Dallo sviluppatore indipendente Tonguç Bodur un’esperienza con del potenziale
A primo impatto sembra di rivivere l’atmosfera del Pueblo in Resident Evil 4. Nessuno in giro, il cielo grigio, case apparentemente abbandonate e noi soli al mondo che non si sa perché dobbiamo avventurarci in un simile posto. The Dead Tree of Ranchiuna, walking simulator con elementi da puzzle game e una ricca storia da scoprire, è un titolo indie che avrebbe meritato senz’altro molto di più dal punto di vista grafico e dell’interazione. L’impatto con videogiochi simili, dove il gameplay è limitatissimo (si cammina e si corre per lo più), non può tralasciare le ambientazioni che attraversiamo. In un contesto montano, selvaggio, inizia un percorso di ascolto e scoperta: grazie ai sottotitoli in italiano sarà più facile seguire il tutto e capire perché il protagonista ha scelto di lasciare o, meglio, fuggire dalla metropoli e fare ritorno alla ridente città natale. Quattro case contate e misteriose presenze che pare ci osservino in continuazione.
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Chi scrive ha dato credito a un sacco di visual novel e walking simulator che, per quanto acerbi ed essenziali, hanno saputo porsi come prodotti con una storia ambiziosa. Non serve la grafica per immaginarsi un dramma, se ci viene raccontato come si deve. D’altra parte la scelta dello sviluppatore Tonguç Bodur, di cui già vi abbiamo presentato Lucid Cycle per Nintendo Switch, di osare e proporci qualcosa in più (ad esempio la possibilità di agire in prima o in terza persona) obbliga ad alzare l’asticella delle aspettative.
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Siamo i primi a riconoscere il lavoro di team minuscoli o, come in questo caso, di monadi del gaming che mettono tutta la propria passione per produrre videogiochi. Tonguç Bodur lo fa dal 2014 e il suo lavoro è senz’altro riconoscibile, grazie appunto a questa ricerca attenta di scenari selvaggi e onirici. Il genere videoludico dei walking simulator potrebbe senz’altro esplorare nuove praterie dove narrazione e grafica sempre più appagante possono immergerci in lungometraggi interattivi. Per il momento apprezziamo lo sforzo, anche se – per il titolo oggetto della nostra recensione – la resa grafica ha qualche difetto qua e là.
Nel corso del gameplay di The Dead Tree of Ranchiuna si scopre che il viaggio è cadenzato da una serie di dialoghi tra noi e figure che sentiremo, ma non riusciremo a vedere. Come se fossimo in un sogno, o sul ciglio di un incubo. Le conversazioni sembrano amichevoli e famigliari, ma sotto le carinerie è evidente che il protagonista nasconde qualcosa. Un dolore, una ferita, un dramma da cui vuole scappare? Con il tasto R su Switch è possibile passare dalla modalità in prima persona a quella in terza. Il giovane che governiamo è un ragazzo all’apparenza forte e fascinoso, il classico studente di successo che va a fare carriera nella grande città, lasciandosi amicizie e affetti alle spalle.
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Non vogliamo darvi nulla in più sulla storia, che merita e va vissuta dall’inizio alla fine. D’altra parte dobbiamo avvisarvi di alcuni problemi tecnici che abbiamo riscontrato già nei primissimi istanti di gioco. In The Dead Tree of Ranchiuna troverete effetti pop up frequenti, così come i cali di frame rate (soprattutto in terza persona); in una fase iniziale di puzzle game ci siamo persi totalmente il controllo del protagonista (puntando indietro, andava a sinistra) e gli ingaggi con oggetti e altri elementi ambientali non sono proprio immediati. Se siete però disposti ad accettare queste imperfezioni, alla luce degli sforzi individuali dello sviluppatore, allora troverete una storia che saprà conquistarvi fin da subito.