«Volevo la mia casa sull’albero. Ma ipertecnologica». È da desiderio d’infanzia il sogno di Joni Williams si sta trasformando in un vero business. Dalla Nuova Zelanda è pronto a duplicare la sua stanza in tutto il mondo.
Qualche settimana fa vi abbiamo parlato di vacanze alternative sulla cordigliera delle Ande. Oggi vi proponiamo un’altra soluzione, nata in Nuova Zelanda, che non è certamente da meno. Si chiama Skysphere, l’ha inventata Jono Williams, ingegnere e graphic designer con il pallino delle case sugli alberi: «Fin da bambino ho desiderato averne una e ora mi sto divertendo a costruirle». Il suo però non è un albero convenzionale ma una struttura che ha abbracciato, fin dalle sue fondamenta, la tecnologia del ventunesimo secolo.
Le caratteristiche di Skysphere
È una circolare, ampia, singola stanza accessibile con una scala a pioli: «Sono molto orgoglioso della mia finestre a 360°. Troppe volte ho visto delle case sull’albero con minuscole finestre. Il bello di essere lontani dal suolo risiede anche nel panorama che l’altezza può offrire. È stata una mia priorità». La finestra di cui parla Jono è alta 2 metri e ha una circonferenza di 14 metri.
La stanza è completamente alimenta da pannelli solari che forniscono quell’energia necessaria per alimentare tutti i gadget moderni che sono stati collocati al suo interno. Gadget che sono quasi interamente controllabili tramite smartphone: dalla gestione dell’illuminazione all’apertura della porta, fino alle varie opportunità di intrattenimento.
Birra, musica e divertimento
Skysphere è dotata di connessione a internet super veloce. L’utente può scegliere la tonalità e il colore della luce in base al proprio mood e al momento della giornata. Inoltre è stata installato un sistema audio wireless, un dispenser ghiacciato per le birre («Non devono mai mancare» sottolinea Joni). Tutto controllabile attraverso un’app installata nel telefono che risponde a comandi vocali.
Quanto costa Skysphere?
Joni è stato letteralmente travolto dal successo che la sua idea sta riscontrando che ha dovuto iniziare a pensare alla commercializzazione del prodotto: «Come tutte le case sull’albero è nata solo per esigenza personale. Volevo il mio posto, unico e speciale. Ora, invece, con tutte le richieste che ho ricevuto sto iniziando a costruirne alcune da vendere e altre da riservare a utenti passeggeri». Anche al di fuori della Nuova Zelanda: «Sicuramente sì, ci vorrà del tempo ma cercherò di espandermi il più possibile».
@ilmercurio85