«Ho compiuto 30 anni in pandemia, bel momento devo dire. Ero a Ferrara e siccome tutti gli altri panificavano, io ho deciso di fare un podcast. L’ho chiamato Trentennamenti: 30 puntate sulle parole chiave dei miei 30 anni. Amici, all you can eat, Amazon e così via. Sono partito perché volevo fare qualcosa di mio». La storia di Edoardo Righini, originario di Ferrara e dal 2010 imbullonato a Milano, ci suggerisce che senza passione è difficile portare avanti con costanza un progetto.
Tra TikTok e Instagram pubblica video da oltre un anno in cui spiega le fatiche dei millennial e denuncia con amara ironia alcune storture della nostra epoca. «Una roba che trovo insopportabile di noi millennial è che ci incazziamo proprio poco».
C’era una volta Milano
Nel 2010 Milano era un’altra roba. Il Pirellone e la Torre Velasca ne disegnavano la ridotta skyline e nessuno parlava di startup. «L’ho vista davvero cambiare», ci racconta Righini. Dopo gli studi in legge all’università Bocconi ha proseguito per diventare avvocato. «Poi ho lasciato tutto. Ero la persona sbagliata nel posto sbagliato». Con la passione per la radio e la comunicazione, Edoardo Righini ha dato una sterzata al proprio percorso, con un master che lo ha proiettato nel campo del copywriting e della creatività in ambito advertising.
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Come diversi content creator che stiamo raccontando sul magazine, anche nel suo caso tutto è una questione di incastro. Con un lavoro a tempo pieno, le ore da dedicare alla produzione di video originali e divertenti non sono moltissime. «Quando torno a casa faccio quattro passi e in genere uso quei momenti per tirare fuori lo smartphone e filmarmi. È la mia sezione attività fisica, diciamo».
@edorighini Chi lo dice mente #cibo #dieta #estate #food #ironia #perte ♬ suono originale – Edorighini
Edoardo Righini, dal podcast al video
Se in pandemia ci ha messo la voce, con il podcast, tre anni dopo ha aggiunto la faccia. Per un motivo molto personale. «Il mio lavoro è scrivere per altri. Sono sempre stato abituato a sentir dire cose che ho realizzato io. Ed è bello. Ma volevo fare qualcosa di mio. Ho bisogno di tornare a darmi tempo. Non so se sia un’alternativa all’analisi».
Tra i video che pubblica ci sono quelli su quanto sia faticoso (e sfidante) essere un trentenne oggi. Senza retorica o piagnistei da bamboccioni. «Il mio punto di osservazione è quello di un millennial. Ma ci sono tematiche che mi toccano in generale e che approfondisco. Non è che per forza parlo del trentenne che ingrassa o che perde i capelli». Le fatiche riguardano gli stipendi quasi mai all’altezza del costo della vita, il bilanciamento vita-lavoro che manco si è mai visto, le aziende che pretendono facendo finta che quanto imparato durante il lockdown sia roba del passato.
Millennial allo specchio
C’è qualcosa in particolare che Edoardo Righini mal sopporta però di come spesso gli ex ventenni intendono la felicità. «Parlerei di un complesso del paragone. Sono tanto più felice se rispetto ai miei coetanei sono più ricco, o almeno al loro stesso livello. Se invece guadagno meno ho sbagliato qualcosa, se non sono sposato ho sbagliato qualcosa. La felicità così si ottiene per confronto. E noi trentenni non lo facciamo soltanto rispetto ai nostri genitori, che alla nostra età avevano comprato casa e già avevano figli, ma anche rispetto ai ragazzini».
@edorighini Sossoldi. #poveri #soldi #riflessioni #futuro #30 #comedy #perte ♬ A Fari Spenti – Elodie
E, infine, Milano. La città che ormai sui social quasi nessuno tenta di raccontare se non per bastonarla. Rimane il punto di riferimento, soprattutto per chi vuole far startup, ma i problemi oggi si percepiscono più di una volta.
«Quando sono arrivato 14 anni fa il patto era chiaro: qui potevi trovare la tua piccola America domestica. A un certo punto però ha iniziato a chiederti di più rispetto a quanto ti offriva. C’è un tema di stipendi troppo bassi senz’altro. Mi chiedo anche se, dovendo correre, Milano abbia preferito lasciare indietro qualcuno». Perché non cambiare città, a questo punto? «Non so se è la sindrome di Stoccolma, ma Milano ti abitua a pensare che al di fuori della cinta dei bastioni trovi la scritta hic sunt leones».