Videogiochi che aiutano a riflettere, a stare bene, a cogliere l’attimo. Da Montreal arriverà il prossimo 31 gennaio un’opera densa di emozioni, ma con qualche limite di troppo. La abbiamo provata in anteprima
Non è sempre facile scindere tra l’artista e la condotta della persona: Woody Allen, Roman Polanski e Kevin Spacey sono tre ottimi esempi in cui i loro fan e, più in generale, l’opinione pubblica si è scissa nel tentativo di comprendere se le storiacce che gravano su di loro possano inquinare anche la loro arte. C’è chi continua a godersi le loro opere e chi li vorrebbe bandire dall’industria cinematografica. Noi pensiamo che i due piani debbano rimanere separati, anche per questo abbiamo recensito con la massima serenità Season A letter to the future, nonostante le tante accuse, infamanti (ma tutte da provare, lo ribadiamo) che gravitano attorno alla software house canadese Scavengers Studio della CEO Amelie Lamarche e del direttore creativo, nonché partner, Simon Darveau. Chi non conoscesse i fatti, può ora approfondirli col link che abbiamo messo qualche rigo fa, googlare, cercare ulteriori informazioni, quindi decidere in totale autonomia cosa fare col titolo in esame. Per noi un videogioco resta tale a prescindere e, in quanto tale, lo trattiamo nella nostra recensione.
Season A letter to the future, sarabanda di panorami ed emozioni
Fatta questa doverosa premessa, tentiamo di capire che razza di videogioco sia questo Season A letter to the future che già ictu oculi, fin dal trailer (che dovreste trovare qua attorno) e dalle prime immagini colpisce per la maestosità degli scenari e per i colori dei fondali.
Il mondo di Season A letter to the future sta per essere rivoluzionato. Ci troviamo a quella che nel gioco viene indicata come la “fine di una stagione”, ma che, dato il significato assunto dalla parola ‘stagione’ in italiano (lingua non presente nemmeno nell’interfaccia a schermo) sarebbe più corretto tradurre come “epoca” o “era“.
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Estelle, la nostra protagonista, si ritrova, al pari degli abitanti del suo minuscolo villaggio disperso tra i monti, impotente e decide allora di fare l’unica cosa in suo potere: inforcare la bicicletta e documentare il presente, creare un diario che diventi l’ultimo, forse persino l’unico, lascito di un mondo in via di dissoluzione per fare posto al progresso.
Ha così inizio l’avventura ludica, che vede il gamer alle prese con Season A letter to the future pedalare come un matto lungo splendidi scenari, rintracciare i punti di interesse nascosti qua e là dagli sviluppatori canadesi, scattare foto e registrare suoni che andranno ad arricchire il diario di gioco, da impaginare e strutturare secondo la sensibilità e il gusto di chi gioca.
Season A letter to the future è una incredibile raccolta di paesaggi mozzafiato: attraversarli a tutta velocità pedalando a più non posso è una gioia per il cuore, appesantito costantemente dalla minaccia che grava su questo mondo fantastico, fatto di borghi mediterranei, vestigia romaniche ed enormi statue avviluppate dalla natura che rimandano a civiltà precolombiane o forse persino asiatiche. I creativi di Scavengers Studio non si sono posti limiti, hanno sperimentato e osato e il risultato è incredibile anche per quello.
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A fare da contraltare a quanto appena detto, una lunga serie di limiti e legacci legati a doppio filo alla natura Indie del titolo in questione. Appare evidente che gli sviluppatori si sono concentrati parecchio per realizzare i migliori fondali possibili, finendo però per esaurire su quelli le loro risorse. Il mondo di gioco è bellissimo, vero, ma pure vuoto e desolato. Correre sulla bici di Estelle è divertente, tanto più grazie all’apporto del DualSense di PS5 che ben emula la fatica della pedalata, tuttavia capita di ritrovarsi incastrati in compenetrazioni poligonali del tutto errate, dovendo quindi riavviare la partita. Allo stesso modo, il gameplay è fin troppo ciclico e la necessità di riempire il proprio diario presto diventa nulla di più che una monotona rassegna di “task” da spuntare con la caratteristica “V”.
SEASON A letter to the future resta comunque un’opera capace di veicolare sensazioni profonde e di farci fare anche qualche riflessione importante sul valore del presente e su quanto la società sacrifichi sull’altare del progresso. Un viaggio intimo e poetico, non perfetto, non per tutti, ma da provare.