Il terzo capitolo della saga conferma la qualità eccelsa dei videogiochi di Monolith Soft
Per molti versi, Xenoblade Chronicles 3 rappresenta, almeno in parte, un capitolo di rottura col passato ma anche di conferme. Di rottura perché non mancano le novità introdotte al solo scopo di variare quel tanto che basti il gameplay così da non correre il pericolo che i giocatori vivano una fase di stanca; di conferme perché, con questo nuovo, monumentale, RPG, Monolith Soft, che sta anche collaborando con Nintendo EAD al seguito diretto di The Legend of Zelda – Breath of the Wild, si conferma tra le software house più accreditate quando si parla di giochi di ruolo nipponici.
Xenoblade Chronicles 3, un’avventura infinita?
Già l’ottimo Xenoblade Chronicles 2 ci aveva fatto intuire che lo studio di sviluppo, dopo la sbandata avuta nel 2015 col soporifero Xenoblade Chronicles X, si era rimesso in carreggiata. Ora Xenoblade Chronicles 3 ci ha tolto gli ultimi dubbi residui, lasciandoci constatare che la serie si sta innovando ma senza gli strappi e i traumi vissuti all’epoca dell’episodio per Nintendo Wii U. Sono due le novità principali.
La prima riguarda la sinossi, destinata a svilupparsi per circa una sessantina d’ore da trascorrere nel maestoso mondo di Aionios, deturpato da una infinita e sanguinosa faida tra due nazioni rivali, il Keves e l’Agnus. Ebbene, a dispetto dei primi due capitoli “ufficiali” della serie, questa volta Xenoblade Chronicles non si apre con grandi colpi di scena, permettendovi di entrare progressivamente nei meccanismi di questo nuovo universo.
Senza togliere nulla agli episodi precedenti, la trama di Xenoblade Chronicles 3 è senz’altro più matura e ragionata. Certo, non mancano situazioni sopra le righe e personaggi stereotipati, ma questa volta il contesto è tale da permettere di sviluppare maggiore empatia con Noah, Lanz, Yunie, Miyo, Sena e Taion. Non vogliamo e nemmeno possiamo spoilerarvi troppo: sappiate solo che tutti gli abitanti delle due razze in conflitto (strettamente collegate ai popoli di Xenoblade Chronicles 1…), ovvero i Keves e l’Agnus, vengono sfornati a ciclo continuo per un solo scopo: assolvere al benessere della società che, in questo dato momento storico, significa fare da carne da cannone in guerra.
Lo sfruttamento è tale che non solo questi esseri antropomorfi, creati in laboratorio, nascono già adolescenti, per essere già nelle condizioni di imbracciare le armi, ma anche che vengono richiamati in fabbrica dopo appena 10 anni, per essere uccisi e lasciare spazio a esemplari più giovani. Non ci soffermeremo troppo a discutere sulla critica, mossa dagli sviluppatori, alla società moderna e in particolare a quella nipponica, che spinge gli individui ad annullarsi per trasformarsi in piccole api operaie, ma è innegabile che tanto basti a finire per solidarizzare immediatamente con i personaggi che vedremo sul campo.
Personaggi che, sulle prime, sembrano assuefatti all’idea di vivere un destino tragico, di battaglie infinite e di sofferenze inspiegabili ma che, un avvenimento particolare, desta dal torpore, scuotendo tutto ciò in cui avevano sempre creduto. Questo permette a sei guerrieri di entrambe le fazioni, i Keves e l’Agnus, di mettere da parte l’astio e allearsi per provare a capire cosa stia succedendo davvero e quali “poteri forti” abbiano giocato finora con le vite di milioni di individui, morti per una guerra che, all’improvviso, non sembra poi più tanto giusta.
E lì entra in gioco la seconda sorpresa serbata da Xenoblade Chronicles 3: il fatto che praticamente da inizio gioco si disponga già di un team completo, che non dovrà essere costruito girovagando per l’immenso mondo a nostra disposizione (nascosti per Aionios ci sono comunque 17 membri opzionali che, pur non potendo essere controllati direttamente, possono essere reclutati come settimo membro).
Dobbiamo ammettere che questa novità non ci ha convinto troppo: una caratteristica classica degli RPG, in fondo, è anche quella di mettere assieme il team a poco a poco, plasmandolo a seconda dei bisogni, dei gusti, magari con incontri fortuiti o dopo avvenimenti toccanti. Ma, in compenso, stravolgere così tanto le regole del gioco ha imposto agli sviluppatori di sbizzarrirsi nella personalizzazione dei sei elementi della squadra, tramite un sistema di job system che, impalcato sulla tripartizione Attaccanti, Guaritori e Difensori, si rivela incredibilmente ramificato e permette di stratificare le proprie tattiche nei combattimenti.
Combattimenti che restano affini a quelli cui la saga ci ha abituato, quindi senza una ripartizione a turni e con la necessità di portarsi alle spalle o al fianco del nemico e che a questo giro chiamano in causa gli Uroboros: giganti che nascono dalla fusione (“sintonia”) tra i Keves e l’Agnus, e dunque dalle tre coppie di personaggi (Noah e Miyo, Lanz e Sena, Yunie e Taion) per stravolgere le sorti di un combattimento grazie alla loro potenza sorprendente, quasi necessaria nelle boss battle.
Non si tratta certo di una rivoluzione: difficile contare gli RPG che prevedano soluzioni simili e anche qui peraltro questi combattenti fortissimi devono fare i conti con un tempo di permanenza sull’arena dell’incontro a dir poco ridotto.
Insomma, tutto qui? Nì, perché Xenoblade Chronicles 3 è tutto questo e naturalmente molto di più, a iniziare dai soliti paesaggi capaci, ancora una volta, di portare il Nintendo Switch verso nuove vette grafiche. Purtroppo la medesima dovizia di particolari non si rintraccia nel character design e il balzo tra i sei eroi del gruppo e i 17 comprimari arruolabili è evidente per farsi ancora più marcato rispetto ai PNG che incontrerete nelle colonie.
Ma Xenoblade Chronicles 3, nei suoi 13 giga o poco più, racchiude in realtà un progetto faraonico, immenso, stratificato e avvolgente. Prima abbiamo detto che per completare l’avventura servono almeno 60 ore: portatele pure a 90 se vorrete girare tutta Aionios alla ricerca dei suoi innumerevoli segreti nel tentativo di completare le – numerosissime – side quest. Da brividi, ma non potevano essere altrimenti, le musiche che irromperanno nell’esplorazione, così come risultano dal forte sapore cinematografico le tante sequenze d’intermezzo.
Insomma, inutile dilungarsi ulteriormente con questa recensione di Xenoblade Chronicles 3. A dispetto del periodo estivo, solitamente soporifero, la line up dell’ibrida Nintendo si arricchisce con un pezzo da 90 capace di settare verso nuove vette gli standard della serie e, più in generale, del genere degli JRPG. Un acquisto obbligato, da fare all’istante, senza ulteriori indugi.