Il paladino del software libero costretto a dimettersi per le sue posizioni su una vicenda di abusi sessuali sui minori. Prima di lui anche Joi Ito, il direttore del Media Lab, si era dimesso per i suoi rapporti con Jeffrey Epstein
Una questione su ciò che è politicamente corretto e ciò che non lo è, ma anche e soprattutto sul linguaggio da usare quando si parla di crimini sessuali. Richard Stallman si è visto costretto a presentare le proprie dimissioni dal MIT e dalla Free Software Foundation a causa di quanto da lui scritto la scorsa settimana in una mailing list interna dell’università. Un suo messaggio, decisamente a corto di empatia, aveva minimizzato quanto successo a una donna vittima di abuso sessuale nell’ambito della vicenda di Jeffrey Epstein – il miliardario accusato di traffico sessuale in Florida, trovato morto in carcere lo scorso agosto mentre attendeva il processo. A giocare a sfavore di Stallman anche le posizioni espresse negli anni su pedofilia, età del consenso e altre questioni relative al sesso tra adulti e minori: opinioni che oggi egli stesso ha disconosciuto, ma che nonostante tutto gli sono costate le dimissioni.
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L’email incriminata
Lo scorso 11 settembre era stata organizzata al MIT una manifestazione di protesta nei confronti di alcuni esponenti del consiglio accademico responsabili, a detta della protesta, di aver intrattenuto negli anni rapporti con Epstein allo scopo di fargli finanziare le attività di ricerca dell’ateneo. A fare le spese di tali accuse era stato già Joi Ito, celeberrimo direttore del MIT, che aveva ammesso di essere a conoscenza dei contributi anonimi di Epstein al MIT e di aver anche accettato denaro dallo stesso miliardario per finanziare alcune startup spin-off del MIT stesso: Ito si era dimesso la scorsa settimana.
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Nella discussione epistolare seguita all’annuncio, in una mailing list interna che comprende docenti, studenti, ricercatori del MIT, Stallman ha voluto fare una precisazione sulle parole usate per annunciare la protesta. Secondo Stallman la vicenda che aveva coinvolto uno scomparso celebre docente del MIT (Marvin Minsky) e l’allora minorenne con cui aveva fatto sesso era stata mal descritta: l’espressione “sexual assault” secondo Stallman era usata fuori contesto e, a suo giudizio, il professore non avrebbe avuto alcun indizio per dedurre che la ragazza non fosse consenziente.
La polemica è montata rapidamente a causa della natura delle affermazioni di Stallman: seguendo la mera logica, cercando di operare un’analisi razionale dei fatti tralasciando completamente l’aspetto etico (si parla di donne che hanno subito abusi, alcune minorenni) è incappato nelle maglie di un ragionamento che (in modo fallace) separa le vittime dai fatti e cerca di inquadrarli in un contesto. In più sono emersi commenti di natura simile fatti da Stallman in passato nella stessa mailing list, anch’essi di natura discutibile per forma e contenuto. Il risultato è stata la pressione operata da MIT e FSF nel chiedere le sue dimissioni.
Cosa succede ora?
Il Massachusetts Institute of Technology è alle prese con una questione spinosa: l’uscita di scena di Joi Ito e di Stallman probabilmente non chiuderà la vicenda, e a questo punto partirà una vera e propria caccia alle streghe per epurare tutti i dipartimenti da chiunque abbia a qualunque titolo avuto rapporti con Epstein. Nel caso di Stallman a pesare non sono stati i suoi rapporti, inesistenti, con il miliardario accusato di traffico di esseri umani, bensì le sue opinioni: apparentemente un problema essere puniti per aver espresso le proprie opinioni, ma nel caso specifico il buon senso avrebbe dovuto sconsigliare Stallman dall’intervenire in quel modo su taluni argomenti.
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A pesare sono state le banalizzazioni di una violenza sessuale, e la completa mancanza di empatia con le vittime: inoltre le opinioni di Stallman su pedofilia, sesso con minori e le leggi che regolano questo tipo di situazioni (o reati) trovano difficile giustificazione in contesti diversi da quelli della mera speculazione filosofica. Più di tutto, c’è il problema delle donne nel mondo delle STEM: le testimonianze di comportamenti discriminatori o maschilisti imputati a Stallman ha senza dubbio segnato un punto a suo sfavore, anche e soprattutto considerato che ormai da anni si tenta di combattere stereotipi di genere in questo mondo.