Una giovanissima realtà del Mantovano veicola attraverso il suo primo videogioco un grido d’allarme da non sottovalutare: cambiamento climatico e sperequazione sociale rischiano di trasformare per sempre la nostra società. E non per il meglio
La bellezza straordinaria e irripetibile di Venezia probabilmente poggia anche nella sua fragilità. Non solo quella dei suoi maestosi palazzi dalle facciate finemente arabescate, quasi ricamate e merlettate, ricurvi sulle acque salmastre, ma di una intera città che, se le calotte polari continueranno a sciogliersi, rischia di sprofondare in quella laguna che l’ha sempre difesa e arricchita, rendendola la regina dell’Adriatico. Proprio nei giorni in cui l’Unesco ha proposto di inserire Venezia tra i siti mondiali in pericolo, una piccolissima e giovanissima startup italiana – Safe Place Studio – fa approdare su console il suo primo progetto che contiene il medesimo, disperato, grido d’aiuto. Grazie al mezzo usato per veicolare questo messaggio, i ragazzi della software house mantovana (che avevamo incontrato in occasione della vittoria del loro videogame all’ultima edizione del Red Bull Indie Forge, qui l’intervista) vanno oltre e permettono a tutti di toccare con mano un inquietante futuro prossimo in cui Venezia è ormai un triste museo a cielo aperto, preda di multinazionali e sponsor senza scrupoli. Andiamo alla scoperta di Venice 2089.
La recensione di Venice 2089
I 13 ragazzi di questa realtà diffusa tra Padova e Mantova, tutti ex studenti della Event Horizon School, tutti under 30, hanno condensato disagio, timori e paure di una generazione mai così in balia degli eventi e attenta al clima, nel loro Venice 2089. Dire che il videogioco tratti solo il tema ecologico sarebbe riduttivo: in filigrana si avverte un’aspra critica sociale secondo la quale cresce il divario tra ricchi (sempre di meno, ma sempre più ricchi) e poveri (sempre di più e sempre più soli) così come aumenta lo strapotere delle multinazionali. Il risultato è un’opera che trasuda inquietudine e pessimismo. Ma non piagnistei. Del resto, così come i 13 di Safe Place Studio hanno deciso di rimboccarsi le maniche e fondare la propria startup, consapevoli che tanto il mondo del lavoro non li avrebbe accolti, altrettanto Venice 2089 sprona ciascuno di noi, attraverso le gesta della protagonista, a fare la propria parte.
Intendiamoci, non c’è alcun intento di catechizzare l’utenza: il finale è aperto all’interpretazione che ciascuno di noi vorrà dargli (forse persino troppo). Ma la Venezia del futuro immaginata dai nostri connazionali è senza dubbio affascinante: ormai sommersa per buona parte, è un immenso museo a cielo aperto in cui le multinazionali affiggono qua e là le proprie pubblicità. Chi poteva è scappato, chi non poteva prova a condurre una esistenza miserevole fatta di stenti. L’immagine di una Venezia che sprofonda e di uomini e donne con l’acqua alla cintola è profonda ed emblematica e potrebbe spingere le nuove generazioni, più che gli appelli dell’Unesco, ad agire per fare la propria parte nel contrastare inquinamento e cambiamenti climatici.
Sul fronte ludico, Venice 2089 si divide in sei giorni virtuali (dalla durata di una ventina di minuti l’uno), durante i quali Nova, giunta in città durante le vacanze per incontrare suo nonno prende cognizione del problema e decide di agire. In “sella” al suo hoverboard (da Ritorno al futuro in poi è un classico immaginare che presto cavalcheremo skateboard volanti), capace di rendere le fasi esplorative più divertenti e frenetiche dell’atteso (si può grindare infatti su ringhiere e panchine), si aggira tra le calli aiutando i pochi abitanti della laguna a portare a termine una serie di missioni strampalate che spesso richiederanno l’intervento del suo fidato dronte.
Venice 2089 si lascia giocare piacevolmente e placidamente. Non richiede il minimo impegno e la soluzione degli enigmi è sempre dietro l’angolo. È, insomma, il videogioco ideale da portare avanti su Nintendo Switch mentre si sonnecchia in spiaggia sotto l’ombrellone. Questo nonostante proprio quella versione sia funestata da un buon numero di rallentamenti e cali nel frame rate che rendono talvolta difficile apprezzare i colorati diorami attraverso i quali la startup innovativa ha ricostruito alcune delle zone più caratteristiche di Venezia. Proposto al prezzo di soli 7 euro (6,99 a voler essere precisi), pari cioè a una coppa di gelato con tre gusti e la panna, offre una esperienza narrativa stimolante capace di invitare alla riflessione.