Dal Canada un’esperienza dalla forte impronta narrativa. Collezionate tarocchi, giocateli con attenzione, indagate. Tre personaggi giocabili: un invito a rivivere l’esperienza da capo
Ogni epoca desta il proprio fascino. Basta usare le immagini e i suoni corretti, per non fare sembrare l’esperienza clamorosamente finta. Prendete la Londra vittoriana, con le sue vie acciottolate, la nebbia a invadere le vie strette con la luce dei lampioni che riesce a mala pena a tagliarla; il fumo che sale dai tetti, il rumore delle carrozze e quel senso di grande impero al massimo del proprio splendore militare, politico e industriale. I riferimenti storici in Sovereign Syndicate non mancano, ma l’opera videoludica del team canadese Crimson Herring Studios ha scelto di procedere su un terreno dove gli influssi steampunk e fantasy si respirano a pieni polmoni. Disponibile su Steam, il titolo è un gioco di ruolo votato all’esplorazione e al paziente dialogo con gli NPC.
Non è certo la prima volta che attraversiamo Londra in un videogioco. Assassin’s Creed Syndicate è ambientato lungo il Tamigi a metà Ottocento, mentre più futuristica e dispotica è l’altra opera di Ubisoft, Watch Dogs: Legion, dove le nostre abilità da hacker servono per spodestare una dittatura all’ombra del Big Ben. Grazie anche alle risorse del Canada Media Fund, il team d’Oltreoceano ha lavorato con il motore Unity, ricreando un’atmosfera senz’altro meno realistica, ma non per questo meno intrigante. E parlando di elementi intriganti, perché non partire proprio dai tre personaggi giocabili nell’avventura?
Ve li presentiamo: Atticus Daley è un minotauro mago orfano, dal presente burrascoso e dal futuro tutto da scrivere; Clara Reed è una corsara con un passato di luci e ombre, difficile da controllare; Otto è il fidato automa e compagno dell’ingegnere Theodore Redgrave, una macchina in cerca del senso per la propria vita. Con un character design di tutto rispetto e una ramificazione delle rispettive storie imprevedibile, Sovereign Syndicate richiede al gamer un’immedesimazione totale con il proprio alter ego videoludico.
Come in molti giochi di ruolo, ogni scelta – grande o piccola – ha un impatto sulla trama e sull’evoluzione del personaggio. Con una grafica dall’alto, che segue l’avatar come un corvo nella Londra ottocentesca, godiamo di una certa libertà d’azione nel vagare lungo le strade, scoprendo punti di interesse, raccogliendo risorse e comprendendo fin dai più minuscoli dettagli in che situazione politica si trovi la capitale inglese.
Ogni volta che si attiverà un dialogo, sulla schermata comparirà un riquadro in cui comporre la conversazione, selezionando quale azione compiere e quale frase pronunciare. Vista l’impronta fortemente narrativa di Sovereign Syndicate, suggeriamo di non distrarsi mai, proprio per non farsi sfuggire alcuna sfumatura. Fortunatamente il titolo è ben scritto e addentrarsi tra questa affascinante umanità merita tutte le ore necessarie.
Altra componente centrale nel gameplay di Sovereign Syndicate è il sistema di carte collezionabili. Questi tarocchi nascondono potenzialità e insidie da tenere in considerazione. Come presto capirete, il titolo è una sorta di thriller, un giallo dove il protagonista deve investigare seguendo il proprio istinto, senza però lasciarsi accecare da esso. Un’esperienza indie matura, che ci sentiamo senz’altro di suggerire agli appassionati dell’Inghilterra vittoriana, a chi ama il mistero e i romanzi che tengono con il fiato sospeso. A chi, in buona sostanza, è disposto a immergersi in una storia soltanto se fitta di personaggi, eventi e dettagli.