La storia dei videogiochi passa anche da qui
Wonder Boy Collection è uno di quegli scrigni zeppi di preziosi di un tempo che fu che esercitano sui giocatori che oggi volano verso gli “anta” un fascino che uno normalmente non ci si aspetterebbe. Sebbene gli episodi siano slegati tra loro, con regole difformi e oggigiorno sicuramente semplicistiche, si inizia una partita convinti che durerà appena 10 minuti e quando si distoglie lo sguardo dal televisore (se state giocando su PlayStation 4, altrimenti dallo schermo del Nintendo Switch) è ormai notte inoltrata…
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Aprendo i cassetti della memoria con la Wonder Boy Collection
Wonder Boy Collection include: Wonder Boy, Wonder Boy in Monster Land, Wonder Boy in Monster World e Monster World IV. Il primo titolo, datato 1986 (un anno meno del sottoscritto) probabilmente sarà noto ai più come Adventure Island. Gli sprite dei due videogiochi erano pressoché identici, il gameplay uguale all’originale ma di mezzo era sorta una questione di diritti sul titolo tra Sega e Hudson. Oggi fioccherebbero cause milionarie capaci di far precipitare i titoli in Borsa delle software house coinvolte, all’epoca, in un mondo videoludico più arrembante e selvaggio (che noi preferivamo) le due parti nipponiche si accordarono sul semplice cambio di nome da Wonder Boy ad Adventure Island e tutto finì a tarallucci e vino.
Nella sua semplicità, l’avventura del cavernicolo Tom Tom (primitivo sì, ma con lo skate: eravamo comunque negli anni ’80 e se non lo avevi eri davvero uno sfigato) presentava alcune caratteristiche molto intelligenti, tra cui per esempio la necessità di raccogliere continuamente i frutti che apparivano a pochi centimetri dal proprio personaggio per ristorarne l’appetito e le energie, in continuo e costante calo. Questo costringeva di fatto a procedere di corsa, come in Sonic o nei livelli “motorizzati” di Alex Kidd (a proposito, letta la nostra recensione di Alex Kidd in Miracle World DX?).
Se non avete mai giocato al suo seguito, vi sorprenderà scoprire che con Wonder Boy in Monster Land gli sviluppatori sovvertirono drasticamente le carte in tavola. All’epoca non solo questioni di marchi finivano con strette di mano e pacche sulle spalle, ma capitava anche che un team prendesse una IP nota e conosciuta e la rivoluzionasse totalmente. Wonder Boy in Monster Land abbandona le ambientazioni preistoriche a favore di un contesto medievaleggiante – fantasy e attenua le caratteristiche da platform da compiere correndo in modo disperato buttando nel calderone diversi aspetti tipici dei GdR. Per avanzare occorre fermarsi nei villaggi, armarsi, sconfiggere molti nemici così da riempire il portafoglio e soprattutto parlare coi tanti personaggi non giocanti, forieri spesso di consigli preziosissimi. Segue quello che, per il sottoscritto, è il miglior capitolo della serie, ovvero Wonder Boy in Monster World.
Questa volta gli sviluppatori non ribaltarono il tavolo che reggeva le regole di gameplay del predecessore, ma sfruttarono le specifiche del Sega Mega Drive per ampliare il vecchio Monster Land sotto ogni fronte: contenutistico e artistico. Il risultato è un action RPG stile Zelda II ma molto più godibile, intenso e profondo. Non me ne vogliano i fan Nintendo.
Infine c’è Monster World IV che prendeva quanto fatto fino ad allora traslandolo con maestria in un universo arabeggiante da Le mille e una notte. Anche in questo caso la grafica riusciva ad ammaliare, soprattutto se si considera che è un titolo del 1994. Ancora oggi riesce peraltro a incantare, sebbene possiate aver già goduto del suo recente remake, Wonder Boy Asha in Monster World. Peccato che in questa collezione di vecchie glorie manchi The Dragon’s Trap, ma anche in questo caso il gioco è stato riproposto poco tempo fa, non da ININ Games ma dai ragazzi di LizardCube, che avevano optato per una bellissima grafica disegnata a mano. Insomma, che altro aggiungere? Un piccolo pezzo della storia dei videogiochi dimora in Wonder Boy Collection, perciò non lasciatevela scappare.