Per gli sviluppatori si tratta di una “telenovela mutante in cui i pettegolezzi incontrano il soprannaturale”
La recensione del gioco che vi proponiamo oggi, Mutazione, vi farà scoprire un titolo a dir poco particolare, di quelli come piacciono a noi: tanto rilassato e compassato quanto, al contempo, in grado di prenderci e portarci altrove. Un po’ come quei romanzi di poche pagine cui ci si abbandona ogni tanto, magari con poca convinzione, ma che sanno rapirci almeno finché durano, per poi concludersi sempre troppo in fretta. E Mutazione, lo scoprirete leggendo questa recensione, è esattamente così: un’avventura dolcissima, coinvolgente, ma troppo breve.
Intendiamoci, la brevità non è sempre una colpa: talvolta è una necessità, magari dettata dalle scarse risorse a propria disposizione. Altre volte la si preferisce comunque a certi espedienti messi lì tanto per allungare un po’ l’avventura ma che appaiono comunque farlocchi e posticci. Nel caso di Mutazione, probabilmente, la sua brevità è dovuta al budget: lo sviluppo ha richiesto alla startup innovativa di Nils Deneken, che lavora come direttore creativo nel piccolo studio indipendente Die Gute Fabrik, oltre dieci anni di lavoro. E dopo altri due è arrivato finalmente con la versione per Nintendo Switch.
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Mutazione, gioco di difficile recensione
Non è facile redigere la recensione di Mutazione, perché si è più che mai combattuti tra i piaceri provati giocandolo, legati alle atmosfere e alle ambientazioni e il disappunto che sorge comunque non potendo fare a meno di notare come il titolo sia castrato da evidenti limiti tecnici. Due, in particolare: la sua brevità, appunto, che riduce anche le nostre peregrinazioni a poche ambientazioni esplorabili e la sua scarsa interattività.
Di fatto, Mutazione è un’avventura che si gioca quasi da sola e, sebbene nei dialoghi con i PNG avremo modo di scegliere le nostre risposte tra alcune sparute opzioni (essere gentili, restare in silenzio oppure prediligere un piglio più aggressivo), non si ha la sensazione che il nostro comportamento si riverberi mai troppo su quanto accadrà di lì a poco.
Accompagnare la giovane Kai, una ragazzina di 15 anni che si reca sull’isola di Mutazione sulla quale, 100 anni prima, si è abbattuto il meteorite Drago lunare che ha trasformato i pochi abitanti sopravvissuti in mutanti reietti della società è comunque piacevolissimo. È un viaggio che odora di avventura estiva, di quelle che si vivono solo da bambini, perennemente sospese tra realtà, sogno e fantasia. È un viaggio interiore: gli abitanti dell’isola sono stati emarginati, la stessa Kai aveva perso i contatti con il nonno, che ora però è quasi costretta a incontrare perché gravemente malato e sarà l’occasione per scoprire quanto sciocche possano essere le nostre paure e quanto facilmente il germe del razzismo attecchisca nelle nostre menti.
È anche un viaggio nella natura: di fatto gran parte del gioco verrà trascorsa seminando e facendo crescere piante col nostro tamburello magico, spia di un messaggio naturalista di fondo che di questi tempi non può mai mancare. Ma, soprattutto, è un viaggio capace di distrarci da tutto il resto, perché pur nella sua semplicità, pur coi suoi panorami bidimensionali ma realizzati a mano, Mutazione sa avvolgervi con la sua storia fatta di tante piccole disavventure degli isolani. Insomma, un titolo quasi magico, da provare.