di altre telco. Adesso le carte sono state scoperte, anche se solo in parte, poiché c’è la conferma di una proposta avanzata a Vodafone, ma nessun dettaglio sulle cifre in ballo.
Perché l’operazione avrebbe senso
Secondo diversi esperti l’affare potrebbe oscillare tra i 10 e i 14 miliardi di euro, in linea teorica assai meno dei 21 miliardi di dollari (di cui 1,5 in contanti e 4,5 in azioni) messi sul piatto nel 2011 dalla russa VimpelCom per Wind. Undici anni fa il mercato era meno competitivo e indebitato, per questo le telco oggi studiano strategie per un consolidamento necessario proprio per sostenere gli investimenti per infrastrutture e 5G. Seppur davanti a una “operazione per Iliad finanziariamente molto impegnativa e non scontata dal punto di vista autorizzativo”, per gli analisti di Equita “il regolatore europeo è apparso più disponibile a valutare il consolidamento da 4 a 3 operatori, a fronte probabilmente di rimedi (per esempio sulle frequenze)”.
Al netto delle questioni normative su uno dei mercati europei più competitivi in Europa, con i profitti in calo proprio per l’arrivo sul versante mobile di Iliad, cui si deve la discesa dei prezzi delle tariffe e la successiva nascita e diffusione di operatori low-cost, va tenuto a mente il recente accordo tra Linkem e Tiscali che porterà alla nascita del quinto operatore nel mercato di rete fissa. L’eventuale acquisizione di Vodafone Italia (che nel 2021 ha generato ricavi per 5,5 miliardi di euro) da parte di Iliad, notano gli stessi analisti, potrebbe rivelarsi un rimedio per ridurre la pressione competitiva del comparto, assicurando passi avanti a tutti i player sul mercato.
Come cambierebbe il mercato italiano
Guardando agli effetti dell’integrazione Iliad-Vodafone Italia in relazione ai dati dell’Osservatorio sulle Comunicazioni condivisi dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e aggiornati al settembre 2021, l’operatore francese guadagnerebbe una quota di mercato del 23,3%, issandosi al 34% davanti a WindTre (26,8%) e Tim (25,7%) in merito alle Sim attivate da aziende e utenti privati. Cambiamenti non ce ne sarebbero, invece, sul mercato della linea fissa, dove Iliad è appena entrata con una offerta impareggiabile a livello di costi (15,99 euro per chi è utente mobile, 23,99 euro per gli altri), replicando la strategia aggressiva attuata sul mobile. A guidare il mercato qui è Tim (42,4%), seguita da Vodafone (16,5%), Fastweb (14,9%) e WindTre (14,1%).
In attesa di vedere chi batterà il primo colpo, a certificare che fusioni e partnership caratterizzeranno il futuro prossimo del settore sono le parole di Nick Read, Ceo di Vodafone, che nei giorni scorsi ha detto di aver aperto alcuni fronti in diversi mercati per trovare accordi in grado di garantire maggior valore agli azionisti. I paesi in questione sono Italia, Spagna, Portogallo e Regno Unito, con la volontà di fondere le attività con i competitor sostenuta soprattutto da Cevian Capital AB, società di investimenti svedese entrata a gennaio nel board della compagnia britannica. Vedremo, quindi, se quella di Iliad sarà una proposta ritenuta soddisfacente per Vodafone Italia così da realizzare una integrazione destinata, nel caso, a trasformare il mercato delle telecomunicazioni.