La startup indipendente WiwiGameStudio debutta nel mondo dei videogiochi con un platform vecchia scuola
Sei una strega! Chissà quante volte, leggendo libri, fumetti o guardando qualche cartone, lo avrete sentito dire. Strega, del resto, non ha certo una accezione positiva e, benché a noi stiano simpatiche, le fattucchiere vengono usualmente tirate in ballo per la sottana per indicare persone spiacevoli, dall’animo tutt’altro che candido. In The Legend of Gwen, però, è la strega la vera vittima della situazione.
The Legend of Gwen, il videogioco dell’Inquisizione?
Nel primo videogioco sviluppato dalla startup indipendente WiwiGameStudio, infatti, si impersona Gwen, una novizia che desidera diventare una maga potente. Il Male ci ha messo lo zampino e lei si ritrova a dover apprendere trucchi e sortilegi sul campo, lungo una serie di livelli vecchio stampo, classici dell’epoca a 32-bit (primi anni ’90) zeppi di trappole potenzialmente letali.
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Portando in dote sessioni a bordo dell’immancabile scopa di saggina, spuntoni che appaiono all’improvviso, piattaforme che si muovono e qualche oggetto da raccogliere e collezionare, The Legend of Gwen mira a irretire una platea di giocatori hardcore, cresciuta con titoli irsuti e sfidanti.
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Non tutto è perfetto e la scarsa esperienza degli sviluppatori si rintraccia in diversi frangenti, a iniziare dall’aver voluto a tutti i costi affidarsi a una visuale isometrica che non consente all’utente di prendere bene le misure, specie quando si deve saltare su di un nemico per sconfiggerlo o su una piattaforma, finendo così per collezionare game over gratuiti, dovuti al fatto che è impossibile comprendere davvero la prospettiva.
Allo stesso modo la visuale lontana rispetto all’azione non consente di comprendere cosa stia accadendo alla nostra protagonista: quanto distino nemici e minacce da lei e dove si nascondono i trabocchetti. A tutto ciò si aggiunge una palette cromatica che contribuisce affinché l’intero gioco sia piuttosto oscuro, con schermate difficilmente leggibili, tanto più su Switch in modalità portatile, dove tutto rischia di impastarsi. Se a un gioco già difficilotto si aggiungono tutti questi inutili supplizi, una partita rischia di diventare una tortura. Forse allora meglio il rogo…