Cosa fareste per salvare la vostra famiglia?
Chi ci è nato o l’ha attraversato da adolescente, molto probabilmente ricorda quel decennio con buone dosi di nostalgia. Stiamo parlando degli anni ’90, decade che ci riporta alla memoria la musica dance, i cartoni animati, le partite a calcetto in oratorio e, a dirla tutta, l’ultimo vero periodo senza che internet e i social monopolizzassero la nostra attenzione. Ma gli anni ’90 non sono tutto rosa e fiori: come qualsiasi periodo storico, le vite delle persone passano spesso momenti bui. Come quelli di Linda e di sua figlia Ali, la protagonista di The Big Con che andremo a governare in un mondo tanto colorato quanto difficile per una famiglia in condizioni di precarietà, sotto la minaccia di uno strozzino che chiede una somma impossibile da raccogliere in dieci giorni se si ha una videoteca.
Sviluppato anche per Nintendo Switch da Mighty Yell – software house indie di Toronto innamorata degli anni ’90 e, come spiegano nella bio Twitter, impegnata su un titolo crime non violento – The Big Con è un’avventura con luci e ombre, che va raccontata fin da subito per quella che è. La storia della protagonista non racconta di un riscatto o di un percorso di crescita in cui riesce a far prevalere la giustizia contro il cattivo di turno che vuole cacciare lei e la madre dal locale. Con quasi 100mila dollari da raccogliere in pochi giorni, la creatività e l’ingegno non sono da tutti.
Così Ali sceglie il lato oscuro e diventa una scippatrice. In questo, dobbiamo ammetterlo, ci siamo ritrovati spiazzati. Non che la storia non meriti, o che i dialoghi con gli NPC deludano, ma ci saremmo aspettati un percorso di crescita che non facesse diventare la protagonista una ladra, impegnata a rubare con destrezza portafogli e soldi nel tentativo di raccogliere più spiccioli possibili. Nessun moralismo in tutto questo: del resto come non innamorarsi e immedesimarsi in trame di piccoli ladruncoli, come Oliver Twist, che a quell’età non hanno e non possono avere colpe. Ci saremmo tuttavia aspettati uno sviluppo diverso, che non avrebbe mai intaccato il gameplay.
Su quest’ultimo non c’è in realtà molto da dire. The Big Con è un prodotto semplice: si gironzola in un mondo 2D, si ascolta, si parla e, come detto poco fa, si scippa attraverso un neanche troppo difficile gioco di tempismo con i tasti. Avremo più di un’occasione per mandare a segno i nostri colpi. L’aspetto migliore e che salta all’occhio è la cura grafica nel ricreare un mondo cartoon che spruzza anni ’90 da ogni pixel. Colori accesi, ambientazioni credibili, negozi che oggi non esistono più, abiti e mode sono parte di uno scenario da cui è difficile staccarsi. Il titolo, purtroppo, si completa in poche ore, senza troppe difficoltà. In un mondo dove tutti sono eroi e i protagonisti a volte prevedibili, la storia di Ali merita comunque una chance. Se non altro perché parla di vita vera, di errori, di sbagli. Fatti per salvare la propria famiglia. Messa così, è davvero difficile giudicare.