Un po’ P.T., un po’ Eternal Darkness, ci getterà in un incubo senza fine
Giocando a Visage è impossibile non pensare a P.T., quel Playable Teaser frutto dell’inedita collaborazione tra Hideo Kojima, geniale game designer nipponico e il visionario regista Guillermo del Toro. P.T. ha mandato in sollucchero milioni di videogiocatori e, senza mai essere uscito, influenzato tantissimi sviluppatori. Soprattutto le startup innovative che negli anni hanno inondato il mercato con titoli horror marcatamente ispirati a quel prodotto. Tra questi c’è anche l’ottimo Visage con cui debutta il team di SadSquare Studio.
Esplorando Visage
Dire che Visage abbia inizio in media res è dire poco. Visage si apre infatti assestando un cazzotto nello stomaco al giocatore, che assiste all’efferato omicidio di una bambina e di due adulti, un uomo e una donna, brutalmente eseguito da Dwayne Anderson, che di lì a poco andremo a impersonare, provando per lui il massimo disprezzo. Ma c’è un particolare che rende tutto inquietante: alla fine della sequenza introduttiva, Anderson si uccide.
Eppure, il gioco ha inizio nuovamente in casa sua, come se apparentemente non fosse accaduto nulla. O no? Perché tutto sembra suggerirci il contrario. L’atmosfera è immobile, quasi irreale, tutto è sfumato e confuso, come accade solo nei sogni. Stiamo dunque dormendo? Oppure siamo all’inferno? Con questi dubbi iniziamo a perlustrare l’abitazione. Dopo alcuni passi sentiamo sbattere una porta alle nostre spalle, ci giriamo ma è aperta, esattamente come la avevamo lasciata. Con il cuore in gola e le tempie che pulsano proseguiamo. Un altro rumore ci irrigidisce sul posto: è l’inconfondibile suono di passi che fa scricchiolare le assi del parquet. Qualcuno sta camminando al piano di sopra. Anzi, no, ora ha iniziato a correre. Chi sarà?
Tutti gli orologi di casa sono fermi sulle 3 e trentatré. Che poi è la metà esatta di quel “666” che tradizionalmente si fa risalire al diavolo. Coincidenza? Apriamo la credenza in cucina, sudicia come se fosse stata a lungo abbandonata, alla ricerca di un coltello, nella consapevolezza che quanto affronteremo non potrà essere né ferito né ucciso. Troviamo un martello. Avanziamo. Visage procede alternando momenti di calma in momenti al cardiopalma, in cui fa di tutto per comunicare all’utente di essere osservato, seguito, braccato. L’aspetto più bello del gioco è che questi frangenti vengono proposti proceduralmente, sono randomici insomma. Se voi e un vostro amico giocherete entrambi a Visage vivrete esperienze terrorizzanti differenti. Se decideste di riniziare il gioco daccapo potreste incappare in nuove allucinazioni mentre altre in cui vi eravate imbattuti potrebbero non verificarsi più nello spazio che vi separa dall’inizio dell’avventura ai titoli di coda.
Visage è un vero e proprio tourbillon di apparizioni inquietanti, allucinazioni e rumori che riusciranno a entrarvi in testa. Più si cerca la fuga da quella casa maledetta più si finisce nel gorgo malefico dei poltergeist che la abitano e che faranno di tutto per farvi perdere la sanità mentale. Per non impazzire abbiamo bisogno di accendere le luci, che le presenze si divertono continuamente a spegnere. Sostituiremo le lampadine rotte, accenderemo interi candelabri, per poi vedere i nostri sforzi vanificati in un attimo da un innaturale soffio di vento che ci lascerà nell’oscurità più completa. E lì si moltiplicheranno le nostre visioni, che prenderanno corpo sotto forma di creature mostruose che inizieranno a cacciarci. Ancora una volta una startup innovativa, uno studio indipendente, si conferma ottimo regista di un horror psicologico capace di tenervi in tensione per tutta la durata dell’avventura infernale che vivrete accendendo la vostra console (PlayStation 4 e Xbox One) o il vostro PC. Tra i migliori prodotti di quest’anno.