Grazie a Capcom e alla penna di Shu Takumi, chi volesse calarsi nella toga di un difensore può farlo senza ricorrere alla laurea in legge alle serali
Diciamo la verità: a molti avvocati piace calcare le assi dei tribunali come se fossero quelle di un palcoscenico. Anche se il processo è cambiato parecchio, per esempio dai tempi del neorealismo italiano, che spesso si soffermava sulle figure dei principi del foro, ancora oggi, soprattutto nel penale, è possibile assistere ad arringhe e scambi con l’accusa emozionanti. Non ci sarà una giuria da convincere come negli USA, più attenta al modo in cui vengono ricostruiti i fatti che non alle norme di legge portate a supporto della propria tesi, ma talvolta basta assistere a un dibattimento per innamorarsi della professione forense. I giapponesi, come al solito, adorano esagerare e ci presentano un “simulatore di avvocato” a dir poco sopra le righe, ma chi volesse calarsi nella toga di un difensore può farlo senza ricorrere alla laurea in legge alle serali. È sufficiente acquistare The Great Ace Attorney Chronicles per Switch, PS4 o PC.
Raccogliendo prove in The Great Ace Attorney Chronicles
Nata originariamente su smartphone, la serie legaleggiante della software house nipponica Capcom deve ai sistemi di gioco portatile Nintendo DS e 3DS le sue fortune. The Great Ace Attorney Chronicles oggetto dell’odierna recensione perché fresco di debutto sugli store di PlayStation, Switch e Steam, non è un titolo inedito, ma una doppia raccolta delle avventure del giovane avvocato Ryunosuke uscite in origine sul bivalve Nintendo e rimaste immotivatamente confinate sull’arcipelago nipponico.
Adventure e Resolve, i due titoli che fanno parte del pacchetto, sono ambientati nella Londra e nel Giappone di fine Ottocento, in piena rivoluzione industriale la prima e in piena apertura al mondo la seconda. Entrambi i titoli ruotano intorno a cinque misteriosi casi di assassinio narrati con l’inconfondibile mix di dramma, umorismo e colpi di scena che contraddistingue l’epopea legale di Ace Attorney. Ma questa volta non ci sarà più in aula l’inconfondibile avvocato in completo blu dal ciuffo ribelle che ha fatto la fortuna della serie. Noi ci ritroveremo infatti al fianco di Ryunosuke Naruhodo, avo di Phoenix Wright.
Esattamente come nei precedenti capitoli, prima di arrivare a dibattere un caso in aula, anche in The Great Ace Attorney Chronicles bisognerà arricchire il proprio fascicolo e raccogliere le prove, parlando con i testimoni, esaminando gli indizi e setacciando le scene del delitto. Una volta in aula, bisognerà, sulla base di quanto raccolto durante le indagini, ascoltare le testimonianze, incrociare i fatti e mettere in difficoltà il vero assassino, facendo emergere il movente, così da dimostrare l’innocenza del proprio assistito. Una postilla necessaria: purtroppo l’intero gioco è in inglese, perciò dovrete cavarvela piuttosto bene con la lingua di Sua Maestà, per non procedere alla cieca.
Tutto questo, come già anticipavamo, senza dimenticare mai la natura nipponica del gioco, che lo renderà estremamente stravagante. The Great Ace Attorney Chronicles è un giallo da vivere al cardiopalma (con l’opzione Story Mode può essere comodamente letto, senza nemmeno interagire con il dipanarsi degli eventi, proprio come se fosse un romanzo), ma non è un’opera di Agatha Christie: resta comunque un videogioco, perciò alterna momenti drammatici (fallire in aula non è nemmeno così difficile) ad altri demenziali. Questi, in particolare, sono il regno di un giovane e bizzarro detective londinese, tale Herlock Sholmes (ehr) che il nostro avvocato giapponese in trasferta si troverà ad aiutare in diverse occasioni, dato che le teorie del buon investigatore sono sempre piuttosto… campate in aria.
Anche in questo spin off recuperato dalla sterminata ludoteca del 3DS (e a livello tecnico si nota, sebbene il comparto artistico permette di ignorare la maggior parte delle magagne), ci si diverte soprattutto in aula, smontando col dovuto tempismo le menzogne di testimoni corrotti o reticenti e facendo crollare il teorema accusatorio dei procuratori. È davanti al giudice che si ha modo di godere appieno dei meravigliosi personaggi tratteggiati con disinvoltura da Shu Takumi, uno più incredibile dell’altro, tutti comprimari indispensabili per mandare avanti la commedia. Perché se è vero, come dicevamo in apertura, che sotto la toga, nel petto di ogni avvocato, pulsa il cuore dell’attore, è anche vero che per mettere in scena uno spettacolo degno di nota, che appassioni la giur… ehr… il pubblico occorre un parterre all’altezza. E quello di The Great Ace Attorney Chronicles è esattamente così.