Dalla software house nipponica X Plus arriva un titolo interamente disegnato a mano, con animazioni sopraffine e musicato da Manami Matsumae (Mega Man)
In principio fu… un videogioco, di una software house giapponese non troppo nota qui in Occidente, che ha deciso di ripercorrere i primi istanti di vita del genere umano, almeno secondo la tradizione cattolica. In Smelter impersoneremo Adamo (per una decina di secondi, giusto per farci espellere dal paradiso terrestre) e soprattutto Eva. La storia è nota a tutti: i due, creati da Dio, avevano l’Eden a propria disposizione e pure il libero arbitrio: il loro Creatore lo mise alla prova posizionando una mela che non avrebbero dovuto mai cogliere, Adamo la prese e…
Smelter, due metà della mela da riunire
In quell’esatto istante ha inizio Smelter. I due innamorati vengono separati da un terremoto ed Eva si ritrova, sola e ignuda, in terre desolate percorse da mostri di ogni tipo: un vero inferno. Tra pozze sulfuree e nemici coriacei potrebbe sopravvivere davvero poco, ma in una grotta incontra uno strano pipistrello verde: Smelter, appunto. È un mostro come tutti gli altri ma, forse perché malconcio, pare più ragionevole. I due stringono un patto: lui la aiuterà a ritrovare Adamo se lei aiuterà lui a riconquistare il proprio regno (sì, Smelter potrebbe non essere un semplice pipistrello).
Ha così inizio un sodalizio peculiare, che porta non solo Eva a fondersi con la creatura aliena e diventare una sorta di Samus Aran ma anche il gioco a scindersi in due parti: da un lato una serie di livelli a scrolling orizzontale, tipicamente vecchia scuola, che strizza l’occhio tanto a Mega Man (privo di sparatorie, ma con le musiche dell’artista Manami Matsumae che lavorò anche al gioco Capcom) quanto a Castlevania e Metroid (senza il medesimo backtracking) dall’altro uno strategico all’acqua di rose con visuale isometrica, un po’ Fire Emblem un po’ Command & Conquer.
Il risultato è straniante, soprattutto sulle prime, perché le fasi di conquista delle Terre Tremolanti a capo delle fedeli forze Zirm, seppur necessarie per sbloccare nuovi livelli, interrompono l’incedere adrenalinico del platform. Tuttavia, quando si prende gusto con i frangenti strategici, tutto si blocca e ci ritroviamo nuovamente catapultati in un altro stage 2D. Ma apprezziamo comunque il tentativo, se non altro la natura spuria rappresenta una boccata di aria nuova all’interno di un titolo che altrimenti si limiterebbe a celebrare videogiochi anni ’80-90, recuperandone anzitutto la storica – e stoica – difficoltà.
Smelter è un videogame impegnativo, anche se qua e là i checkpoint non mancano ed Eva può resistere a un discreto numero di colpi. Le fasi bonus del titolo distribuito da DANGEN Ent., che si caratterizzano per una grafica bluastra, sono poi a dir poco perfide. L’aspetto più riuscito del gioco, comunque, è setacciare i livelli alla ricerca dei potenziamenti per Smelter, che renderanno Eva una vera e propria macchina da guerra. Per mezzo di combo da picchiaduro o hack’n’ slash la nostra eroina seminuda saprà via via tenere testa anche ai boss (enormi e bellissimi) più coriacei.
Comodo pretesto, per gli sviluppatori di X Plus Company Limited, per mostrare al mondo l’incredibile livello di dettaglio raggiunto sul fronte degli sprite e, in particolar modo, delle animazioni. Smelter è una vera gioia per gli occhi, nella sua semplicità tipicamente retrò e così facendo riesce a piacere a entrambi i palati, tanto a coloro che vanno cercando un videogame old school (pure bello tosto) tanto a chi vuole un prodotto dal feeling decisamente più moderno e sensuale.