Esce oggi il libro, edito da effequ, firmato da Lorenzo Fantoni. Un manuale utile a comprendere il presente e il futuro della nostra cultura
Non commettete l’errore di pensare che questo sia un libro sui videogiochi: il titolo, “Vivere mille vite” (edito da effequ), potrebbe trarre in inganno. Non fermatevi alla copertina, che pure è un pezzo di storia: andate oltre. Quello che ha messo nero su bianco nelle quasi 300 pagine di questo saggio il giornalista Lorenzo Fantoni (che dirige una testata da lui stesso fondata, N3rdcore, e che tiene una quotidiana rassegna stampa verticale su Twitch), è un condensato di cosa sia stata e cosa stia diventando un certo tipo di cultura pop. Una cultura che si è fatta industria, che ha saputo trasformare in economia quei valori intellettuali su cui si basa, monetizzarli molto meglio di quanto non facciano altre discipline: un’industria che oggi muove miliardi e miliardi di dollari. Ma che, soprattutto, costituisce un pezzo non più trascurabile della nostra società.
Il bignami per Fortnite e Minecraft
Alla sua prima fatica letteraria, Fantoni ha scelto un approccio trasversale: la struttura stessa del libro strizza l’occhio a un preciso pubblico nostalgico (se volete ci sono diversi percorsi per sfogliare il volume: come fosse un libro-avventura), con tanto di grafica di cui non voglio svelarvi nulla per non guastare la sorpresa. Allo stesso tempo, però, non bisogna essere degli esperti per godersi questa “Storia familiare dei videogame”: l’approccio auto-biografico è solo un espediente per condurre il lettore meno pratico del mondo videoludico alla conoscenza di fatti storici, di conseguenze presenti e tangibili di quanto è accaduto in questo mondo negli anni ’50, ’60, ’70, ’80 e ’90 del secolo scorso.
Parliamo di mezzo secolo durante il quale l’informatica ha prima capito sé stessa (di fatto il grosso sviluppo per questa disciplina è avvenuto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale con l’avvento dei transistor), poi ha compreso il ruolo che avrebbe potuto giocare nella società, infine ha costruito quella che oggi è a tutti gli effetti l’infrastruttura su cui si reggono molteplici economie. L’intrattenimento, in particolare l’intrattenimento videoludico, è solo una di queste: comprendere da dove arriva e dove sta andando è un esercizio che è di gran lunga distante da essere fine a sé stesso.
Leggendo “Vivere mille vite”, i babbani scopriranno aneddoti divertenti e che oggi costituiscono i veri caposaldi della storia dei videogiochi: parliamo dello strano destino che ebbero le cartucce del videogame ispirato al film E.T. di Steven Spielberg, di come la Sony finì quasi per caso a produrre la sua prima console che ricevette in dono il nome di Playstation. In coda al volume troverete pure un glossario per orientarvi tra i molteplici generi di cui oggi si compone il panorama dei videogiochi: per questo definisco il libro di Lorenzo Fantoni un manuale, perché se non avete mai sentito parlare di GTA, di id Software, di Sim City o del robot che vendevano assieme alla prima console della Nintendo, con questo libro tra le mani potrete scoprire qualcosa di nuovo sul settore.
Un colpo al troll, uno al funghetto
Per molti lettori ci saranno citazioni di marchi e titoli che strapperanno un sospiro: Sensible Soccer, Pong, Pac-Man, Street Fighter, SEGA, Atari, antesignani di quei brand che oggi producono fatturati miliardari per chi opera nel settore. Per altri si tratterà invece di un utile manuale per comprendere la traiettoria che ha condotto oggi certi fenomeni al centro delle attenzioni di almeno un paio di generazioni. Il punto principale della trattazione, comunque, è che l’approccio tenuto in tutto il testo è totalmente neutro: Fantoni non nasconde i vizi e le contraddizioni del mondo che abita, non ne esalta le virtù. Le uniche tesi che l’autore punta a dimostrare sono relative alla dimensione concreta e alla concretezza di un genere di produzione culturale che, a tutti gli effetti, va considerata sullo stesso piano di altre industrie come il cinema o la letteratura.
È proprio questo l’approccio vincente di “Vivere mille vite”: il modo migliore per scardinare definitivamente pregiudizi di ogni tipo sui videogiochi, per cercare di comprendere fenomeni planetari che riempiono palazzetti, generano centinaia di milioni di dollari di fatturato ogni trimestre e danno vita a un pezzo della nostra cultura contemporanea, è far conoscere a quante più persone possibile quanto più è possibile questo mondo. Non c’è niente di spaventoso o spaventevole in un videogioco, basta avere la pazienza di spiegarlo e la voglia di scoprirlo: comprendere questo fenomeno significa mettersi al passo con quella che è, a tutti gli effetti, un’avanguardia della narrazione oltre che una industria fiorente.