Il Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti ha lanciato su Change.org una petizione che sta raccogliendo diverse migliaia di firme per chiedere al governo di prendere le misure necessarie «per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16». La proposta, ovviamente, sta facendo discutere soprattutto sui social: il senatore Carlo Calenda ha ribadito il proprio impegno per portare avanti una proposta di legge che vieti l’utilizzo degli smartphone ai minori. Ma in risposta non ha ricevuto un coro di sostegno unanime.
Vietare gli smartphone ai giovani: cosa dice la proposta su Change.org
Sono due i danni relativi all’utilizzo del cellulare da parte dei minori che gli esperti evidenziano: da una parte la dipendenza, dall’altra «l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita». Aggiungono poi i pedagogisti nella petizione: «I fatti lo dimostrano: nelle scuole dove lo smartphone non è ammesso, gli studenti socializzano e apprendono meglio. Prima dei 14-15 anni, il cervello emotivo dei minori è molto vulnerabile all’ingaggio dopaminergico dei social media e dei videogiochi».
La questione smartphone e minori si trascina da anni, con polemiche a volte legittime, altre volte pretestuose. C’è senz’altro un tema legato alla salute mentale e alla dipendenza (a tutte le età, a dire il vero). Il divieto funzionerebbe? Secondo i critici di simili proposte i genitori, le famiglie e la scuola dovrebbero invece educare a un utilizzo corretto e responsabile. Si parla spesso della stretta sugli smartphone in classe, ma le regole non sono di semplice applicazione.
In giro per il mondo ci sono Paesi come la Francia e l’Olanda dove si sta seguendo questa linea. L’Unesco in passato si è esposta per un ban degli smartphone a scuola, prendendo d’esempio il modello cinese. Per il momento i migliori risultati non derivano certo da politiche pubbliche, bensì da una corretta eduzione da parte delle famiglie. Soprattutto per quanto riguarda i neonati l’esposizione agli schermi di qualsiasi tipo può causare problemi nella crescita e nell’elaborazione sensoriale.