«A tutti voi che lo avete amato, la mattina del 24 maggio, Kabosu ha attraversato il ponte dell’arcobaleno. Grazie mille a tutti per il vostro supporto nel corso degli anni. Se n’è andata molto pacificamente senza soffrire, come se si addormentasse sentendo il calore delle mie mani che la accarezzavano». Con queste parole, su Instagram, Atsuko Sato, la proprietaria di Kabosu, il cane che era diventato virale sui social, ne ha annunciato la scomparsa all’età di 18 anni. Già nei mesi Atsuko aveva raccontato ai suoi follower che la cagnolina era stata portata con urgenza dal veterinario e che purtroppo le era stata diagnosticata la leucemia linfatica e una malattia del fegato. Questa mattina la notizia della morte. Ma come mai Kabosu era così famosa?
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La storia di Kabosu
Femmina di Shiba Inu, razza assai diffusa in Giappone, Kabosu fu abbandonata insieme ad altri cuccioli dopo la chiusura dell’allevamento dove nacque. Fu salvata da morte certa da un’insegnante d’asilo, Atsuko Sato, appunto, che la adottò nel 2008. Complice la bellezza della cagnetta, Kabosu sin dalle prime immagini diffuse online dalla padrona ha riscontrato un successo inaspettato. La foto che la ritrae sdraiata sul divano con le zampette incrociate e un “sorrisetto” fece impazzire gli utenti di Reddit e Tumblr.
Come Kabosu è diventata virale
Nel 2010, la cagnetta è stata di ispirazione per il format virale del meme “Doge”, diventato così famoso negli anni da ispirare anche una famosa criptovaluta, che nacque per scherzo ma ebbe un certo successo nel periodo di maggior diffusione delle crypto: Dogecoin, sostenuta da Elon Musk.
Nel 2021, il meme “Doge” è stato venduto come token non fungibile (NFT) per 4 milioni di dollari (3,7 milioni di euro) e per alcuni giorni, nel mese di aprile, il logo Dogecoin è stato addirittura utilizzato come icona per il pulsante home di Twitter, prima che diventasse l’attuale “X”. Il nome del meme “doge” è un termine slang della parola inglese dog (cane). Inizialmente era stato usato per prendere in giro politici statunitensi e canadesi, finché alcuni lo iniziarono a usare per esprimere alcuni concetti o attaccare gli avversari.