Disponibile come aggiornamento gratuito per i possessori di The Persistence su PlayStation 4, XBox e PC, la versione Enhanced permette di godere l’avventura con diverse migliorie. Basteranno a rispolverare un gioco di tre anni fa?
Forse chi leggerà questa recensione di The Persistence Enhanced aggrotterà le sopracciglia e si domanderà: ma non esiste già un titolo simile, con le medesime ambientazioni? Ebbene, sveliamo subito il mistero. The Persistence Enhanced costituisce un aggiornamento (gratuito, per chi ha il gioco originale) del videogame dei ragazzi del team FireSprite nel 2018.
Una nuova recensione per the Persistence Enhanced
Inutile quindi soffermarsi troppo sul gameplay, che comunque ripercorreremo seppur brevemente. Partiamo piuttosto da cosa è cambiato, provando a capire con questa recensione se valga la pena acquistare oggi The Persistence Enhanced, che comunque ha ormai tre anni sulle spalle, o anche solo riprenderlo in mano nel caso sia già nella vostra ludoteca.
Questa nuova versione, essenzialmente, porta con sé alcuni miglioramenti agli effetti di illuminazione in tempo reale e agli effetti particellari, con ulteriori rifiniture dell’interfaccia utente e dell’esperienza di gioco, oltre all’implementazione del NVIDIA DLSS e DXR RayTracing per le schede video che lo supportano.
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Dal momento che il videogame fa dell’atmosfera il proprio perno, si intuisce come simili migliorie risultino estremamente gradite e utili a fruire di una rinnovata immedesimazione all’interno dell’avventura. Completa l’opera il fatto che, per la versione PlayStation 5 gli sviluppatori abbiano introdotto il pieno supporto al feedback tattile per il DualSense (mentre, sul fronte grafico, nonostante l’upgrade, il gioco resta ovviamente ancorato alla vecchia generazione).
All’apparenza identico a Doom per mostri, ambientazioni e offerta ludica, The Persistence Enhanced è in realtà un roguelike vero e proprio, in cui a ogni morte corrisponde la perdita di ogni progresso (tranne i potenziamenti) e, per di più, comporta il malus (solo all’apparenza, in realtà il fine ludico è quello di espandere la rigiocabilità) di dover affrontare una conformazione del livello inedita. Un malfunzionamento della macrostruttura della navicella, infatti, causa un cambiamento periodico della configurazione e della struttura dei ponti: ogni spedizione su ciò che resta dell’astronave Persistence sarà perciò diversa e disorientante.
Intuirete perché, nonostante a livello visivo il titolo peschi a piene mani da Doom, The Persistence Enhanced sia in realtà un prodotto diametralmente opposto, in cui per sopravvivere è meglio muoversi con attenzione affrontando un solo nemico alla volta, possibilmente sfruttando il vantaggio dell’effetto a sorpresa.
Anche perché l’arma iniziale, come già saprà chi ha giocato all’originale, funziona solo quando il nemico è di spalle e gli “succhierà via” le cellule staminali che poi potremo utilizzare, tornando all’hub, per potenziare il nostro personaggio (salute, resistenza e capacità difensive). Una scelta opzionale (i nemici possono anche essere aggirati) ma indispensabile per progredire, stante soprattutto l’alta difficoltà del gioco. Questo comunque non vuol dire che, se beccherete un nemico frontalmente, sarete spacciati: potrete sempre fuggire o utilizzare con tempismo il vostro scudo per farlo voltare e allora – e solo allora – succhiargli tutta la materia organica di cui avete bisogno.
Progredendo sarà possibile stamparsi (proprio così) nuove armi, che perderete però in caso di game over: dall’hub principale si attiverà infatti un altro vostro clone che, come già anticipato, affronterà con la sola pistoletta iniziale una conformazione delle stanze completamente differente, o quasi. Riuscire ad avere la meglio sui nemici non sarà facile: alcuni sono programmati per tendervi trappole letali, altri sono enormi e potentissimi, o velocissimi o perfino invisibili e avranno velocemente la meglio sul vostro personaggio, che non può mai correre ma, al più, teletrasportarsi (per un massimo di tre volte, dopodiché dovrà riposare). Da qui la necessità di sfruttare i condotti d’aerazione, nella consapevolezza, però, che evitando gli scontri non accrescerete nemmeno le potenzialità del vostro alter ego.
Già notevole sotto il profilo tecnico ai tempi dell’uscita, oggi, a seguito dell’aggiornamento, questo cattivissimo roguelike fa pienamente il suo dovere calandovi in modo credibile in un inferno claustrofobico zeppo di insidie mortali. Assolutamente da provare se ve lo siete fatto sfuggire all’epoca, da rispolverare nel caso lo aveste abbandonato vinti dalle mostruosità a bordo della Persistance.