I due brand di ristorazione si uniscono per portare la dieta mediterranea nel mondo. E intanto Miscusi prepara a nuovo round
Pasta e pizza un’alleanza perfetta. Con l’obiettivo di portare la dieta mediterranea nel mondo, Miscusi entra in Berberè. La catena specialista della pasta ha realizzato un investimento che l’ha vista rilevare il 23,5% del capitale dell’insegna di pizzerie, fondata dai fratelli Aloe che continuano a rimanere alla guida dell’azienda.
Insieme, contano 30 locali tra l’Italia e l’estero, 600 collaboratori tra i due team e un fatturato aggregato che, alla fine del 2022, dovrebbe toccare i 40 milioni di euro. Uno sviluppo che non si ferma, con Berberè che cresce del 20% sugli stessi ristoranti, rispetto al 2019 e diventerà presto B-Corp e Miscusi che si prepara a due nuove aperture importanti: a giugno la seconda apertura a Londra e a settembre la terza a Torino. Il gruppo, si prepara ad un nuovo fundraising per accelerare l’espansione, conquistare le capitali Europee e superare 100 milioni di euro di fatturato nel 2024. Ricordiamo il suo ultimo round di giugno scorso pari a 20 milioni di euro.
Portare la dieta mediterranea nel mondo
Promotori dei “Good Carbs” e luoghi di aggregazione, miscusi e Berberè sono uniti da una visione comune: rendere le persone felici diffondendo la dieta Mediterranea,dieta che la FAO dichiara tra le più salutari per l’umanità e il pianeta. Da un lato Berberè, dal 2010 impegnata a portare in tavola pizze realizzate con le migliori farine, tutte biologiche, solo lievito madre vivo, e lievitazione lenta. Tre spicchi nella guida di Gambero Rosso, quarto posto nelle 50 Top Pizza fra le pizze artigianali più buone al mondo, Berberè ha fatto della qualità del prodotto e del servizio la propria strada. Dall’altro miscusi, il brand della pasta certificato B-Corp, nato un paio d’anni prima del Covid ed entrato subito nel cuore della Gen Z Milanese, dopo diversi investimenti sperimentali in agricoltura rigenerativa ha appena lanciato un menù innovativo che riparte dalla terra.
Pasta e pizza alleanza perfetta
“Abbiamo investito in Berberè per iniziare un progetto che vedrà nascere un gruppo che mette a sistema prima di tutto tecnologia e filiera, i due asset che reputiamo più importanti per la rivoluzione di cui abbiamo bisogno: quella dei contadini – racconta Alberto Cartasegna, co-founder e CEO di miscusi entrato a far parte del CDA di Berberè in seguito all’investimento – serve una rivoluzione copernicana: siamo quello che mangiamo. Dobbiamo conoscere e rispettare il cibo, ne va della nostra salute e di quella della nostra terra.”
Dalla fondazione, nel 2017, Miscusi ha raccolto 32 milioni in tre round guidati da Milano Investment Partners e vede nella propria compagine societaria il fondo americano Kitchen Fund. Nell’anno, l’azienda B Corp si prepara inoltre a due nuove aperture: a giugno la seconda a Londra e a settembre la terza a Torino.
Berberè, che punta a diventare presto B-Corp, è stata fondata nel 2010 a Bologna da Matteo e Salvatore Aloe e in poco meno di 12 anni ha aperto 15 pizzerie in Italia (Milano, Bologna, Torino, Verona, Castel Maggiore e Roma) e una a Londra. Nel 2015 ha visto l’ingresso Alce Nero.
“In miscusi abbiamo trovato delle persone con grandi competenze e con una visione simile alla nostra riguardo al fare impresa nella ristorazione nel nostro paese. È stato bello da subito condividere le idee per trovare soluzioni, il Covid ci ha poi avvicinato ancor di più e abbiamo considerato l’opportunità di lavorare assieme su molti aspetti comuni per essere ancora più organizzati e affrontare i prossimi anni con competenza e strumenti, necessari per le sfide che ci attendono – commentano Salvatore e Matteo Aloe di Berberè – Così come, abbiamo fatto nel 2015 con l’entrata di Alce Nero, oggi abbiamo aperto le porte anche ad Alberto e a miscusi, con la certezza che le tre aziende assieme potranno fare grandi cose per se stesse, per le persone che lavorano, per i clienti e per il pianeta”.