La tecnologia spinge molti tifosi a seguire gli eventi sportivi da casa. Ma anche quelli che vanno allo stadio sono ossessionati dal riprendere ogni singolo momento con il proprio smartphone
La domanda potrebbe apparire bizzarra, ma nasce da una tendenza sempre più diffusa negli ultimi anni. Siamo ancora in grado di guardare un evento sportivo, o un concerto, dal vivo, senza che tra i nostri occhi e l’azione in corso ci sia un dispositivo elettronico?
La questione è stata sollevata con una certa veemenza da Pat Fitzgerald, coach della squadra di football della Northwestern University. Durante una concitata conferenza stampa ha agitato uno smartphone davanti ai giornalisti e ha sentenziato: “Questi aggeggi sono la prima causa del calo di spettatori negli stadi. Vai a un concerto e tutti tengono lo smartphone ben in alto per riprendere ogni singolo momento”. Poi si è rivolto idealmente a loro, le centinaia di migliaia di persone che assistono all’evento: “Ma perché non guardate e ascoltate direttamente? Createvi un vostro personale ricordo! Perché poi non ve lo andate a rivedere quel video, serve solo per i social media, per far vedere quanto è straordinario quello che fate!”.
Due milioni di visualizzazioni
Postato online, lo sfogo di Fitzgerald ha avuto 2 milioni di visualizzazioni, alimentando il dibattito sul tema. La questione si è poi allargata su quale sia il modo migliore di seguire le partite: dal vivo, con l’emozione di vedere i propri idoli lì, a due passi da noi, o da casa, aiutati da tecnologie, replay, statistiche e quant’altro?
Molti si sono detti d’accordo con il coach, ma non tutti. Sports Illustrated, la più importante rivista sportiva americana, ha ad esempio dipinto Fitzgerald (che ha solo 44 anni) come un uomo incapace di stare al passo con i tempi. “La visione a casa è senza dubbio migliore, specialmente nel football, e tutto questo non ha niente a che vedere con gli iPhone” ha scritto Jimmy Traina nel sito.
Al di là delle singole opinioni, il tema è sicuramente di attualità. Un gran numero di fan considera una partita dal vivo come il set di un film in cui i protagonisti smettono di essere i giocatori in campo, mentre loro salgono sul palcoscenico dei social media per mostrarsi al centro (idealmente per fortuna) del gioco. Non basta più guardare una partita: l’esigenza è essere visti mentre si guarda una partita.
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Una questione di equilibrio
Questo può portare anche a spiacevoli inconvenienti, come è successo a un improvvido spettatore che ha ripreso il canto del celebre inno del Liverpool “You’ll never walk alone” prima della semifinale di Champions League contro il Barcellona. Gli altri tifosi che stavano cantando non l’hanno presa benissimo. Anche secondo loro, come per Fitzgerald, quel tifoso avrebbe fatto meglio a guardare, ascoltare e portarsi a casa un ricordo bellissimo.
Tutti questi episodi rivelano che si tratta di una questione da studiare con attenzione. Tenere in equilibrio l’emozione dell’esperienza live con il bisogno estremo, quasi fisiologico, di riprendere qualunque cosa si muova, propria dell’uomo del nostro tempo, sta diventando sempre più complicato.