Uscito su SEGA Mega Drive ormai 27 anni fa, è stato rispolverato per approdare su Switch, PS4 e PC. Era meglio lasciarlo nella naftalina?
La saga di Wonder Boy, fin dagli esordi, nel lontano 1986, si è sempre caratterizzata per una realizzazione tecnica di tutto rispetto: grafica coloratissima e sprite di dimensioni generose. È un vero peccato che si sia interrotta fin troppo presto, potendo contare su appena quattro capitoli. Nel 2017 è uscito Wonder Boy: The Dragon’s Trap, ma sostanzialmente era un remake del terzo episodio, mentre il gioco oggetto di questa recensione, Wonder Boy Asha in Monster World è, come il titolo lascia intuire, un maquillage del quarto, datato 1994. Cos’è cambiato?
Una volta, qui, era tutta campagna
Anzitutto, lo studio di sviluppo. Mentre il rifacimento di Wonder Boy III, quel The Dragon’s Trap citato poco sopra, era stato affidato ai ragazzi di LizardCube, che avevano optato per una bellissima grafica disegnata a mano, per Wonder Boy Asha in Monster World la scelta è invece ricaduta su ININ Games che ha preferito optare per il cell shading. Dunque gli sprite originali sono stati sostituiti da solidi poligoni ma con una tecnica grafica che strizzasse l’occhio comunque ai cartoni animati.
Lo stacco è ovviamente notevole. Basti vedere le due immagini che abbiamo messo a confronto e che ritraggono la prima boss battle. Il problema, però, è che nonostante la resa grafica di Wonder Boy Asha in Monster World sia deliziosa, questa recensione non può esimersi dal registrare che tutto, a livello ludico, sia invece rimasto fermo a circa tre decadi fa.
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Concludendo la Recensione di Wonder Boy Asha in Monster World
Insomma, il titolo è invecchiato maluccio, com’è invecchiato maluccio, soprattutto, il level design, che si compone di una serie di piattaforme, salti, trappole mai troppo ispirate. Non mancano i frangenti un po’ più animati e frenetici, ma in generale gli sviluppatori sono rimasti troppo aderenti allo spirito dell’originale. Anche la stessa protagonista è fin troppo statica nei suoi movimenti: la si controlla con lo stick, ma restituisce gli stessi feed della croce direzionale. Oggigiorno, nei platform 2D si esigono eroi molto più agili e scattanti.
Sparsi per gli stage si trovano dei frammenti d’anima: rinvenendone dieci, riceverete un cuore omaggio, un po’ come in The Legend of Zelda coi frammenti di cuore. La presenza di questi manufatti e il premio elargito dovrebbero rappresentare un’ottima scusa per il backtracking, ma generalmente è molto facile imbattersi in questi premi extra. Dovrete invece tornare sui vostri passi quando si unirà a voi Pepelogoo, paffuto uccellino che vi permetterà di planare, raggiungendo nuove piattaforme, dato che questa nuova feature di fatto vi permetterà di arrivare in luoghi prima preclusi.
Insomma, rispetto al remake del terzo capitolo, in cui erano state introdotte diverse novelle a livello di gameplay, Wonder Boy Asha in Monster World è un gioco tipicamente vecchia scuola, tanto per level design, quanto per sfide e giocabilità. Probabilmente è stato pensato per tutti coloro che lo giocarono all’epoca, che potrebbero essere curiosi di sapere come sono cambiati, oggi, gli stage affrontati da bambini. Mentre i giocatori del 2021 rischierebbero solo di trovarlo eccessivamente legnoso e ancorato a meccaniche oggi difficilmente comprensibili (su tutte, solo optando per il livello di difficoltà facile, le monete che usciranno a pioggia dai forzieri finiranno automaticamente nel vostro borsello, altrimenti dovrete raccoglierle prima che scompaiono, una perdita di tempo cui nessuno è più abituato).
Anche la meccanica del doppio salto fa perdere qualche secondo, rendendo frustranti le sessioni nelle quali dovrete avvalervene con frequenza. Più che un remake vero e proprio, Wonder Boy Asha in Monster World è un film in bianco e nero restituito a colori: la consistenza resta quella dell’originale, con tutti i pregi e i difetti del caso. Un’operazione nostalgia che potrà far leva unicamente su chi oggi ha più di trent’anni.