Sviluppato da Wales Interactive, un progetto che punta molto sul comparto audio
Se avete già finito l’ottavo capitolo di Resident Evil Village – qui trovate la nostra recensione – e siete alla ricerca di altri survival horror in terre maledette, dove la salvezza sta tutta nell’astuzia, forse un titolo indie disponibile anche su Xbox Series X/S può fare al caso vostro. Ci stiamo riferendo a Maid of Sker, IP prodotto dalla software house indipendente Wales Interactive, che ha scelto come scenario di questo survival horror la propria terra natia, il Galles, infarcendo la storia di tutte le più inquietanti leggende folkloristiche. Un prodotto originale, che abbiamo avuto modo di provare e apprezzare soprattutto con un paio di cuffie da gaming adeguate. Dispositivi simili vengono spesso consigliati per esperienze più immersive, ma in questo caso l’utilizzo deriva principalmente da un gameplay che richiede concentrazione e, soprattutto, minimo rumore prodotto dal nostro incedere. Scoprite i dettagli nella nostra recensione di Maid of Sker.
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Recensione di Maid of Sker
Ambientata a fine Ottocento, la trama prende l’abbrivio con una storia d’amore negata da circostanze che non appaiono subito chiare. Da una parte c’è il signor Williams, che ha deciso di tenere imprigionata la figlia Elizabeth dentro lo Sker Hotel, dove farla esibire come cantante esattamente come la sua defunta madre. D’altra parte presenze e oscure minacce nascondono altre motivazioni alla base di questo rapporto che noi, Thomas, siamo chiamati a rompere per il bene dell’amata.
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Come spesso accade negli horror, l’ambientazione è una delle parti su cui l’asticella della qualità minima richiesta si alza inevitabilmente. Lo Sker Hotel, a primo impatto, si mostra come una labirintica e inquietante costruzione, sperduta in un angolo del Galles, dove la natura rigogliosa e imperante non ci hai mai aiutato a sentirci a nostro agio. Con Maid of Sker non imbracceremo armi, ma dovremo utilizzare soltanto il nostro ingegno per sopravvivere e sfuggire ai Quiet Men, uomini che hanno compensato la perdita della vista con un udito estremamente sviluppato.
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Non fate rumore
Da questo punto di vista i villain non offrono alla trama nulla di originale in termini di confronto con un nuovo cattivo. Se pensiamo ai titoli più famosi, come quelli della saga di The Last of Us, il panorama gaming è strapieno di malvagi che generano inquietudine nei videogiocatori proprio perché ciechi. L’esperienza di gameplay raggiunge comunque un elevato livello di tensione, arricchita dalla necessità di trattenere il fiato nelle fasi più delicate, quando ogni minimo rumore potrebbe scatenare un’orda contro di noi. In quel caso le opzioni non sono molte: o si riesce a scappare, oppure è finita.
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Come in ogni horror che si rispetti l’inventario di oggetti che ci porteremo in tasca è limitato e va guadagnato sul terreno. Per curarsi troveremo pozioni e per distrarre i nemici, governati da un’AI non sempre irresistibile, tutto è in mano al nostro ingegno. Interessante la modalità con cui è spesso richiesto di risolvere gli enigmi: essendo Thomas un musicista dovrà utilizzare la sua abilità nel ricreare melodie utilizzando stratagemmi differenti. Sul comparto audio, forse di più che su quello grafico, la software house è riuscita in un’opera convincente e matura, che sa mantenere sempre alta la tensione. Il videogioco, per concludere, si completa in meno di dieci ore, lasciando qualcosa a desiderare per alcuni tornanti abbastanza prevedibili nella trama.