Saliamo sul sommergibile di una piccola startup parigina con a bordo tre talenti per esplorare i bui e inospitali anfratti del proprio subconscio
Qualcuno ha detto che le profondità marine ci spaventano perché ci ricordano gli anfratti del nostro inconscio, quelle zone misteriose che celiamo persino a noi stessi. Anche la nostra mente può ospitare recessi popolati da mostri, esattamente come l’oceano. Anche la nostra mente può farci finire in balia di una forza immane e distruttiva, proprio come il mare in tempesta. Su questo interessante parallelismo si fonda l’ultima fatica di Parallel Studio, startup innovativa parigina composta da tre talenti (Roman Coiffec, Nicolas Bredin e Sebastien Renard), ovvero Under the Waves. Un titolo interessante, che non ha certo paura di andare… a fondo.
Anche se all’apparenza Under the Waves potrebbe apparire un videogioco educativo sulla necessità di tutelare gli ecosistemi marini, sulla falsariga del vecchio Endless Ocean per Nintendo Wii o del ben più recente Beyond Blue, il titolo prodotto da Quantic Dream nella realtà dei fatti è un’avventura intimistica, un’occasione per confrontarsi con se stessi, data appunto dall’essere intrappolati nelle profondità marine dove, per qualche oscuro motivo, lavora e si dispera il nostro alter ego digitale, il sommozzatore professionista Stan. L’uomo, per motivi che almeno inizialmente vi saranno ignoti, si è auto inflitto la condanna all’isolamento, vivendo appunto negli abissi del mare del Nord per riparare le condotte che trasportano petrolio e portare avanti progetti di natura scientifica.
La sua mesta vita si suddivide tra la sua piccola casa sott’acqua, regno di una intelligenza artificiale che spezza un po’ la soverchiante sensazione di solitudine e il Moon, il piccolo sottomarino col quale potrà avventurarsi negli abissi per compiere le missioni diurne, che lo vedranno riparare condotte, recuperare vari tipi di alga e pulire i fondali per avere la materia prima essenziale per la costruzione di piccoli oggetti idonei alla sua sopravvivenza in un ambiente tanto ostile.
Si può persino uscire dal sottomarino e avventurarsi lungo le profondità nuotando: in questo caso bisognerà prestare però attenzione all’affaticamento dell’alter ego. Di notte, il walking simulator (ma sarebbe più corretto definirlo swimming simulator, ehr…) di Parallel Studio rivela la sua vera natura visto che il riposo del nostro è tormentato da incubi e allucinazioni che si faranno via via più frequenti e inquietanti.
A livello narrativo, Under the Waves è strutturato come un vero e proprio gorgo che vedrà il povero Stan perdere lucidità a mano a mano che si inoltrerà sempre di più nei bui e reconditi anfratti dei fondali. Una discesa infernale – se al posto dell’acqua ci fosse il fuoco e invece delle forme di vita abissali vi strisciassero attorno i diavoli danteschi – necessaria però per affrontare la successiva risalita, a patto di riuscire a purificarsi ed espellere le tossine negative che al momento ci zavorrano sul fondo del mare. Tra oggetti da rinvenire e zone da esplorare, Under the Waves si rivela inaspettatamente ludico, ricco di cose da fare e con un buon numero di misteri da svelare, non solo sul passato del protagonista, ma anche su quello che sta avvenendo nei fondali che ci ospitano.