Dopo un primo esperimento nel 2016, ora il lancio anche in NBA. Scarpe che si allacciano da sole, e si adattano al piede di chi le indossa: anche nel corso della partita
In principio fu Ritorno al Futuro: nel capolavoro di Robert Zemeckis, il protagonista Michel J. Fox che visita la Hill Valley del 2015 indossa queste scarpe prodotte dalla Nike che si allacciano da sole. Sfida accettata dall’azienda dell’Oregon: che ha prima creato un’esclusiva tiratura limitata di scarpe-replica identiche a quelle del film, poi ha realizzato il primo prodotto per il mercato con le Hyperadapt 1.0. Ora il lancio di una soluzione più avanzata, le Adapt BB: connesse allo smartphone, continuamente all’opera per offrire massimo comfort e supporto a chi le indossa.
Una scarpa che si aggiorna
L’obiettivo finale di chi produce scarpe sportive è creare un supporto perfetto per il piede dell’atleta: quanto più protettivo possibile, quanto meno ingombrante possibile, capace di fornire un miglioramento della prestazione e non penalizzarla. Nike negli anni ha portato avanti molte iniziative in questo senso: Air per ammortizzare, Flywire per rendere la tomaia più aderente e solidale possibile con il piede, e negli ultimi anni solette in carbonio e la mescola React per la suola per amplificare la spinta in rullata.
Con le Hyperadapt il gioco si è fatto diverso: da una scarpa statica a una scarpa dinamica. Non un modello soltanto buono per tutti: bensì scarpe che si allacciano da sole e che cercando di adattarsi alla forma e ai gusti di chi le indossa, anche in modo dinamico. I nostri piedi d’altronde non sono sempre uguali, possono gonfiarsi dopo una giornata in piedi o per il caldo, soprattutto poi durante la performance sportiva: cambiare allacciatura è indispensabile, farlo in modo scientifico può essere una soluzione tecnologica efficace.
Ora le nuove Adapt BB si evolvono ulteriormente: l’allacciatura non è solo automatica ma può essere regolata via app, con la scarpa collegata via Bluetooth allo smartphone. Le scarpe sono dotate di un componente elettronico che può essere programmato, magari per adattarsi a diverse fasi della prestazione sportiva: pensate per il basket, si può decidere di tenerle allacciate più larghe durante il riscaldamento e più strette durante la partita, di allargarle durante il timeout, persino di seguire dei profili sviluppati dalla stessa Nike che saranno scaricabili nel corso della vita della scarpa. Magari profili “ispirati” a quelli di giocatori famosi.
Dentro la scarpa ha un vero e proprio motore e una serie di ingranaggi, che mettono in trazione una serie di lacci che percorrono la tomaia e assicurano quest’ultima alla suola: il motore integrato produce una trazione pari a 15 chilogrammi, quanto basta per tutto. Per ricaricare le scarpe si piazzano su un apposito tappetino: il sistema di ricarica è a induzione, e con una singola carica si ottengono due settimane circa di autonomia.
Quanto costeranno le Adapt BB
Se non vedete l’ora di provare le nuove Adapt BB, dovrete avere un po’ di pazienza: si sa che le indosserà in campo Jayson Tatum dei Boston Celtics, primo probabilmente di una schiera di atleti che hanno accordi di sponsorizzazione col marchio (chissà quando toccherà a LeBron James, testimonial a vita di Nike). Per noialtri si tratta di aspettare il 17 febbraio: è allora che saranno disponibili per tutti, ma bisogna prepararsi a scucire 350 dollari per averne un paio.
Una bella cifra, ma comunque inferiore al prezzo delle prime Hyperadapt: storicamente Nike tende sempre a creare dei modelli “premium” dal prezzo sostenuto, con a bordo le ultime tecnologie, e progressivamente traghettarle anche sulle fasce di prezzo inferiori per renderle più popolari. C’è da scommettere che la versione 2.0 delle Hyperadapt, prevista ma non ancora annunciata, seguirà lo stesso percorso.
Di fatto, tutto questo dimostra che un trend più volte anticipato si sta trasformando in realtà: l’IoT, Internet of Things, si farà strada nello sport evolvendo abbigliamento, accessori, palloni e persino elementi del campo da gioco. Si è cominciato con i wearable, bracciali e smartwatch: uno dopo l’altro, tutti gli oggetti che ci portiamo in campo o in palestra diventeranno connessi e capaci di fornire un contributo attivo alla performance.