U-Earth si dice sicura della propria tecnologia. Le certificazioni sono disponibili sul sito, dicono, e sono disponibili alle verifiche
Un polverone che rischia di rovinare il lavoro di anni: l’annuncio di una nota trasmissione TV che anticipava un approfondimento sui dispositivi che ormai utilizziamo ogni giorno sta montando in una situazione quasi ai limiti dell’inverosimile. U-Earth, l’azienda che produce e vende le mascherine U-Mask, si è trovata di punto in bianco al centro di un circo che la vede costretta a dimostrare la qualità dei filtri inseriti nel proprio prodotto: che, fanno sapere, sono realizzati, testati e certificati a norma di legge. In attesa, a questo punto, che anche la magistratura (che ha annunciato un’inchiesta) si pronunci.
Un servizio TV non andato ancora in onda
Tutto parte da un articolo comparso questa mattina sul Corriere, che anticipa i contenuti di un servizio che andrà in onda questa sera su Canale 5 in prima serata: in questo servizio, dice il quotidiano milanese, si metterà in dubbio l’efficacia dei filtri U-Mask, anche alla luce di alcune verifiche fatte fare a laboratori terzi. Il problema risiederebbe anche nelle procedure di ottenimento delle certificazioni da parte dell’Istituto Superiore di Sanità: che, stando a quanto riferito, si limiterebbe a fare da passacarte senza entrare nel merito dei test effettuati sui dispositivi.
Nel pomeriggio, poi, è arrivata anche la notizia che la Procura di Milano ha avviato un’inchiesta e avrebbe quindi provveduto a sequestrare in alcune farmacie del capoluogo una dozzina circa di mascherine U-Mask per effettuare le verifiche del caso.
La risposta di U-Mask
In una e-mail inviata ai propri clienti, U-Earth ha spiegato di essere a conoscenza della situazione e che l’azienda ha già intrapreso una serie di azioni per tutelarsi rispetto a questa vicenda. “Il metodo utilizzato per stabilire il coefficiente di protezione delle mascherine rispetta pienamente le norme e le leggi in materia – si legge nella missiva – La misurazione di questi parametri è stata effettuata da un laboratorio altamente qualificato nelle modalità previste dalla normativa vigente. Tutta la documentazione tecnica relativa ai nostri dispositivi è stata inviata, come prescritto dalla legge, alle Autorità competenti (Ministero della Salute) che, preso atto della correttezza della documentazione accompagnatoria e delle prove tecniche effettuate, ne ha disposto l’approvazione e la registrazione come dispositivi medici di classe I”.
L’e-mail rimanda poi al sito per prendere visione delle certificazioni, e invita chiunque avesse delle domande a scrivere per ottenere risposte puntuali nel più breve tempo possibile. Inevitabilmente questa storia si trascinerà però per qualche giorno o qualche settimana, in attesa a questo punto che si concluda anche l’iter giudiziario avviato.