Contadini virtuali crescono. E prendersi cura di un pomodoro 3D può essere davvero emozionante
Nonostante il quarto di secolo appena compiuto, la saga di Harvest Moon gode di una sorprendente vitalità. Soltanto pochi giorni fa recensivamo l’ultimo capitolo per Nintendo Switch, Harvest Moon – One World, e oggi siamo nuovamente alle prese con campi virtuali da coltivare, cavalli poligonali da strigliare e mucche super deformed da portare al pascolo in Story of Seasons Pioneers of Olive Town.
Per chi non lo sapesse, infatti, questa follia tutta giapponese che in patria risponde al nome di Bokujou Monogatari è riuscita a tagliare il ragguardevole traguardo di 25 candeline spente proponendo ai videogiocatori un concept tanto semplice quanto straniante: prendersi cura di una fattoria immaginaria, con tanto di culture da seminare, campi da dissodare e arare, pianticelle di innaffiare fin dall’alba e animali da cortile da accudire e curare nel caso si ammalino.
Le somiglianze con un’altra saga che gode di gran fortuna, Animal Crossing, abbondano, ma rispetto al titolo Nintendo Harvest Moon ha qualche profilo gestionale in più e, soprattutto, presenta un calendario velocizzato e scollegato dalla realtà, in cui i giorni durano una manciata di minuti, fatto che ha sempre permesso agli sviluppatori di includere alla formula che vi abbiamo esposto anche un “gioco nel gioco”: un simulatore d’appuntamenti vero e proprio che vi permetterà di corteggiare assiduamente la compaesana preferita, portarla all’altare e mettere su famiglia.
Sarebbe difficile contare i capitoli che compongono la saga venticinquennale di Natsume / Rising Star Games / Marvelous. Anche perché alcuni episodi sono stati ribattezzati Story of Seasons (per via di una disputa legale scoppiata tra gli sviluppatori originali e l’editore), con tanto di incursioni del mitico Doraemon, altri sono finiti rubricati come Rune Factory, che è lo spin off in cappa e spada della serie, con tanto di mostri, ambientazioni fantasy e qualche piccolo contenuto RPG. Ultimissimo, Sakuna: Of Rice and Ruin, che abbiamo recensito qualche mese fa e che butta nella ricetta perfino combattimenti da hack’n’slash.
Siccome squadra che vince non si cambia, Story of Seasons Pioneers of Olive Town non si allontana affatto dal seminato (ehr) e ripropone oggi la medesima formula di tutti i suoi predecessori, fatta di un gameplay dolce e delicato basato sul “lento” susseguirsi delle stagioni, fugaci capatine al paesello per fare compere e – magari – scambiare quattro parole con la ragazza che ci piace e tanto duro, sano, lavoro nei campi. “La terra è bassa”, dicevano i vecchi e anche la simulazione agricola di Story of Seasons Pioneers of Olive Town lo dimostra: giocando si ha sempre la sensazione che tempo ed energie del nostro fattore virtuale non bastino per fare tutto ciò che vorremmo, dato che oltre alla fattoria c’è una piccola mappa da esplorare, diverse side quest da portare a termine e pure qualche minigioco per variare un po’ il tema.
Rimettere in sesto la fattoria derelitta che erediteremo non sarà facile: l’inizio è particolarmente duro e, come nel già citato Animal Crossing, dovremo raccogliere tutte le risorse naturali disponibili per ripristinare i pochi edifici fatiscenti e costruirne di nuovi. Ma, anche quando l’azienda agricola inizierà a prendere forma e a fatturare, i compiti saranno sempre tantissimi e la curiosità di vedere cosa c’è al di là dello steccato che abbiamo messo per delimitare il territorio, molta. La vita del contadino non è affatto facile, nemmeno se virtuale, ma fatta di tante, piccole, soddisfazioni quotidiane.