Uno dei più acclamati videogiochi RPG europei torna in vita sulle console d’ultima generazione
Solitamente, quando si pensa a ciò che l’Occidente ha fatto nel campo dei giochi di ruolo, genere a lungo tempo presidiato esclusivamente da software house nipponiche, la mente corre ai vari Elder Scrolls: Morrowind, Oblivion, Skyrim… C’è invece un altro studio di sviluppo, fondato nel 1997 nel cuore del Vecchio continente, in Germania, da Alexander Brüggmann e Michael Höge, che al genere ha saputo regalare parecchio: Piranha Bytes. Grazie a loro abbiamo potuto passare ore sui primi due Gothic, che probabilmente non sono mai riusciti a competere alla pari con i videogame Bethesda, ma ci sono andati davvero vicino. Poi hanno sfornato Elex (letta la nostra recensione di Elex II?) e Risen. E in questa nostra recensione parleremo proprio di Risen perché, dopo 14 anni dal debutto dell’originale, THQ Nordic ha pensato bene di riproporlo – tal quale – su console d’ultima generazione (Nintendo Switch, Xbox Series X|S, PlayStation 5) e di quella appena passata (PlayStation 4 e Xbox One).
Risen sorge su next gen?
Chiariamo subito una cosa. Risen torna dopo 14 anni “tal quale”, come abbiamo scritto poco sopra: nessuna remastered, nessun maquillage grafico ed estetico, nessuna nuova funzione. È esattamente il gioco del 2009, uguale, preciso, sputato, dunque pure con tutti i suoi limiti tecnologici, che già all’epoca non erano pochi.
Se sarete disposti a passare sopra una veste grafica che, dobbiamo ammetterlo, è invecchiata davvero maluccio (viene mitigata dallo Switch nel caso in cui lo giochiate in modalità portatile) approderete in un mondo unico, caldo, avvolgente, ben congegnato e, soprattutto, lontano dagli stilemi orientali, nel quale bene e male si fondono continuamente, non esistono rette vie e prescelti nel significato più puro del termine e voi dovrete scegliere continuamente da che parte stare. Tutto ha inizio con un naufragio sull’isola di Faranga, un caldo scoglio in mezzo al mare su cui sorge una civiltà un tempo prospera, oggi decisamente inguaiata, tra tsunami, corruzione, la comparsa di catacombe dalle quali sciamano mostri e perfino l’arrivo dell’inquisizione.
La sinossi non smette di riservare sorprese, sballottandovi tra quesiti politici e dilemmi morali. E nonostante la provenienza teutonica, il gioco consente un sornione approccio mediterraneo, col giocatore che, volendo, potrà barcamenarsi tra le varie fazioni senza prendere mai davvero le parti di nessuno, a eccezione delle proprie – s’intende. È solo uno dei tanti rimandi al mitico Gothic. E sempre da Gothic proviene l’estrema libertà esplorativa, con percorsi e rimandi alla sinossi principali che solo blandamente vi indicheranno la via, lasciandovi però il piacere di avventurarvi dove più vi aggrada, anche a costo di essere massacrati da nemici evidentemente troppo forti per essere affrontati in quel preciso momento della trama.
Altra eredità da Gothic è appunto il livello di sfida: Risen è cattivo assai. Diremmo perfino str… se solo lo potessimo scrivere. Vi farà sputare sangue e vi randellerà con piacere le gengive, mentre vi aggirerete per il mondo di gioco armati dell’equivalente di un rametto. Il sistema di combattimento, complice un novero di animazioni ridicole e sconclusionate già per gli standard dell’epoca, non è tra i migliori e non consente di capire la portata dei propri attacchi, soprattutto nel corpo a corpo. Forse anche per quello che in Risen prima o poi chiunque finisce per arruolarsi tra le schiere dei maghi o impratichirsi nel tiro con l’arco. È comunque in quei frangenti che il gioco tedesco rivela la sua complessa stratificazione, lasciandovi intravedere il monte-ore che avete davanti: quanto tempo, insomma, dovrete passare a Faranga prima di definirvi “combattenti micidiali”.
Risen insomma è tutto ciò che Gothic 3 non è stato: è un GdR che spiega perché gli europei possono dire la loro nel campo dei role play game; è un prodotto che senza perdersi dietro statistiche e menu sterminati riesce comunque a essere vasto, che si esplori il mondo di gioco o il combat system declinato secondo l’appartenenza delle varie gilde; è un titolo che prende spunto dai migliori, proponendo rimandi ora a Elder Scrolls, ora a The Legend of Zelda e qualcosina persino dai Metroid. È poi un videogame farcito di una insolita ironia in grado di renderlo ancora attuale. È tutto questo e probabilmente qualcosa in più, anche se più che un porting avremmo preferito una remaster…