Nello scatolone di sabbia in giardino i pupazzetti rossi hanno dichiarato guerra a quelli blu. Vi sentite abbastanza uomini per affrontare la guerra dei giocattoli?
Cosa pensereste se una startup, così sconosciuta che si fatica persino a cercarla tramite Google, vi dicesse che ha creato un videogioco che è, cito testualmente, “un mix tra Portal, Zelda e Metroid“? Probabilmente tratterreste a stento le risate, perché si tratta di tre gioconi, peraltro difficilmente apparentabili. In più, se è già difficile realizzare un buon emulo di Zelda (lo sanno bene Mitchell Clifford, Chris Conte, Mike Diskett, Dean Ferguson e Brent Waller, dell’australiana 5 Lives Studios, che in estate ci hanno regalato Windbound, bocciato su tutta la linea sempre su queste pagine dopo averlo accusato di averci reso narcolettici), figurarsi che razza di impresa può essere realizzare anche un clone di Metroid e di Portal. Ecco, questa volta ci sbagliavamo, perché, lungi dall’essere perfetto, Supraland è comunque un titolo capace di sorprendere…
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Stile grafico colorato e accattivante, presentazione scanzonata, poche idee ma concrete. Supraland di regge su di un paio di caratteristiche o poco più. Ma sono caratteristiche sulle quali i ragazzi di Supra Games (al momento già impegnati con la raccolta fondi di Supraland II) hanno riversato parecchia amorevole cura, tanto che il loro videogioco è solido e convincente. Questo, naturalmente, al netto di immancabili sbavature sul fronte tecnico – per lo più fisico -, che sono una costante quando si è di fronte a un prodotto dal budget limitato.
Per la verità a noi Supraland almeno inizialmente più che uno Zelda o un Metroid ha ricordato soprattutto Minecraft, nonostante non si crafti alcunché, ma l’atmosfera è quella. Un po’ FPS un po’ avventura un po’ puzzle, ci fa muovere per piccole, grandi arene ciascuna delle quali presenterà simpatici enigmi da risolvere muovendo cubi, interagendo con l’ambiente circostante e attivando interruttori. L’aspetto più curioso del gioco è che non c’è un solo modo per risolvere i rompicapo: a volte si può giocare con la barcollante fisica per sperimentare le soluzioni più ardite. La sua divisione del mondo in “stanze”, la visuale in soggettiva e il leggero backtracking effettivamente lo rende un lontano parente (un cuginetto di terzo grado, potremmo dire) di Metroid Prime (c’è pure un raggio traente che fa da rampino).
Non è invece altrettanto imparentato con Zelda. Perché se è vero che l’esplorazione non manca è anche vero che in Supraland difetta proprio della sensazione di muoversi per territori apparentemente sconfinati, dove ogni cespuglio, ogni collina, può celare potenzialmente un segreto, che è tipica della saga ideata da Shigeru Miyamoto. Ma non si può aver tutto, del resto questo titolo indipendente come piccolo emulo di Metroid Prime (e, per via dei suoi enigmi basati sulla fisica, pure di Portal), Supraland se la cava già piuttosto bene e fa la sua bella figura.
Ci sono anche delle fasi platform, non sempre riuscite, vuoi perché la soggettiva non si sposa mai troppo bene con salti da calcolare al millimetro, vuoi perché, come già dicevamo, il motore fisico traballa. Ma per fortuna queste sbavature non rovinano affatto l’esperienza del titolo prodotto da Humble Games, anzi.