Italian Angels for Growth è un’associazione non profit che riunisce oltre 500 business angel. Attraverso la holding Eden Ventures collabora con Vento Investments per sostenere le società in fase Pre-Seed. Ci racconta tutto il Managing Director
In 16 anni di storia hanno concluso oltre 100 investimenti in startup per un totale di 55 milioni di euro. Tra i protagonisti del settore venture capital che stiamo raccontando su StartupItalia, la storia della non profit IAG – Italian Angels for Growth – ci permette di allargare lo sguardo al di là dei fondi istituzionali e privati. Nell’ecosistema operano anche attori che potremmo definire informali, spesso rappresentanti da manager e figure di grande esperienza in grado di affiancare imprenditori e imprenditrici seguendo anche quella filosofia da “give back”. Sono i business angel, spesso protagonisti delle prime pagine di storia di una startup. «La passione è l’elemento chiave di chi fa questo lavoro». Leonardo Giagnoni, 32 anni, è il Managing Director di IAG.
Come spesso accade nelle interviste che facciamo ai vari protagonisti del mondo startup, riguardandosi indietro si trova un filo conduttore nella carriera di ciascuno. Quello di Leonardo Giagnoni è abbastanza evidente. «Ho studiato Economia a Firenze – ci racconta – e in una delle lezioni si parlava di imprenditoria». Era il 2012, l’anno zero almeno dal punto di vista normativo per le startup con l’entrata in vigore dello Startup Act voluto dall’ex ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera.
«L’allora Managing Director di IAG, Lorenzo Franchini, era stato invitato in università come ospite per raccontare il mondo dell’angel investing». Se all’epoca, come ci ha raccontato Gianluca Dettori di Primo Ventures, tutto era in fase embrionale lato imprese, figurarsi per gli investitori. «Era poco più di un gruppo di amici. Ma tutti pionieri e visionari, che avevano iniziato nel 2007». Giagnoni non avrebbe mai potuto immaginare che avrebbe raccolto il testimone da Franchini per diventare il Managing Director di IAG dal 2020, dopo esservi entrato nel 2018. «Prima di questo ho lavorato nel private equity e in PwC. Poi, nel 2018, ho visto una posizione aperta in Italian Angels for Growth. E mi è tornata in mente quella lezione all’università».
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Cosa fa IAG
Fondata 16 anni fa Italian Angels for Growth ha analizzato oltre 6500 startup e raccolto nel proprio ecosistema più di 550 business angel. «L’età media degli associati è 45 anni. Sono persone nel pieno della propria carriera». Elemento che, secondo Giagnoni, garantisce un valore aggiunto per le imprese innovative su cui investono. «Perché portano la propria esperienza in azienda. Sono più utili anche, banalmente, perché possono garantire una intro commerciale». Mettendosi al servizio delle startup per farle crescere e far fruttare al meglio l’investimento. Le sedi di IAG sono attive a Milano, Roma, Firenze e Udine.
Di recente Eden Ventures, la società d’investimento in collaborazione con IAG, ha annunciato una partnership con Vento Investments (del fondo Exor Ventures) per sostenere i talenti innovativi nelle fasi iniziali, ovvero quel pre-seed dove si trovano tantissime startup candidate a diventare qualcosa di più strutturato e grande. «La fase pre-seed non è attualmente presidiata dalla maggior parte degli attori sul mercato e questa collaborazione è un effetto naturale dato il modello affine tra Eden Ventures e Vento Investments», ha commentato il Managing Director. Eden Ventures è una holding giuridicamente indipendente da IAG e Giagnoni ne è il Managing Partner. «Con questa iniziativa vogliamo focalizzarci sulle Power Point company». Una di queste oggi è una ex startup italiana che ha scalato, diventando punto di riferimento nel mondo dei podcast.
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Fanno podcast
«Nemmeno c’era la srl. Eppure siamo stati i primi a investire in Spreaker». Si parla della società fondata da quattro ragazzi bolognesi nel 2010, in un momento in cui i podcast non avevano i numeri e il successo del medium odierno. «Io e i miei soci – ha scritto il Ceo della società Francesco Baschieri nel libro che celebra i 16 anni di IAG – eravamo appassionati di radio, il mercato dei podcast era all’inizio, ancora troppo complicato e poco conosciuto. Abbiamo pensato che, proprio per questo, poteva esserci mercato. Così, abbiamo iniziato a cercare capitali per finanziare il nostro progetto. E lì abbiamo incontrato IAG». Secondo Giagnoni, che non ha partecipato a quella fase ma ne assorbito la lezione, a fare la differenza, come sempre, è stata la squadra. «Il team è stato l’asset chiave del loro successo».
Riprendiamo un altro spezzone dal racconto di Baschieri per capire come è proseguita questa grande storia italiana. «L’imprenditore è naturalmente portato a credere che anche il più piccolo tentativo di miglioramento possa generare svolte epocali. In realtà, non è quasi mai così, ma questo non è un freno, anzi. L’imprenditore ci prova, ci crede. E così è stato anche per me, per noi. Con lo stesso spirito abbiamo affrontato l’exit». E infatti Voxnest – il nuovo nome della società che controlla Spreaker – è stata poi acquisita dal gruppo USA iHeartMedia, quotata al Nasdaq.
Il mondo visto da qui
Chiudiamo tornando a IAG, per capire su che filoni si sviluppano gli investimenti che da 16 anni vengono fatti dai suoi business angel. «Siamo agnostici, diciamo che nel tempo abbiamo maturato esperienza su due macrofiloni: healthtech e digitaltech, quasi solo B2B». In un momento di incertezza globale, con gli unicorni che perdono terreno in termini di valutazione e le Big Tech che licenziano in massa, com’è il mondo visto dall’Italia con gli occhi di un investitore informale? «Credo che il nostro ecosistema sia più solido e più prudente. L’Italia ha fatto esperienza su modelli di business che partono in un’ottica di sostenibilità. Non che in un anno o si sfonda tutto o si fallisce».