Il ritorno (in alta definizione) di uno dei capitoli più discussi dell’intera serie
L’originale The Legend of Zelda Skyward Sword, di cui, senza troppa fantasia, l’odierno The Legend of Zelda Skyward Sword HD costituisce la riedizione in alta definizione, fu il primo titolo “hardcore” pensato appositamente per i bizzarri controlli sensibili al movimento del Nintendo Wii. Ancor più di Super Mario Galaxy, infatti, la Leggenda esattamente dieci anni fa aveva provato ad assimilare e a digerire l’accelerometro interno al buffo Telecomando che faceva da pad. Ma a non pochi giocatori venne in realtà mal di pancia. Anzi, mal di polso.
Alla scoperta di The Legend of Zelda Skyward Sword HD
Perché l’idea di sventagliare il Telecomando Wii a destra e a manca, come se fosse una spada (ma all’occorrenza pure un arco o una bomba), per quanto carina e divertente, in realtà mal si sposava con un gameplay stratificato come quello della saga di Zelda, che spesso intrattiene per ore. Il sottoscritto ricorda con un po’ di imbarazzo le sudate fatte per uscire vittoriosi negli incontri con questo o quel boss, in cui la precisione millimetrica era tutto, ma per agitazione, o per le bizze del Telecomando Wii (che andava resettato più volte), si veniva più volte respinti dal tarpano di turno, subendo un pesante contrattacco.
Finirlo fu un tour de force, estenuante e realmente faticoso. Conosco diversi estimatori della saga che scelsero perfino di lasciarlo a metà. La più bella novità portata in dote da questo The Legend of Zelda Skyward Sword HD riguarda anzitutto la possibilità di rivolgersi ai controlli tradizionali (senza, del resto, sarebbe stato impossibile adattarlo su Switch Lite). Chi vorrà potrà comunque sperimentare i controlli sensibili al movimento sfruttando i Joy Con, che sono perfetti e, sebbene vadano spesso ricalibrati, impiegano un attimo a ritrovare l’orientamento, senza più le pause del Telecomando del vecchio Wii.
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Mentre tutti gli altri potranno affidarsi ai controlli tradizionali. Rispetto agli altri Zelda, però, occorrerà decidere l’inclinazione del colpo, che coi Joy Con segue pedissequamente il movimento che mimeremo col braccio, mentre in assetto handheld tutto è demandato allo stick destro, la cui corsa d’azione è ovviamente inferiore al movimento letto dai sensori, quindi finisce consente di essere più veloci e, forse, semplifica eccessivamente i combattimenti. Non appiattisce però il gameplay: senza sensori è tutto meno divertente, è vero, perché non si ha più quel miscuglio tra Zelda e Wii Sports, con la sensazione di bruciare calorie come neppure con Wii Fit, ma i combattimenti, soprattutto quelli nella seconda metà del gioco, sono così profondi e variegati, da sembrare comunque dei puzzle.
Naturalmente, i sensori per il movimento andrebbero provati almeno una volta, se non altro quando si impugna l’arco, che regala davvero la sensazione di scoccare una freccia, o quando si usa il simpaticissimo Scarabeo, da direzionare con movimenti veloci ma precisi in una sorta di gioco a se stante. Si scopre così un gioco molto più fresco, che non a caso era stato edificato proprio attorno alle specifiche del Wii.
Viceversa, oggi come allora permangono dubbi sul level design di The Legend of Zelda Skyward Sword HD, che all’epoca iniziava già a sperimentare per non riproporre l’ennesima copia delle esperienze vissute in Ocarina of Time (c’era già stato Twilight Princess…).
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Il team guidato da Eiji Aonuma decise perciò di abbandonare la struttura classica, basata su un overworld che connette tutti i dungeon, a favore di una conformazione su più piani: sopra un cielo liberamente esplorabile a cavalcioni dei Solcanubi, enormi pennuti che gli abitanti di Oltrenuvola allevano (il nostro, di colore rosso, finirà poi dritto dritto nell’Hylian Shield, a imperitura memoria dell’aiuto che diede al primo eroe di Hyrule, regno che in quel momento non era stato nemmeno ancora fondato), mentre sotto strutture più o meno labirintiche, non connesse tra loro.
Per certi versi, The Legend of Zelda Skyward Sword HD è una sorta di metroidvania: Hyrule non è liberamente esplorabile, come siamo abituati dal primo capitolo, ma un susseguirsi di stanzette e corridoi. Praticamente ospita dei dungeons a cielo aperto (ma non mancano poi i Santuari veri e propri, con l’immancabile boss di fine zona ad attendervi) e proprio come nei dungeons solitamente è ramificata in modo tale che, più la si esplora, più si trovano scorciatoie per tornare velocemente indietro.
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Insomma, il level design è superbo ma, vuoi l’assenza della classica sensazione di libertà totale (la strada è una) provata più o meno in tutti gli altri capitoli, vuoi che si viene guidati in modo troppo pressante, vuoi che occorre ritornare due volte nelle stesse locations (accadeva pure in Wind Waker, ma lì la mappa era molto più ampia, e comunque non ci era piaciuto troppo nemmeno allora), è facile restare interdetti.
Anche perché così facendo non si coglie nemmeno più la differenza tra l’overworld e i Santuari e si finisce per affrontare sempre le stesse sfide, che sono divertenti ma soffocano il senso d’esplorazione. Ecco, se avete provato The Legend of Zelda – Breath of the Wild, sappiate che, sotto il versante del gameplay, The Legend of Zelda Skyward Sword HD si colloca direttamente agli antipodi, prevedendo una progressione unidirezionale e imposta dall’alto.
Le novità di The Legend of Zelda Skyward Sword HD
Veniamo infine al comparto grafico. Il capitolo originale seppe fare di necessità virtù sfruttando a proprio vantaggio gli evidenti limiti tecnici del Wii: anziché proporre qualcosa che scimmiottasse il fotorealismo, Nintendo esordì con un Cézanne videoludico e in movimento. L’intera grafica sembrava comporsi di pennellate più o meno accurate, la bassa definizione impastava i fondali, rendendoli quasi acquerellati. L’HD purtroppo ha spazzato via la magia e ora si scorge più facilmente la pochezza poligonale delle strutture e lo scarso livello di dettaglio degli sfondi.
Resta invece semplicemente meravigliosa la colonna sonora. The Legend of Zelda Skyward Sword fu il primo capitolo ad abbandonare i MIDI per i componimenti orchestrali e il risultato è semplicemente emozionante. Sono poi diverse le piccole limature introdotte per svecchiare un pochino il titolo: dalla possibilità di ridurre gli interventi della nostra assistente Faih, il petulante spirito della Master Sword (più noiosa di Navi) a quella di saltare i – bellissimi – filmati.
Insomma, The Legend of Zelda Skyward Sword HD dà la ghiotta opportunità di rivivere un capitolo poco conosciuto, talvolta anche aspramente criticato, sicuramente lontano dagli stilemi della saga. Non sarà il migliore della serie ma resta spanne avanti a moltissime avventure in terza persona, potendo poi contare, per la prima volta nella serie, su di un canovaccio molto più presente e su un’ottima caratterizzazione dei personaggi, simpatici, demenziali ma anche molto credibili nei momenti più drammatici. Un giusto mix tra quel vecchio, ma dolcissimo, cartoon di Wind Waker e l’epopea di Twilight Princess.