Dopo nemmeno quattro anni dall’originale, una nuova versione. Scopriamo assieme cosa contiene
Uscito nel giugno del 2020, mentre gli italiani riguadagnavano la libertà dal primo lockdown, The Last of Us Part II gode già, dopo poco tempo, di una Remastered per PlayStation 5 anche se, come vedremo, sarebbe più giusto definirla Director’s Cut. Un po’ tutte le software house nell’ultimo periodo hanno riproposto rimasterizzandoli i loro titoli da 90, ma nessuna lo ha fatto recuperando dall’armadio opere tanto recenti.
Le novità di The Last of Us Part II Remastered
Naturalmente il nostro stupore per una riedizione così ravvicinata all’uscita del titolo originale riguarda solo chi ha giocato a quella e ha la tentazione di acquistare anche questa. Non investe tutti coloro che mancarono The Last of Us Part II all’epoca (qui la nostra recensione) e vogliono rifarsi oggi acquistando la Remastered. Perché, Remastered o edizione liscia, The Last of Us Part II è e resta un capolavoro da provare assolutamente, anche a quattro anni di distanza. Sorgono maggiori dubbi, però, sul quesito se sia necessario comprare entrambe le versioni…
Se siete a digiuno di ciò che il capolavoro di Naughty Dog ha rappresentato per l’industria videoludica vi rimandiamo all’entusiastica recensione del nostro Alessandro. All’epoca seguì da vicino le disavventure al cardiopalma di Ellie, perciò sarebbe inutile tornarci oggi, ripetendo quanto già scritto. Qui ci limiteremo ad analizzare le novità portate in dote da The Last of Us Part II Remastered oltre al versante tecnico, ovvero il pieno supporto al 4K nativo in modalità Fedeltà per 30 fotogrammi al secondo, 1440p in modalità Performance e framerate sbloccato per le TV che supportano il VRR, livello di distanza aumentato, ombre di maggior qualità, texture in miglior definizione e, sul fronte sonoro, l’integrazione del Descriptive Audio. Inutile dire che trova posto anche il supporto per il feedback aptico del DualSense, vero marchio di fabbrica delle produzioni pensate per PlayStation 5.
A parte i paroloni possiamo dirvi che è realmente difficile scorgere a occhio nudo le differenze tra la versione PlayStation 4 (con l’upgrade gratuito uscito nel ’21) e quella PlayStation 5, considerato che la mole poligonale è rimasta invariata. Sul fronte ludico l’aspetto che più ci ha incuriosito non è solo l’aggiunta di alcuni livelli inediti, su cui torneremo a breve, ma soprattutto l’aggiunta della modalità No Return, Senza ritorno, che permette di prendere parte a un roguelike (quindi morte permanente con reset dell’inventario) inaspettatamente profondo e variegato da giocare con diversi personaggi inediti. Dieci, da sbloccare un po’ per volta avanzando e soddisfacendo particolari requisiti. Tra sfide giornaliere, novità ludiche e boss variegati ci ha intrattenuto senza mai stancarci o, peggio, rivelarsi accessoria rispetto all’avventura tradizionale. Da questa provengono gli spezzoni dei livelli in cui affronteremo orde di nemici, con continue capatine alla Safe House tra una sfida e l’altra per potenziare il proprio armamentario.
Piccola chicca che la dice lunga sul livello di dettaglio dell’opera la modalità Guitar Free Play che permette di suonare la chitarra liberamente: non ci divertivamo così tanto da quando strimpellavamo l’ocarina in The Legend of Zelda – Ocarina of Time.
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Meno entusiasmante l’apporto contenutistico dei Livelli perduti. Si tratta di stage scartati dal team di Santa Monica e, in quanto tali, ininfluenti tanto dal punto di vista ludico quanto da quello contenutistico. Se avete amato il gioco base, adorerete comunque vederli anche per mera curiosità, peccato solo che siano davvero dei frammenti. Poterli giocare col commento fuori campo degli autori, come avviene per i film entrati nel mito, è una ghiotta opportunità che aiuta a comprendere chicche di level design che rischiano altrimenti di passare inosservate. Anche per questo probabilmente sarebbe stato meglio chiamare questa nuova edizione Director’s Cut, considerate le differenze tecniche tra la versione PS5 e quella PS4.
Questo è quanto, The Last of Us Part II Remastered si esaurisce qui. Come vedete, è difficile rispondere alla domanda posta all’origine di questa recensione, ovvero se ci sentiamo di consigliare la nuova versione a chi ha già divorato il gioco base del 2020. Probabilmente dovreste farlo solo se siete fan ultrasfegatati della serie, mentre in codizioni normali l’offerta ludica di per sé non giustifica il riacquisto. Discorso a parte, come già anticipato, per tutti coloro che si fossero persi quel capolavoro di The Last of Us Part II su PlayStation 4: in questo caso urge rimediare la Remastered per la propria PS5 quanto prima.