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Al via l’attesa vetrina per uno degli sport in maggiore ascesa. Per le azzurre in campo la nostra #UnstoppableWoman: il portiere Laura Giuliani. Tutti i numeri di una disciplina che sta facendo faville sui social (e non solo)
Per molti di noi il primo ricordo dei campionati mondiali di calcio femminile risale al 1999: e non solo per la famosa esultanza di Brandi Chastain dopo aver realizzato il rigore decisivo nella finale. Quell’edizione fu contrassegnata da numeri record: per la finale al Rose Bowl di Pasadena, in California (sì, proprio quello del rigore sbagliato da Baggio contro il Brasile nel 1994) arrivarono 90.185 spettatori, tuttora record per un evento sportivo femminile. La partita e il campionato, per la cronaca, li vinsero proprio le padrone di casa degli Stati Uniti. Da quel momento, il calcio femminile non sarebbe più stato lo stesso.
Sono passati 20 anni da quella storica finale, e il calcio femminile gode di una salute e di una popolarità mai avuta prima. Tra poche ore partirà la fase finale dei mondiali di calcio femminile ospitati dalla Francia, che si concluderanno un mese dopo con l’ultimo atto in programma il 7 luglio. E se con i colleghi maschi sappiamo tutti com’è andata (mancata clamorosamente la qualificazione ai mondiali in Russia), con le Azzurre le soddisfazioni non mancheranno. Tra di loro c’è anche una nostra conoscenza: Laura Giuliani, il portiere della Juventus campione d’Italia e della nazionale, scelta anche nella squadra ideale messa insieme da VISA, partner globale dell’evento, per una campagna in vista della competizione.
Ma prima di andare a vedere cosa potrà succedere nel campionato che sta per iniziare, facciamo un passo indietro e ripercorriamo insieme la storia che ci ha portati fin qui. Parlare di donne e di calcio non è mai stato così interessante.
Mondiali di calcio femminile, la storia
Ideato dal presidente della Fédération Internationale de Football Association, João Havelange, la prima edizione del mondiale di calcio femminile si svolse nel 1991: 61 anni dopo il primo torneo maschile. Ospitato dalla Cina, fu vinto dagli Stati Uniti (come avrete intuito le ragazze americane se la cavano piuttosto bene con il pallone tra i piedi) che batterono in finale la Norvegia. Quattro anni dopo, nel 1995, fu proprio la Norvegia a dominare la competizione, ospitata dalla vicina Svezia.
I mondiali di calcio femminile del 1999, come detto, segnarono l’inizio di una nuova era: il vero spartiacque per questo sport. Oltre 650mila spettatori allo stadio, tutte le gare trasmesse in televisione e un pubblico stimato a 40 milioni solo negli Stati Uniti d’America. Nel 2003, a causa del rischio di epidemia di SARS in Cina (dove era prevista la fase finale del torneo) si giocò di nuovo negli USA, ma a sollevare la coppa fu per la prima volta la Germania: che riuscì poi a bissare il successo anche nel 2007. Le successive due edizioni, disputate in Germania nel 2011 e in Canada nel 2015, furono vinte rispettivamente da Giappone e Stati Uniti. Se le ultime edizioni hanno confermato il successo della competizione in termini di pubblico e di entrate pubblicitarie, quella del 2019 promette di rompere ogni record.
Calcio femminile: i numeri
Secondo una ricerca commissionata dalla FIFA sul calcio femminile, nel mondo ci sono oltre 30 milioni di calciatrici, la metà delle quali tra Stati Uniti e Canada. Non è un caso che le americane abbiano sollevato il trofeo mondiale per ben 3 volte: negli ultimi trent’anni il soccer è cresciuto in maniera considerevole, e anche il mercato pubblicitario si è mosso di conseguenza. Per capire se un movimento è in crescita basta guardare al numero di tesserati nei settori giovanili: globalmente sono 15 milioni le giocatrici under 17, 83mila le allenatrici impegnate nei vari campionati. Le 5 federazioni con più calciatrici tesserate sono USA, Germania, Canada, Svezia e Australia.
E da noi? Rispetto a vent’anni fa le tesserate in Italia sono aumentate del 111%, arrivando a quota 23.903. E sono cresciute ancor più nelle categorie giovanili: le calciatrici tra gli undici e i dodici anni sono 2.664, con un’incidenza sulla popolazione italiana di pari età dello 0,5 per cento. Numeri ancora lontani da quanto avviene in altri Paesi, ma la crescita è costante. Lo dimostra anche la copertura mediatica che attira: a marzo si è disputata la prima partita del campionato femminile all’Allianz Stadium di Torino. Il match tra Juventus e Fiorentina è stato seguito sugli spalti da più di 39mila spettatori, mentre su Sky, dove è stato trasmesso in simulcast su tre canali, ha ottenuto il 2,7% di share.
L’interesse della pay per view è confermato dalla copertura dei prossimi mondiali: Sky trasmetterà infatti in diretta tutte le 52 partite della competizione. “Questa acquisizione – ha spiegato l’Executive Vice President Sky Sport, Marzio Perrelli – è la conferma di quanto Sky Sport creda nel calcio femminile. Rappresenta un segnale di continuità nell’offerta riservata ai nostri abbonati. La FIFA World Cup 2019 di Calcio Femminile va infatti ad arricchire un calendario già fitto di appuntamenti sportivi d’eccellenza”.
Le donne e il calcio in Italia
In un mondo dominato dagli uomini, non dovrebbe sorprendere la fatica e le difficoltà che ha dovuto affrontare il movimento calcistico femminile. Le prime esperienze vanno ricercate nell’immediato dopoguerra: nel 1946, a Trieste, furono fondate due squadre. Non potendo partecipare ad alcun torneo (per ovvi motivi numerici) girarono per qualche tempo l’Italia, facendosi promotrici non solo dello sport ma anche del vessillo della città, allora sotto il controllo anglo-americano.
Sempre legato alla politica del tempo fu il secondo esperimento, portato avanti dalla baronessa napoletana Angela Attini di Torralbo (consigliere nazionale del Partito nazionale monarchico), la quale contribuì alla fondazione di 3 squadre. Altre 2 società nacquero a Milano nel 1965, grazie a Valeria Rocchi e Angelo Moratti (il nome dovrebbe ricordare qualcosa ai tifosi dell’Inter e non solo). Da quel momento iniziarono a nascere diverse squadre in giro per l’Italia, fino ad arrivare nel 1968 alla costituzione a Viareggio della Federazione Italiana Calcio Femminile, che nello stesso anno promosse il suo primo campionato nazionale vinto dal Genova.
Nel 1987 l’attività femminile venne inserita all’interno della Lega Nazionale Dilettanti. Il periodo successivo coincise con un significativo aumento di giocatrici tesserate e di squadre iscritte ai campionati: poco più di 20 anni dopo le tesserate erano 25mila e le squadre partecipanti 88. Sul versante della nazionale, nel 1999 arrivò la prima qualificazione ai Mondiali in USA. Sembrava poter essere l’inizio di un periodo di successi, invece l’attesa per un altro mondiale è durata 20 anni. Finirà il prossimo 9 giugno, quando le nostre giocatrici faranno il proprio esordio contro l’Australia.
Laura Giuliani, uno dei volti della nazionale
L’Italia arriva ai mondiali di calcio femminile dopo ben 20 anni di digiuno. Difficile pensare di ambire alla vittoria finale, ma ottenere dei buoni risultati sarebbe importante per spingere tutto il movimento e aumentare l’interesse nei confronti del football al femminile. Dal punto di vista mediatico è senza dubbio un successo l’inclusione del portiere della Juventus Laura Giuliani nel team delle stelle del prossimo mondiale promosso da VISA, sponsor del torneo. Una ragazza che in poco tempo è già diventata il volto del calcio femminile italiano nel mondo.
Oltre a Laura Giuliani, fanno parte del Team VISA campionesse provenienti dalle squadre femminili di celebri team: tra tutti spicca ovviamente l’Olympique Lione, la squadra più forte su piazza al momento. Le fantastiche 11 sono: Kosovare Asllani (Linkopings, svedese), Ramona Bachmann (Chelsea FC, svizzera), Lucy Bronze(Olympique Lione, inglese), Caroline Graham Hansen (Wolfsburg, norvegese), Eugenie Le Sommer (Olympique Lione, francese), Kim Little (Arsenal, scozzese), Dzenifer Marozsan(Olympique Lione, tedesca), Nadia Nadim (PSG, danese), Ewa Pajor (Wolfsburg, polacca), Nikita Parris (Manchester City, inglese), Alexia Putellas (Barcellona, spagnola) e Shanice van de Sanden (Olympique Lione, olandese). Segnatevi questi nomi: nei prossimi anni inzieranno a suonare familiari come quelli di Cristiano Ronaldo o di Leo Messi.