Il videogioco che segna il debutto del team britannico Spiral Circus Games, fondato nel 2018 da Tom Mead e Dom Clarke, è surreale e di grande impatto. Per immergervi davvero, non serve lo scafandro ma le cuffie
Grotte sottomarine che sembrano intestini, rocce carnose che paiono budella, alghe pulsanti di vita che si irradiano come vene. Silt è un titolo davvero di impatto grazie alle sue ambientazioni, grazie al lavoro svolto in campo grafico e all’ispirazione che caratterizza ogni scenario, naturale eppure alieno, onirico eppure distopico. Scenari capaci, grazie anche al buio che regna sovrano, di lasciarci profondi dubbi sul fatto che si stia visitando semplici fondali marini o ci stiamo addentrando tra i visceri di qualche immane creatura pronta a fare di noi il suo spuntino.
Quel che è certo, è che Silt riesce nell’intento di essere un’esperienza realmente immersiva, che è poi il colmo, per un gioco da 20mila leghe sotto i mari. Cuffie ben calcate nei padiglioni auricolari – sono d’obbligo, credeteci e qui potete trovarne alcune tra quelle che abbiamo recensito e promosso a pieni voti – ci si avventura in un mondo zeppo di misteri e terrori nascosti, appena accennati, striscianti attorno a noi, nelle tenebre. La produzione britannica dura appena una manciata di ore, ma riesce a sorprendere, anche grazie alla trama, onirica e visionaria proprio come la realizzazione grafica frutto degli schizzi dell’artista Mr Mead.
Dal punto di vista del gameplay, le regole sono poche e semplici: impersoniamo un sub, che non si sa per quale motivo era incatenato in fondo al mare. Grazie ai suoi poteri psichici, però, è in grado di possedere le altre creature marine e difatti in pochi secondi riesce a liberarsi, portando un pesce con zanne grosse così a fare coriandoli delle catene che lo imprigionavano. Lo stesso schema si ripeterà per ogni livello del gioco, suddiviso in piccoli quadri governati da enigmi di difficoltà crescente.
Le creature marine, piccoli pesciolini che potranno infilarsi in pertugi troppo stretti o ingombranti squali martello capaci di abbattere alcune pareti, in diversi casi rappresentano contemporaneamente la chiave risolutiva degli indovinelli e la principale fonte di pericolo (anche mentre li controlleremo, potremo aggredire il sub, causandone la morte…) del gioco. L’aspetto più sorprendente di Silt è che ci svela le cose che occorre sapere nei primi istanti e sembra ripetersi uguale a se stesso per l’intera sua durata, salvo poi sorprenderci con alcune trovate che qui, ovviamente, non vi sveleremo.
Nonostante sia un adventure 2D dalla grafica tutto sommato semplicistica, il titolo di debutto dei ragazzi di Spiral Circus Games (Tom Mead e Dom Clarke) non è troppo idoneo a essere provato su Nintendo Switch, in mobilità. Troppi particolari rischiano difatti di perdersi sul piccolo visore dell’ibrida giapponese, specie se si gioca fuori casa, in piena luce. Come dicevamo, bisogna immergersi in Silt, il che vuol dire giocarlo nell’oscurità totale per permettere alle sfumature presenti sullo schermo del televisore del salotto di emergere in tutta la loro tenuità, così da avvolgerci.
Impensabile, poi, sfruttare l’audio integrato dello Switch: nessuno vi chiede di indossare uno scafandro, ma per sprofondare a 20mila leghe, qualora lo giochiate in modalità portatile, bisognerà calcare le cuffie nei padiglioni auricolari, perché il sonoro è un aspetto che, al pari della grafica, la piccola e giovane startup innovativa di Bristol ha curato fin nei minimi dettagli. Il risultato è un’opera tanto breve quanto di sicuro impatto.