Si ritorna in Giappone, per un nuovo videogioco inquietante
Quella sensazione di paura controllata che non pochi titoli riescono a generare in console è frutto di una miscela non alla portata di tutti. Sparpagliare jump scare a destra e a manca non è la scelta più originale e così tenere sempre alta la tensione, con picchi di ansia pura, rappresenta una sfida enorme. Ci saranno riusciti gli sviluppatori di Seduction: A Monk’s Fate, titolo indie disponibile su Nintendo Switch?
Non è la prima volta che capitiamo dalle parti del Giappone, calpestando un fragile tatami sperando di fare meno rumore possibile per sfuggire a presenze maligne. Realizzato da KOEX Studio, dietro cui opera lo sviluppatore Choo Bin Yong, Seduction: A Monk’s Fate non si gioca in prima persona, ma muovendo il nostro avatar in scenari a scorrimento orizzontale. Non ci soffermiamo sulla trama, anche perché l’esperienza va goduta in tutta la sua follia.
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A livello grafico Seduction: A Monk’s Fate è un susseguirsi di scenari onirici, senza alcun punto di riferimento. Nel suo girovagare, il monaco che governiamo potrebbe ritrovarsi da un momento all’altro inseguito da una qualche orribile creatura. Anche sugli enigmi lo sviluppatore ha tenuto l’impostazione horror di fondo, schiaffandoci in faccia orrori pure in questo caso. Oltre a questo il gameplay si basa su situazioni di Quick Time Event, in cui il tempismo fa la differenza.
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Anche l’audio design è stato curato per generare sensazioni davvero disturbanti e che potrebbero spingere i gamer più sensibili ad abbassare il volume. Peccato soltanto per la durata dell’intera esperienza, che si potrebbe concludere addirittura in poco più di un’ora. Non c’è neppure dato il lusso della rigiocabilità, trattandosi di un’esperienza a binario unico. Nel suo complesso Seduction: A Monk’s Fate ha sì limiti, ma anche il pregio di osare, come si nota nella creatività angosciante dello sviluppatore.