«Noi, stupidi umani, non saremo più necessari con l’AI? Sono confuso, se a lungo andare certi lavori non verranno più fatti dalle persone, troveremo altre maniere per vivere. Con l’intelligenza artificiale mi pongo delle domande sul ruolo dell’uomo in futuro». Chi parla è Tommy Kuti, classe 1989, artista e tra i primi rapper a fare afrobeats in italiano. Cantanti, attori, sceneggiatori e autori hanno protestato (e continuano a farlo) in tutto il mondo perché temono che algoritmi e tecnologia saccheggino il loro lavoro, senza alcuna tutela dei diritti. Secondo Kuti c’è però un altro lato della medaglia. «Quando vedo cosa può fare l’AI mi dico: wow».
La storia di Tommy Kuti
Tommy Kuti è arrivato in Italia con la famiglia dalla Nigeria a due anni. Cresciuto a Castiglione delle Stiviere, in provincia di Mantova, ha sempre avuto la passione per la musica. Nella sua formazione c’è una laurea a Cambridge. «Ho studiato in Inghilterra e lì ho scoperto l’hip hop. La musica è diventata per me una valvola di sfogo».
A Brescia ha fondato il collettivo Mancamelanina insieme ad altri rapper. Una volta in Universal Music ha collaborato con vari artisti come Fabri Fibra nel brano Su le mani. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo album “Italiano Vero” che contiene il singolo #AFROITALIANO. Di recente è uscito il suo ultimo singolo Milano Be Like, comparso in un momento particolare per il capoluogo lombardo, attorno al quale sembra si sia un po’ spenta la magia di un tempo.
«Per me Milano è pian piano diventata il mio porto sicuro – ci racconta Tommy Kuti -. A volte penso sia l’unica città in cui mi dimentico di essere nero. Mi piace perché la gente è aperta e intanto posso schivare l’italiano medio». Come artista non concepisce il proprio lavoro senza un impegno anche su tematiche sociali e civili.
«Poi certamente si può essere artisti senza essere impegnati. Nella mia generazione alcuni hanno perso il desiderio di esprimersi su certe tematiche. Altrove è però normalissimo». Tommy Kuti ha citato l’esempio non tanto di colleghi, ma di personaggi pubblici del calibro di Kylian Mbappé, il calciatore del Real Madrid che in occasione delle ultime elezioni legislative in Francia si è esposto, invitando i giovani a votare per non far vincere l’estrema destra. «Non credo poi abbia molto senso il tag di attivista. Siamo solo umani che dicono quel che pensano». I social amplificano il messaggio e senz’altro favoriscono l’emergere di community che si stringono attorno a missioni e valori comuni.
@tommykuti #accadeoggi ♬ suono originale – Tommy Kuti
Nella chiacchierata con Tommy Kuti abbiamo poi affrontato la questione delle piattaforme streaming e del ruolo che hanno come gate d’accesso al pubblico, nel bene e nel male. «A me sciocca che se ne parli poco: abbiamo appurato che a fare i dischi d’oro sono le playlist. Pensavamo che una volta superata l’era delle radio e tv ci sarebbe stata libertà. La verità è che ora ci sono i curatori di playlist». Con l’AI che per molti artisti minaccia il lavoro dei creativi, ai suoi occhi le esperienze di vita vissuta come fonte di ispirazione restano inarrivabili per la tecnologia. «Mi piace stare in casa a registrare. Ma è l’esperienza a darmi spunto. La mia più grande ispirazione sono le emozioni».