Giacomo Masi, creative director del titolo Shattered Heaven e Giorgio Maioli, compositore e producer, ci raccontano lo sviluppo del gioco in uscita a fine maggio. «Vedere le proprie idee prendere forma e diventare un videogame è una emozione unica»
«Con l’attuale crisi che sta colpendo il mondo dei videogame, succede sempre più spesso anche nelle multinazionali che sfornano i blockbuster tripla A, ma la regola è d’oro soprattutto per le startup come la nostra: tutti devono sapere fare di tutto». Non ha dubbi Giacomo Masi, creative director di Shattered Heaven, roguelike e card game tutto italiano in uscita il 31 maggio su Steam.
«E se non lo sai fare, perché nessuno sa fare tutto, bisogna imparare in fretta e adattarsi», gli fa eco Giorgio Maioli, producer del gioco ma, appunto, anche compositore e sound designer. Entrambi lavorano in Leonardo Productions, una startup nata dalla collaborazione del team di sviluppo dietro al titolo Dry Drowning (lanciato nel 2019) e il publisher romano Leonardo Interactive.
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Com’è nato Shattered Heaven
Tramite questa collaborazione, il team ha avuto modo di ampliarsi dal nucleo originale, coinvolgendo diversi sviluppatori italiani e qualche presenza internazionale. «Siamo cresciuti parecchio, ormai siamo una ventina e a Shattered Heaven hanno lavorato una quindicina di persone, ma appunto restiamo una startup e tutti s’arrangiano a fare un po’ di tutto», prosegue Giacomo, classe 1989, sceneggiatore fiorentino per la televisione con incursioni nel mondo del cinema e, appunto, dei videogiochi.
«Ricordo ancora», dice sorridendo Giorgio, il maestro che ha musicato l’intera opera prossima al debutto, «la volta in cui ci siamo improvvisati esperti di doppiaggio, facendo casting agli attori, dando loro indicazioni e suggerimenti sui toni, le emozioni e le pronunce».
“Ci siamo lasciati ispirare dall’arte ellenica e da quella romanica: pensiamo che i classici possano dare molto al mondo dei videogame”
Perché sì, Shattered Heaven sarà doppiato. «Il nostro sogno sarebbe, un giorno, fare un videogioco doppiato dall’inizio alla fine, anche in italiano, ma è una impresa ardua perfino per le Case maggiori, perciò per noi è stato già un enorme traguardo avere alcuni dialoghi recitati in lingua inglese».
«Volevamo», prosegue Giorgio, «che Shattered Heaven avesse un forte impatto sul pubblico soprattutto sul fronte artistico: doveva sorprendere i giocatori per l’impianto stilistico, per il doppiaggio e per le musiche». E gli italiani, su tutti questi fronti, possono fare la differenza, vista la loro cultura millenaria. Non a caso la startup ha scelto di richiamare, nel nome, Leonardo Da Vinci. «Ci siamo lasciati ispirare dall’arte ellenica e da quella romanica: pensiamo che i classici possano dare molto al mondo dei videogame e già con il nostro precedente titolo avevamo sperimentato innesti simili, risultando convincenti».
«Lo stesso», spiega Giorgio, «per le musiche: abbondano di sonorità mediterranee. Ma visto che la sinossi prevede quattro popoli molto diversi, ho potuto spaziare da generi più sudamericani ad altri asiatici, inclusi motivi medievaleggianti, fino al techno per gli scontri coi boss».
“Da vera startup tutti hanno fatto un po’ tutto, quindi i beta tester li avevamo in casa”
Insomma, i ragazzi di Leonardo si sono divertiti parecchio a sviluppare Shattered Heaven: «Abbiamo iniziato a mettere assieme le prime idee tre anni fa, lo sviluppo è durato in tutto due anni e mezzo e quando ci guardiamo indietro non riusciamo a credere di essere riusciti a infilare tutto ciò che avevamo pensato», sorride, Giacomo.
«Vedere le proprie idee prendere forma e diventare un videogame è una emozione unica, come quando chiedevamo ai programmatori di provare il gioco per vedere se funzionava e loro entusiasti ci dicevano di essere riusciti a superare un pezzo particolarmente complesso», continua sempre il creative director.
“Lo sviluppo è durato in tutto due anni e mezzo e quando ci guardiamo indietro non riusciamo a credere di essere riusciti a infilare tutto ciò che avevamo pensato”
«Questo appunto perché da vera startup tutti hanno fatto un po’ tutto, quindi i beta tester li avevamo in casa», sorride.
«Spesso incontriamo ragazzi che vogliono aprire il loro studio e hanno tremila idee che vogliono far confluire in un gioco», conclude Giorgio, «ma è il metodo migliore per sviluppare qualcosa senza capo né coda o per rischiare di non concludere lo sviluppo: occorre partire da poche idee semplici, concrete e fattibili. Che non significa che il gioco debba essere piatto o banale, tutt’altro, ma giocabile e godibile. Solo i titoli che divertono hanno successo e noi speriamo che Shattered Heaven diverta moltissimo i giocatori».