Da una startup spagnola un dolcissimo videogame che si ispira ai lavori del Maestro dell’animazione nipponica, dal gameplay sospeso tra Zelda, Harvest Moon e Animal Crossing
Sono almeno due i videogiochi previsti per il 2020 che si ispirano platealmente alle opere cinematografiche del maestro Hayao Miyazaki (Princess Mononoke, I sospiri del mio cuore, Il mio vicino Totoro, Il castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera, La città incantata…). Uno è in sviluppo proprio qui in Italia: Baldo, dell’italiana Naps Team. Se ne sa poco o nulla, perché in oltre dodici mesi dall’annuncio si è visto poco o nulla. Ma quel poco sembra comunque promettente. L’altro viene invece dalla Spagna, per la precisione da Valencia, dove è situata Chibig, la startup innovativa che ha prodotto appunto Summer in Mara, di cui parleremo in questa sede.
Le estati magiche dei bimbi
Dal bagaglio immaginifico di Miyazaki Summer in Mara non prende in prestito solo colori e character design (i personaggi, inutile dirlo, sembrano tratteggiati proprio dalle matite dello Studio Ghibli), ma anche il topos dell’estate incantata, assai ricorrente nelle opere dell’artista giapponese. Se ci pensate, infatti, tanto Ponyo sulla scogliera, Il mio vicino Totoro e La città incantata sono accomunati dal fatto che i protagonisti sono bambini che vivono estati ricche di avventure e lo spettatore resta con il dubbio se quanto accade su schermo sia reale o frutto della loro immaginazione, tracimata per combattere la noia di quelle interminabili giornate lontani da scuola e lontani dagli amici che tutti noi abbiamo vissuto.
Lo stile rimanda senza farne mistero ai personaggi di Miyazaki
Summer in Mara, già dal titolo, avvisa che l’intera avventura durerà una estate. Una intera estate in compagnia di Koa, una bambina di 11 anni. La sola umana di un arcipelago popolato da creature antropomorfe. Naufragò tempo addietro e fu adottata da Yaya Haku, un bizzarro animale che lei chiama “nonna” ma che somiglia più a una sorta di seppia… L’arcipelago di Mara abbonda di figuri simili, tanto curiosi quanto ben tratteggiati. Ciascuno di loro rivestirà un ruolo importante nel gameplay del titolo, che si presenta come un buffo miscuglio di generi.
Gran parte del gioco è assimilabile a Harvest Moon
Summer in Mara o in Harvest Moon?
C’è dentro infatti un po’ di tutto in Summer in Mara: lo stile, quando non rimanda a Miyazaki, strizza l’occhio a Zelda, seppur con alterne fortune (l’impianto grafico non sempre riesce a essere salvato dai colori brillanti: alcune ambientazioni sono davvero brutte e spoglie). Più in generale, però, il titolo della startup innovativa Chibig sembra rifarsi a Harvest Moon (il 10 luglio prossimo uscirà l’ultimo capitolo, che stiamo già testando: STORY OF SEASONS Friends of Mineral Town) e alla sua variante avventurosa Rune Factory.
Il prodotto spagnolo è stato fortemente influenzato da Zelda. Non sembra The Wind Waker?
Si tratta di due serie sviluppate dalla nipponica Natsume in cui il solo scopo del gioco è coltivare lattughe e ravanelli virtuali. Naturalmente in un contesto meno serio e più favolistico rispetto al più noto Farming Simulator. Allo stesso modo in Summer in Mara trascorrerete la maggior parte del tempo curando gli orti della nonna e del paese, Qälis. Bisognerà rimettere a posto un’isola che, nell’assenza di nostra nonna, è stata lasciata alle ortiche, abbellendola con nuovi alberi, edificando staccionate e rendendo nuovamente fertili le campagne.
L’interazione con i personaggi è fondamentale per proseguire. E ricorda un po’ Animal Crossing
Il lavoro da svolgere non manca mai. E a queste incombenze si aggiungono anche le continue, spesso pressanti, richieste dei vostri concittadini, quegli animaletti antropomorfi di cui abbiamo già accennato. Qui il titolo vira verso Animal Crossing di Nintendo e vi chiederà di soddisfare tutti i compiti assegnati dai vostri vicini che sono vere e proprie lagne. Spesso, per aiutarli, dovrete prendere la barca e girare per l’arcipelago di Mara, ma in generale si tratta sempre di portare un oggetto dal punto A al punto B, senza sorprese di sorta. Sorprese che arriveranno, molto diluite, progredendo con la trama che chiama in causa un buon numero di buffi personaggi, dai pirati agli alieni. Del resto, tra una consegna e l’altra, Mara dovrà scoprire qualcosa in più sul proprio passato e approfondire la leggenda che gli ha raccontato sua nonna (di più, però, non vi diciamo).
Lavoro minorile?
Il vero difetto di Summer of Mana non è tanto l’incredibile mescolanza di generi (un po’ Zelda, un po’ Animal Crossing, con una forte spruzzata di Harvest Moon), che non regala al videogioco un sapore definito, quanto l’impressione, prepotente, che gli sviluppatori abbiano esaurito le loro risorse nel creare un mondo esteticamente bello (senza esserci sempre riusciti, perché la povertà grafica è comunque palese), riempito poi in fretta e furia di quest fini a se stesse. Le missioni, dicevamo, sono tantissime e non vi lasceranno un attimo di libertà: se non rispetterete le consegne non potrete avanzare con la trama, mettere mano su nuovi items e nemmeno accedere alle altre isole dell’arcipelago di Mara. Che purtroppo sono desolatamente vuote, perché la sola città del gioco sta sulla nostra isoletta natale.
Le immersioni e la pesca sono le sole varianti rispetto al farming
Le missioni sono talmente tanto onnipresenti che non è possibile nemmeno coltivare a piacimento, che poi dovrebbe essere lo scopo del gioco, perché gli appezzamenti a vostra disposizione saranno puntualmente occupati da vegetali che servono per compiacere qualche PNG. I titoli moderni fanno della libertà d’azione la loro principale caratteristica, quanto meno provano a nascondere il più possibile la strada tracciata dagli sviluppatori. Qui invece resta ben visibile, con guardrail invalicabili. Si ha quindi molto spesso l’impressione di essere meri esecutori di ordini, galoppini alle dipendenze di questo o quel figuro. Ed è un vero peccato perché ok i valori come la solidarietà e l’amicizia che il gioco prova a più riprese a inculcare, ma le estati dei bambini sono caratterizzate soprattutto da libertà e spensieratezza, due caratteristiche che la povera Koa non può certo dire di ritrovare nella sua avventura.
Non tutti i personaggi sono amichevoli all’inizio. Alcuni andranno conquistati
Summer in Mara inciampa insomma in più occasioni, ma riesce comunque a portare a casa quello che era il suo obiettivo principale: farvi vivere una estate immersi in un colorato mondo fiabesco che pare frutto della fantasia pre-adolescenziale. Se anche voi avete ricordi di estati trascorse in campagna dai nonni, fantasticando in giardino, inventando mostri nell’orto, inseguendo buffi anfibi o spaventosi insetti e vivendo piccole avventure nei boschi dietro casa, vi scioglierete fin dalle prime sessioni di gioco per la nostalgia.
Sarà possibile personalizzare i vestiti e gli zainetti della giovane protagonista. E ora si va al Monte Morte… ehr, no…
Per il resto, segnaliamo ancora che il videogame spagnolo è adatto soprattutto a una console portatile come il Nintendo Switch: a fronte di qualche incertezza in più su schermo e di una pulizia grafica non ottimale, giocarlo per brevi momenti, magari mentre si è in bus o in metro, è sicuramente il modo migliore per diluire un gameplay eccessivamente ripetitivo. Non una promozione a pieni voti, quindi, ma Summer in Mara è comunque un titolo che va sicuramente provato, aspettando magari che scenda di prezzo.