Il DLC Tiny Tina’s Assault on Dragon Keep ha spalancato le porte a una saga parallela, irriverente e fuori di testa
Alla fine, bastava provarci. Perché i folli Borderlands di Mark Darin e Jeramy Cooke avevano già elementi GdR che permettevano, in nuce, di sfondare nel campo più tradizionale, quello degli RPG di stampo fantasy. Del resto si potrebbe dire che il genere ibrido degli looter shooter, in cui si fondono meccaniche da gioco di ruolo, tra bottini, side-quest con quelle più frenetiche e votate all’azione classiche degli FPS, le dobbiamo proprio alla folle saga di Gearbox Software. E il DLC Tiny Tina’s Assault on Dragon Keep del 2013 in cui tre giocatori sedevano a un tavolo per giocare a Bunkers & Badasses, gioco di ruolo cartaceo parodia del celebre Dungeons & Dragons, aveva fatto intendere che la saga potesse fare molto, in quell’universo, tant’è che il contenuto extra è diventato poi anche un titolo standalone. Perciò, messe da parte le ambientazioni futuristiche, stile Mad Max, che da sempre caratterizzano la serie, ecco che ci viene data la possibilità di immergerci in un universo tipicamente GDR, tra castelli, galeoni pirata, orchi e draghi. Ecco Tiny Tina’s Wonderlands.
Tiny Tina’s Wonderlands, molto più di un Borderlands in cappa e spada
Chiariamo subito una cosa: Tiny Tina’s Wonderlands non è un Borderlands moddato per presentare elementi fantasy. La struttura di gioco, benché risalente alla serie principale, ha infatti subito importanti modifiche. Alcune probabilmente non piaceranno a tutti, altre potrebbero essere spia del fatto che anche questo sia nato in origine come DLC, ma almeno Tiny Tina’s Wonderlands differisce quel tanto che basta per affrancarsi dalla saga di cui costituisce una costola, raggiungendo la maturità e l’emancipazione necessaria a permettergli di costituire, chissà, il primo capitolo di una serie parallela. A conti fatti ce lo auguriamo.
La più grande differenza tra Tiny Tina’s Wonderlands e Borderlands riguarda l’addio all’open world, in quanto l’intelaiatura di gioco è ora rappresentata da una mappa che rimanda ai giochi di ruolo da tavolo in cui il nostro eroe, inquadrato dalle più classiche delle visuali isometriche, apparirà in fattezze “chibi”, ovvero con una testa dalle dimensioni spropositate al resto del corpo.
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Ciò da un lato ha permesso agli sviluppatori di inserire più universi anche visivamente diversi tra loro (si passa da castelli medievaleggianti molto seriosi, in puro stile The Elder Scrolls, a zone piratesche che paiono uscite da Sea of Thieves) senza doverli fare coesistere nella medesima mappa, dall’altro però riduce significativamente la porzione del mondo esplorabile, che infatti non presenta più alcun veicolo per accelerare gli spostamenti.
Tiny Tina’s Wonderlands presenta un mondo assai più raccolto e questo potrebbe svelare il fatto che in origine fosse stato pensato per essere un DLC, oppure la scelta del tabellone tipico dei giochi da tavolo serve solo a deridere il mondo dei GDR: il titolo abbonda di riferimenti irriverenti a RPG cartacei e videoludici, trovarli tutti è un “gioco nel gioco”.
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Fortunatamente solo la mappa risulta ‘riassunta’, non il gameplay, soprattutto non le componenti ruolistiche che danno la possibilità di costruire da zero il proprio eroe, determinarne le abilità e le classi (che potranno essere fuse tra loro, a partire dal dodicesimo livello, mentre dal quarantesimo ne sbloccherete altre quattro ancora, potentissime) con due abilità attive tra le quali scegliere, una passiva e un albero delle abilità unico.
Cambiamenti rispetto al franchise si registrano poi anche sul fronte delle armi: se usare congegni futuristici e pistole di ogni tipo avrebbe potuto stonare col resto dell’ambientazione, in Tiny Tina’s Wonderlands viene dato maggior spazio alla balestra, a diverse armi bianche (spade, magli da guerra…) e alle magie, che funzionano come armi, ma occorre attendersi che il personaggio si ricarchi. Questo fa sì che il numero di bocche da fuoco sia inferiore rispetto ai Borderlands e che soprattutto si possano affrontare intere sessioni senza sparare mezzo proiettile.
Questo, unito alla possibilità di godersi l’intero gioco con altri tre amici (un vero party d’eroi!), ciascuno con la sua classe e le sue abilità, rende Tiny Tina’s Wonderlands inaspettatamente profondo. Purtroppo, però, non siamo in grado di parlarvi della qualità del gioco online perché in fase di recensione ovviamente i server erano spopolati, mentre nel dayone non hanno funzionato. Fatto piuttosto seccante, che ha reso anche inutile aver atteso da parte nostra oltre la data d’embargo per la pubblicazione di questa recensione.
Non tutte le ambientazioni risultano ispirate allo stesso modo, mentre più o meno tutte abbondano di cliché funzionali a mantenere una narrazione irriverente nei confronti degli RPG. Tiny Tina’s Wonderlands, da questo punto di vista, è davvero divertente e sopra le righe e, soprattutto, fa capire che non deve essere preso mai troppo sul serio. Le risate che strappa in diverse occasioni permettono così di passare sopra un’IA nemica davvero ridicola e una certa ripetitività di fondo che probabilmente solo il multiplayer coop riesce a mitigare. Ah, non fatevi vincere dalla fase di stanca, perché c’è pure un endgame che merita di essere provato… Insomma, non male: speriamo che venga presto annunciato un secondo capitolo!