«Trump è un suprematista e non rappresenta il futuro degli Stati Uniti. Il futuro è il suo vice, J.D. Vance, che ha sposato una indiana e può rappresentare un’America multietnica». Nelle ore in cui si attende la conferma definitiva della vittoria di Donald Trump, destinato a tornare alla Casa Bianca, StartupItalia ha intervistato Marco Sioli, professore di Storia dell’America del Nord all’Università degli Studi di Milano. Con lui abbiamo analizzato come sono cambiati gli USA dal 2016 a oggi: perché il tycoon ha ottenuto questa volta (a differenza del 2016) la maggioranza del voto popolare? Quali scenari si aprono per il futuro della superpotenza?
Come commenta il voto americano?
Trump ha già celebrato la propria vittoria nella sua Florida. Ha detto che il suo è un movimento, dunque si stacca dal Partito Repubblicano che lo ha spesso contestato. Il movimento MAGA, Make America Great Again, punta appunto a far ritornare grande l’America. Ma lo è già, anche se se ha due problemi enormi.
Quali sarebbero?
Immigrazione e inflazione. Biden ha iniettato molti soldi nell’economia con il risultato di un’inflazione che morde l’America profonda. Aumenta la benzina, il caffè passa a 5 dollari, le uova alla dozzina triplicano il costo. Oggi ci si confronta con stipendi che non crescono così tanto, con un lavoro che c’è, ma non ovunque. In un certo senso la vittoria di Trump ha segnato una rivolta di quelli erano gli Stati blu, dove si è formata la Rust Belt a causa della chiusura delle fabbriche. Passando in auto lungo questi territori si nota la reale devastazione.
Che America è quella del 2024 rispetto a quella che ha fatto vincere il tycoon nel 2016?
Hilary Clinton aveva dalla sua il voto popolare. C’era una opposizione nei confronti di un miliardario che non si sapeva quanto potesse rappresentare la povera gente. Oggi tutto il voto popolare si sposta insieme al voto dei Grandi elettori. È un trionfo, una rivincita. Il ceto medio si sente tartassato: la guerra in Ucraina, la difesa estrema in Medio Oriente non è di interesse per queste persone.
Chi è riuscito a convincere il candidato repubblicano?
Ha convinto quasi tutti i gruppi e le minoranze. Bisognerà ripensare il tutto con dati più chiari. Ha raccolto consenso soprattutto tra gli uomini, compresi ispanici e afroamericani che, in un certo senso, una figura così elitaria come Kamala Harris sentivano non li avrebbe rappresentati. Ho notato che il ticket elettorale California – Harris – e Minnesota – Walz – è stato un errore.
Trump invece ha scelto un giovane dell’Ohio, Vance, autore di Elegia Americana in cui racconta proprio le sofferenze dell’America bianca.
Trump rappresenta il passato. Resto convinto che l’unico che avrebbe potuto sconfiggere Trump era Biden, ma non era più all’altezza. Vance rappresenta il futuro. Viene dal Midwest e conosce la sofferenza di quei luoghi. Non tutto di questo movimento populista MAGA è negativo, bisognerà capire come verrà interpretato dalla politica.
A chi assomiglia Trump dei presidenti americani del passato?
Lui si ispira ad Andrew Jackson (il settimo presidente USA, tra il 1829-1837, ndr). Joe Biden invece ha messo nel proprio Pantheon Benjamin Franklin, mai stato presidente e uomo di cultura e scienza. Jackson è famoso per aver rimosso gli indiani con una legge. Ecco, Trump oggi vorrebbe fare lo stesso con i latinoamericani, portandoli dall’altra parte del Rio Grande.
Avesse perso è probabile che Trump avrebbe parlato di brogli. Resta ancora aperta la ferita di Capitol Hill?
L’America è divisa e ha sbagliato Trump quando ha premuto sull’acceleratore per favorire quella rivolta il 6 gennaio 2021. È stato un errore perché ora lui ora rappresenta quelle stesse istituzioni. Se tornerà la volontà di rivolta questa volta sarà nei suoi confronti.