Le opere di Dalì ed Escher si fondono per dar vita a un videogioco tutto italiano a dir poco straordinario, zeppo di enigmi e semplicemente onirico
È l’estate del 1945 e Praga è un cumulo di detriti fumanti. La Seconda Guerra Mondiale ha devastato l’Europa, i russi hanno appena invaso la Polonia e la gente continua a morire. Solo, nella sua soffitta, incurante del rischio che le bombe lo polverizzino, un pittore continua a dipingere una tela dopo l’altra. Raffigura paesaggi bellissimi, incontaminati, pacifici: la sua mano, più che dall’ispirazione, è mossa dal desiderio di fuggire da tutte quelle atrocità. Una sera, nel suo atelier, arriva una figura inquietante: abito elegante viola, volto luciferino. Quel curioso personaggio rimane incantato da quelle opere che vede e propone al pittore un patto: lui può fare in modo che quei dipinti diventino davvero il suo rifugio, ma poi avrà tempo solo fino a mezzanotte per ritrovare la strada di casa, o vi resterà intrappolato per sempre. Il pittore, isolato dal resto del mondo, reso folle dalla paura, accetta. Benvenuti in Summertime Madness.
Summertime Madness o Sympathy for the Devil?
C’è dentro un po’ di tutto nell’immaginario di questa opera prima dell’artista campano Davide Pellino, founder della software house DP Games, dai Rolling Stones col loro Sympathy for the Devil a Gino Paoli con L’Ufficio delle cose perdute, passando naturalmente per il Faust di Goethe.
Allo stesso modo, graficamente, è possibile rinvenire scorci presi in prestito da Salvador Dalì e altri che richiamano alla memoria le intricate architetture di Escher. Perché per quanto rassicurante, l’isola in cui ci troveremo, lontana dagli echi della guerra, è comunque pervasa da una vena di follia che è possibile rinvenire sottotraccia. E tutto ciò renderà l’esplorazione intrigante, anche se non ci sentiremo mai del tutto al sicuro.
Freschi e mai banali, gli enigmi di Summertimes Madness presentano una difficoltà crescente che spinge il giocatore a sfidare se stesso per vedere fin dove riuscirà ad arrivare prima di arrendersi e chiedere un suggerimento.
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La pressione del diavolo e l’ultimatum di trovare la via di casa prima di mezzanotte restano solo sullo sfondo: alcuni, anzi, potranno obiettare che tutto ciò mal collima con la struttura che lega i vari rompicapi e piglia di fatto le fattezze di un walking simulator, ma a conti fatti è bello prendersi il proprio tempo per esplorare ogni anfratto dell’isola che ci fa da – rilassante – prigione.
In DP Games troviamo, oltre all’avellinese Davide Pellino – Founder, anche Attilio Di Gatea – Co Founder e Lead Developer , Cosimo Manzione – Programmer e Andrea Galluccio – PR & Marketing. Una startup innovativa piccolissima, ma che sa sicuramente dove andare, anche grazie all’impronta artistica di Davide, appunto (chi conosce i suoi lavori troverà le ambientazioni di Summertime Madness estremamente famigliari). E Summertime Madness, con le sue atmosfere oniriche e i paesaggi che cambiano a mano a mano che procederete, lo dimostra: questi ragazzi vanno tenuti d’occhio.