Un giorno di lavoro come tutti gli altri. Fino a che non veniamo sparati in orbita
Fate conto di lavorare come addetto alle pulizie. Vi trovate a bordo di una navicella spaziale che presumibilmente dovrebbe essere spenta, non collegata a un razzo pronto al decollo. Ebbene, in pochissime righe avrete capito che le cose finiranno male e vi ritroverete nel buio profondo dello spazio, soli, in attesa che qualcuno si degni di venirci a salvare. Tin Can non è un piacevole simulatore di turismo spaziale, ma un videogioco indie nel quale dobbiamo non soltanto occuparci degli ambienti interni della navicella, ma anche porre rimedio ai tanti guasti che spunteranno.
Di titoli a tema spazio è piena la libreria gaming. Tin Can è sviluppato da Tin Can Studio, software house indie francese, e propone uno di quei simulatori che non accompagna un granché i neofiti. Se siete alle prime armi con i simulatori, sappiate che il titolo va parecchio nel tecnico e non vi affianca con un tutorial degno di questo nome. Giocando in prima persona, bisogna rimboccarsi le maniche ed esplorare gli spazi stretti della navicella.
A complicare le cose c’è il fatto che Tin Can genera un minimo senso di ansia, con l’allarme che rimbomba, costringendoci a capire quale e dove diamine sia l’ennesimo guasto. Abbiamo un manuale con decine di pagine da compulsare in fretta e furia per venirne a capo.
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Le missioni sono diverse e di lunghezza variabile. Tin Can si conclude in poco più di sei ore, restituendo al gamer una sensazione di appagamento notevole, soprattutto perché il titolo è sfidante nelle mansioni. Gli elementi interattivi sono parecchi, con un livello di dettagli su apparecchi, macchinari e interni più che discreto. Spegnerete incendi, sostituirete componenti, fino a tirare un sospiro di sollievo. Una volta tornati sulla Terra avrete il brevetto per essere minimo un astronauta.