Entro primavera tutte le principali telco adegueranno i loro listini alle nuove regole. Con modalità diverse caso per caso
Uno dei tormentoni del 2017 si avvia a conclusione: la tariffazione ogni 28 giorni, ogni 4 settimane, che ha cambiato il modo in cui gli operatori telefonici (e non solo) calcolavano le tariffe per i propri clienti si avvia a scomparire. Per cancellarla è intervenuto il Governo con un decreto apposito per cambiare le carte in tavola: gli operatori hanno tempo ancora qualche settimana per adeguarsi e tornare alle bollette mensili, ma hanno scelto ciascuno un modo diverso per farlo. In alcuni casi facendo sollevare qualche sopracciglio, tanto che alcuni deputati PD si dicono già pronti a presentare un esposto ad AGCOM.
Cosa dice la nuova legge
Dopo che praticamente ogni tariffa si è spostata dal rinnovo mensile a quello ogni 28 giorni, creando una sorta di 13simo mese visto che numeri alla mano si pagava una volta in più all’anno la propria bolletta telefonica, a ottobre scorso il Governo ha preso in mano la questione e ha riportato il calcolo spalmato su 12 mesi dell’anno. Nella legge n.ro 172/2017 art. 19-quinquiesdecies è scritto:
I contratti di fornitura nei servizi di comunicazione elettronica disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 1º agosto 2003, n. 259, prevedono la cadenza di rinnovo delle offerte e della fatturazione dei servizi, ad esclusione di quelli promozionali a carattere temporaneo di durata inferiore a un mese e non rinnovabile, su base mensile o di multipli del mese.
In altre parole, salvo offerte speciali che si esauriscono in pochi giorni, tutto il resto del tariffario deve essere calcolato mese per mese: gennaio, febbraio, marzo ecc, così da rendere anche molto più chiaro quando comincia e quando finisce il periodo di riferimento entro cui consumare minuti e gigabyte associati alla propria tariffa. Agli operatori è stato concesso un tempo definito (120 giorni) per adeguarsi a queste nuove regole, e ora uno ad uno stanno comunicando le modalità con cui lo faranno.
Ricapitoliamo cosa è successo, con un esempio. Il sig. Rossi sottoscrive un contratto da 10 euro a rinnovo, che comprende 100 minuti e 1 gigabyte di traffico dati ogni ciclo di fatturazione. Nel caso di rinnovi mensili, a fine anno pagherà 120 euro e avrà goduto di 1200 minuti e 12 gigabyte di traffico. Nel caso di rinnovi ogni 28 giorni, semplificando, potremo dire che pagherà 130 euro (13 rinnovi), ma il bundle associato sarà di 1300 minuti e 13 gigabyte. Il problema nasce però soprattutto per la telefonia fissa e per gli altri servizi, come quelli delle pay-TV: in quel caso l’offerta è quasi sempre forfettaria, che si paghi 12 o 13 volte si ottiene sempre lo stesso servizio, da qui la decisione del Governo di intervenire.
La legge in questione ha una debolezza: parla di tempi e di periodi di fatturazione, ma nulla dice rispetto al valore delle tariffe (anche perché è inevitabile lasciare al mercato piena libertà nello stabilire questi valori). In pratica alle telco è stata lasciata piena discrezionalità sul come applicare queste modifiche: possono abbassare la dotazione di minuti e gigabyte di una tariffa mantenendo lo stesso prezzo, possono farla crescere in prezzo mensile per spalmare 13 rate su 12, possono alzare il prezzo e in parallelo anche minuti e gigabyte, oppure possono infine riformulare completamente la propria offerta. Quest’ultima possibilità è quasi impraticabile, nell’immediato almeno, quindi quello a cui assisteremo è una via di mezzo tra le prime tre alternative.
Cosa fanno TIM, Vodafone, Wind-Tre e Fastweb
La strada scelta dagli operatori è molto diversa l’una dall’altra. TIM è forse la telco che si è impegnata di più per rendere chiaro il percorso che affronteranno i suoi clienti: di fatto il costo del 13simo rinnovo sarà spalmato su 12 pagamenti, ma cresceranno proporzionalmente tutti i minuti, gli SMS e i gigabyte compresi. Sul sito TIM è possibile fare i conti grazie a una serie di strumenti messi a disposizione: per quanto attiene gli smartphone la tariffa si rinnoverà sempre lo stesso giorno ogni mese, mentre per la telefonia fissa si tornerà a una bolletta inviata ai clienti mese per mese. Il nuovo corso partirà il 5 marzo. Alla fine dell’anno chi è cliente TIM avrà pagato esattamente quanto avrebbe pagato in precedenza.
Wind-Tre va nella direzione opposta: il costo del singolo rinnovo sarà applicato solo 12 volte l’anno, quindi con una sostanziale diminuzione dei costi, ma caleranno di conseguenza anche il monte minuti e traffico dati associati (naturalmente ciò non vale per la telefonia fissa, dove la connessione resterà illimitata ove previsto). Wind-Tre non dice molto di più, soprattutto perché si riserva la possibilità di rimodulare ulteriormente l’offerta in un secondo momento: ci saranno quindi altre novità nelle prossime settimane. Le nuove tariffe partiranno ad aprile per Wind, da fine marzo invece per Tre. Chi è utente Wind e Tre, lo ripetiamo, pagherà meno di prima (ma avrà meno traffico in cambio).
Vodafone ha un approccio diverso: da quanto si è appreso l’intenzione è quella di far partire le nuove tariffe da fine marzo, ma soprattutto per quanto attiene il mobile ci saranno cambiamenti notevoli. Il costo totale sarà identico, visto che la 13sima mensilità sarà spalmata sulle altre 12 come nel caso di TIM: tranne alcune eccezioni minori, però, Vodafone non pare intenzionata ad adeguare anche il bundle delle offerte di conseguenza. Quindi a fine anno ci saranno meno minuti, meno gigabyte e meno SMS a disposizione, a parità di costo: bisognerà farsi bastare gli stessi minuti e gigabyte per più giorni, ma si pagherà la stessa cifra di prima. Diverso, di nuovo, il discorso per la rete fissa visto che praticamente tutte le tariffe in questo settore sono e restano illimitate per chiamate e navigazione.
Veniamo ora a Fastweb: all’operatore va riconosciuto di aver messo in chiaro quali sarebbero le modalità e i costi di uscita nel caso si decida di passare ad un altro gestore. Il comunicato ufficiale infatti recita: “I clienti delle offerte fisse avranno diritto di recedere dal contratto o di passare ad altro operatore senza penali, costi di disattivazione o restituzione degli importi relativi a promozioni già godute, nei 30 gg antecedenti all’entrata in vigore della modifica contrattuale secondo le modalità previste. I clienti mobili potranno invece, come già avviene, recedere in qualsiasi momento, oppure passare alla migliore offerta disponibile, in modo semplice e veloce, con un click. I clienti potranno inoltre passare ad altro operatore senza perdere il numero, senza penali o restituzione di importi relativi a promozioni già godute”.
Quanto alle soglie, ai minuti e ai gigabyte, la strada seguita è la seguente: nel comunicato si parla esplicitamente di mantenere il costo annuale identico e dividerlo in 12 e non 13 pagamenti (“il costo annuale delle offerte fisse e mobili rimarrà fisso, l’importo verrà semplicemente diviso per dodici mensilità, invece di tredici rinnovi ogni 28 giorni”), mentre per quanto attiene il bundle “Per le offerte mobili il traffico attualmente previsto per 28 giorni verrà erogato su base mensile”. Niente incremento, come fa invece TIM, si segue la strada di Vodafone: se prima c’erano 500 minuti ogni 4 settimane, resteranno sempre 500 ma da usare ogni mese solare. Fastweb però punta sulla competitività della propria offerta, che a suo giudizio risulta anche molto trasparente in materia di costi nascosti visto che dal suo listino sono spariti quelli realtivi a segreterie telefoniche, servizi di avviso di chiamata e così via.
Questione chiusa?
Siamo in piena campagna elettorale, quindi è difficile prevedere come si evolverà la questione della 13sima bolletta. Ciò che è certo è che l’intera faccenda nasce proprio in considerazione dei costi legati a questo diverso modo di conteggiare la durata delle mensilità, ogni 28 giorni invece che ogni mese da calendario, che si era tradotta di fatto in un aumento: pagare la stessa cifra per 13 volte invece che 12 ogni anno equivale a pagare un mese in più di abbonamento (ma, come abbiamo visto nell’esempio precedente, questo corrisponde a più traffico). La risposta più ovvia a questa obiezione, tuttavia, è che le tariffe sono in continua evoluzione e che in linea di massima oggi paghiamo meno per avere di più rispetto a qualche anno fa.
Alcuni deputati PD sono insorti rispetto a questi ricalcoli, sostenendo di fatto che tradiscono lo spirito del provvedimento e che sono pronti esposti per AGCOM e Antitrust per fare luce sulla faccenda: l’interpretazione offerta, che piacerà probabilmente molto ai consumatori, è che il passaggio a 12 pagamenti dovrebbe corrispondere a valori inalterati del traffico e prezzi più bassi. Forse TIM è l’operatore che più si avvicina a questa interpretazione, seguito da Wind-Tre, sebbene allo stato attuale nessuno dei principali operatori risponda in tutto e per tutto a questa sollecitazione.
Il vero problema, probabilmente, è come è stata scritta la legge: alle telco viene chiesto di adeguare i periodi di tariffazione, ma niente si dice dei costi. Ai clienti non resta che adeguarsi, anche perché non si può escludere che nei prossimi mesi – ma solo dopo che queste nuove tariffazioni saranno a regime – ci sarà un nuovo walzer di offerte che cambieranno drasticamente i costi di tutti gli operatori. Sullo sfondo c’è poi lo spettro di Free, la francese Iliad che diventerà il quarto operatore mobile dopo la fusione tra Wind e Tre: quella sarà probabilmente la molla che farà scattare un ulteriore ribasso per le tariffe di tutte le telco.