Dal Giappone un titolo rilassante. Un secolo di tempo per far risplendere la civiltà
Costruire un mondo nuovo rappresenta uno degli slanci creativi che ciascuno di noi ha compiuto almeno una volta nella vita. Con l’immaginazione, si intende. Ce lo siamo figurati senza più compiti, senza più litigi o, magari, con qualche ambizione in più. Il settore dei videogiochi ha da offrire una ricchezza di titoli in questo senso, che aiutano i gamer a dare libero sfogo alla propria capacità gestionale. The Hundred Year Kingdom, disponibile anche su Nintendo Switch e sviluppato dalla software house giapponese Kaeru-san Games, è un prodotto che cerca di incuriosire una nicchia di gamer, appassionati di videogiochi più gestionali, dove la cura e l’attenzione per il creato vengono presi davvero sul serio. Con cento anni a disposizione riuscirete a far risplendere la vostra civiltà?
Disponibile in inglese, The Hundred Year Kingdom non è un titolo che poggia tanto sulla grafica. La schermata di gioco è sempre fissa. In nostra compagnia avremo un simpatico oracolo, interpretato da varie figure femminili. Con loro si instaurerà un rapporto amichevole: pur essendo figure divine, sono disposte a seguirci nel tutorial e a darci tutte le indicazioni del caso. A esser sinceri non sono tanti gli aspetti da tenere in considerazione per fare un buon lavoro: cibo, produzione e cultura sono di fatto i soli settori su cui occorre investire. Ci sono librerie e bibloteche da aprire, attività da lanciare per dare lavoro alle persone e ovviamente la necessaria bonifica dei terreni.
The Hundred Year Kingdom non è un titolo punitivo. Funziona a turni – ma siamo da soli contro il destino – e il tempo scorre anno dopo anno. Dopo ogni costruzione sul terreno passano 12 mesi e piano piano la nostra civiltà prende forma. Come visibile dalle immagini della recensione, non figuratevi spazi aperti in cui perdervi nei dettagli. Il mondo che state costruendo è un modellino esteso su poco più di un fazzoletto di pixel. Proprio per non mettere troppa ansia al costruttore, la casa di sviluppo non ha inserito variabili come guerre o altri gravi imprevisti che potrebbero minacciare la serenità del nostro mondo. Elemento che non complica le cose. D’altra parte è evidente il rischio ripetitività una volta che si scoprono tutte le dinamiche di gioco.